​Antonio Conte in Unisalento: «Sono stato due volte a vedere gli allenamenti del Lecce di D'Aversa. All'Inter portai una psicologa»

Si racconta, parla a cuore aperto, da professore, in Università del Salento, ospite del corso di Laurea in Scienze Motorie e dello Sport

Antonio Conte in Unisalento: «Sono stato due volte a vedere gli allenamenti del Lecce di D'Aversa. All'Inter portai uno psicologo»
​​Antonio Conte in Unisalento: «Sono stato due volte a vedere gli allenamenti del Lecce di D'Aversa. All'Inter portai uno psicologo»
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 24 Novembre 2023, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 23:13

L’altro Antonio Conte. Si racconta, parla a cuore aperto, da professore, in Università del Salento, ospite del corso di Laurea in Scienze Motorie e dello Sport, per la cattedra di Medicina interna, dello sport e primo soccorso, di Peppino Palaia, un’istituzione nella storia giallorossa. Se non avesse fatto il calciatore avrebbe scelto la via dell’insegnamento, confessa. “Che poi è un po’ come fare l’allenatore”.

Svela un retroscena nel dialogo con il giornalista Giuseppe Calvi: “Ho visto due allenamenti del Lecce di D’Aversa”. “Lui è un mio amico e sta facendo benissimo, ha tanto entusiasmo, ha voglia di fare bene ed è preparato.

Ho visto a Lecce un buon gruppo e la voglia di lavorare nella direzione giusta. Era stato a vedere qualche allenamento al Tottenham ed è stato un piacere ricambiare”.

Nel corso dell'evento sono intervenuti anche Luigi Melica, direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche, la presidente Lorena Capobianco (era assente per un altro impegno Attilio Pisanò), Stefano Polidori e Nicola Grasso.

La laurea e il passato

È laureato in Scienze Motorie. “Ho dovuto trovare grande disciplina, studiare, continuare a studiare fino alla laurea, per coltivare la mia passione. Ho voluto continuare a studiare anche quando giocavo nella Juventus”. Ricorda gli allenatori, da papà Cosimino, presente in aula con tutta la famiglia, a quelli del settore giovanile del Lecce, indimenticabili.

E poi tutti gli altri: “Fascetti e Mazzone (in aula scatta l’applauso, ndr) mi hanno insegnato il bastone e la carota. Senza Trapattoni probabilmente non sarei rimasto per 13 anni nella Juventus. Sono arrivato nel 1991 da Lecce, dove giocavo nella squadra della mia città, per cui tifavo. All’esordio con la Juventus, in un’amichevole contro il Monaco, abbiamo perso 1-0 per colpa mia, per un retropassaggio sbagliato a Tacconi. Il primo anno a Torino fu veramente difficile. Dopo quell’errore, incontrai per caso Trapattoni. E mi chiese: ma stai ancora pensando a quello sbaglio?”. “Per me Torino – racconta – era fuori dalla zona di comfort. Mi dicevo: ma chi me l’ha fatta fare? E invece sono stato anche capitano della Juve. Nella vita è importante non mollare”.

La vita privata

“A casa leader? Se non mi fanno arrabbiare, non sono io il leader, anche perché mia moglie ha un rapporto molto stretto con mia figlia. Se vedo che non c’è condivisione, invece, entro a gamba tesa”, dice con un sorriso l’ex tecnico di Juventus e Nazionale. Non utilizza un mental coach, ma nello staff, se può, inserisce “una psicologa. Ad esempio, all’Inter è stato così. È una figura importante, oggi è presente anche nelle più grandi aziende”. Per ora è fermo (“Almeno fino a luglio la mia famiglia dovrà sopportarmi”), glissa quando un tifoso gli chiede se tornerà alla Juventus e ne approfitta per “continuare a studiare, sempre”. La settimana scorsa durante le Atp Finals di Torino ha conosciuto Novak Djokovic. “Ho voluto incontrarlo perché avevo visto un paio di partite contro Alcaraz, e mi aveva colpito. Sono stato felice di poterlo conoscere, è una persona straordinaria, anche per il modo di intendere lo sport”.

Al termine dell'incontro Conte è stato premiato da Emanuela Ingusci, referente progetto di Ateneo “Soft & Life Skills”.

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