Il premier Conte in vacanza in Puglia: «Con i fondi europei, porteremo treni veloci e banda larga al Sud»

Il premier Conte in vacanza in Puglia: «Con i fondi europei, porteremo treni veloci e banda larga al Sud»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Lunedì 10 Agosto 2020, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 17:40
Sempre più politico, disinibito sotto i riflettori e ammiccante (lato pubblico), ma del resto si sa: è da tempo un crescendo ben cadenzato negli anni, nelle tappe, che presto culminerà in un partito, in una leadership, in una scalata e via ipotizzando. E però, le ferite e le ammaccature della pandemia da coronavirus appaiono ben visibili sulla corazza di Giuseppe Conte. Più volte, ospite per il terzo anno consecutivo a Ceglie della kermesse La piazza organizzata da Affari italiani, il premier snocciola il lessico della «responsabilità», della «prudenza», della «trasparenza», della «condivisione», della «consapevolezza e della coscienza», tanto del governo quanto degli stessi cittadini, al punto da enfatizzare a più riprese il «modello italiano», «apprezzato a livello internazionale».

Contrasto alle mafie, il presidente del Consiglio Conte a Cerignola. In Puglia anche Morra e Azzolina

La sconquassante pandemia da coronavirus è il fil rouge che innerva tutta l'intervista, un tambureggiante incalzare di domande di Angelo Maria Perrino - direttore di Affari italiani: il bilancio di quel che è stato, le polemiche vibranti su lockdown e verbali del Cts, gli scenari socio-sanitari ed economici, il contorno di referendum («voterò sì al taglio dei parlamentari»), riforme, dossier migranti. E poi il consueto pacchetto Mezzogiorno, in voga nel dibattito pubblico di questi giorni: «Il piano di rilancio» finanziato con le risorse europee del Recovery fund permetterà di «puntare molto sul potenziamento ferroviario del Sud», «miglioreremo tanto il piano infrastrutturale». Non solo, Conte alza il tiro lì dove si rischia tanto: «Non posso dire che faremo il ponte sullo Stretto, non ci sono i presupposti. Dobbiamo prima realizzare l'alta velocità di rete in tutta la Calabria e poi in Sicilia, ma dobbiamo porci il problema di questo collegamento. Ci sono miracoli di ingegneria, ne abbiamo realizzato uno a Genova. È un ponte bellissimo. Sullo Stretto, dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria. Una struttura ecosostenibile, leggera, che tuteli l'ambiente, anche sottomarina».

Poi c'è la promessa, l'altra, anche questa grazie al Recovery fund: «Dobbiamo portare la banda ultralarga in tutto il Paese. Vero, è stato annunciato in passato. Ma è uno dei dossier a cui mi sono dedicato con maggiore attenzione nelle ultime settimane. Troverà spazio nel piano di rilancio. Finora non ha funzionato perché occorre la rete unica: stiamo coinvolgendo tutti gli operatori per realizzare il progetto in qualche anno, siamo determinati, confido che le trattative si traducano entro fine mese in un percorso». Più in generale, il Recovery fund è «una grande opportunità storica»: «Nessun governo prima del mio ha avuto 209 miliardi dall'Ue. Dobbiamo essere responsabili, e sorprendere l'Europa con un piano di investimenti e riforme strutturali, correre più di altri Paesi». «E i dati Istat segnalano una ripresa più significativa di quella attesa, comparativamente migliore di Germania, Francia, Spagna».

Il decreto agosto, anche questo sbandierato ieri con non poca enfasi da Conte, prevede la decontribuzione del lavoro al 30% per tutte le aziende del Sud. Il messaggio è chiaro: «Pensare di concentrarsi solo al Mezzogiorno trascurando il Centro-Nord sarebbe folle. Ma lavorare con misure omogenee e non rendersi conto del conclamato deficit strutturale di produttività del Sud e del fatto che con un contesto infrastrutturale meno sviluppato gli stessi investimenti non danno stessi rendimenti, vuol dire essere miopi»; e «ora abbiamo il coraggio di mettere in campo misure mai realizzate», e in tal senso «la decontribuzione, che vogliamo strutturare e ci confronteremo con la massima determinazione in Ue, la ridurremo man mano che si ridurrà il deficit di produttività». Incursione, anche, sul tema dello Stato imprenditore (si veda alla voce ex Ilva): «In una situazione come quella attuale, mettersi a ragionare con schemi precostituiti non ha senso. Non si tratta di scegliere un approccio o uno schema ideologico. Siamo in una grave recessione e dobbiamo usare tutti gli strumenti a disposizione per sostenere le imprese, anche facendo intervenire lo Stato soprattutto quando sono asset strategici».

È la terza volta del premier nella cittadina messapica, sempre scortato dal portavoce (cegliese: no, non è un caso) Rocco Casalino. Nel 2018, alle prime e un po' spuntate armi politiche, era il Conte della ritrosia, del tecnicismo, l'avvocato del popolo. Lo scorso anno sembrava avesse ormai assaporato sintassi, riti e piccole nevrosi della politica. Sensazione confermata senza filtri ieri sera, con tanto di pause studiate per raccogliere gli altalenanti applausi. Off limits, o quasi, il terreno delle elezioni regionali: in Puglia non s'è celebrata l'alleanza giallorossa, e proprio la Puglia sarà l'ago della bilancia alle regionali di settembre. Imbarazzo non da poco, il mancato matrimonio Pd-M5s preclude al premier la possibilità di far campagna nella sua regione. Un nemmeno troppo velato riferimento però c'è nel gioco finale: «Con chi andrei a cena tra Crimi e Zingaretti? Porterei entrambi, abbiamo molto di cui parlare, anche sulla prospettiva delle regionali...».

I toni in avvio erano stati però gravi. Nessun «bilancio» o «traguardo» sulla pandemia, perché è ancora in corso. Le «valutazioni degli esperti» sempre alla base delle decisioni nei mesi più drammatici, «non mi sono mai divertito, ve lo posso assicurare, i decreti li abbiamo adottati quando erano necessari», e la «condivisione con i governatori». Ad esempio: «Con il concorso di tutti i presidenti abbiamo ritenuto prioritario mettere in sicurezza il Sud e perciò tutto il Paese, perché affrontare contemporaneamente la situazione pandemica drammatica al Nord e al Sud» non sarebbe stato possibile, ammettendo che la sanità meridionale «ha tempi di valutazione e risposta spesso meno efficaci». È una risposta, anche, alle polemiche sul lockdown generalizzato. Accenni anche al rilancio della sanità, pure in questo caso pescando dal Recovery fund: «Il nostro sistema è efficiente, per certi versi eccellente se comparato ad altri. Ma non era predisposto alla pandemia, ha rivelato delle criticità. Abbiamo dovuto assumere circa 30mila medici e operatori, investito risorse pari a quelle degli ultimi 5 anni. Dobbiamo migliorare la risposta della medicina del territorio e di base, che deve dialogare con quella ospedaliera», intervenendo anche sull'edilizia sanitaria «migliorando alcune strutture».
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