Mascherine e distanziamento, discoteche sul piede di guerra: «Così rischiamo di chiudere»

Mascherine e distanziamento, discoteche sul piede di guerra: «Così rischiamo di chiudere»
di Francesco DE PASCALIS
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Giovedì 10 Giugno 2021, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 15:53

Fronte unico dei gestori delle discoteche salentine contro i rigidi protocolli sulla riapertura dei locali da ballo. Al centro di feroci polemiche e stroncature le indiscrezioni emerse martedì sera dopo l’incontro al ministero della Salute tra i rappresentanti dei gestori dei locali notturni - in testa il Silb-Fipe rappresentato dal salentino Maurizio Pasca - e il sottosegretario alla salute Andrea Costa.

La proposta: un nuovo vademecum

In sede di confronto si è proposto di stilare un nuovo vademecum per la riapertura ma controllata di discoteche e club all’aperto a partire dal 1 luglio, con ingresso consentito soltanto a tre categorie di persone: vaccinati, guariti o a chi possa esibire l’esito negativo di un tampone eseguito nelle ultime 36 ore. Con il green pass, in altre parole. Protocollo in fase di definizione da parte del Silb-Fipe e degli stessi gestori dei locali notturni che dovrebbe essere posto all’attenzione del Cts già nelle prossime ore. Per parte sua, il titolare del dicastero della Salute Roberto Speranza sembrerebbe intenzionato a tirare dritto invece su mascherina obbligatoria, distanziamento e capienza ridotta. Ecco perché ora è fondamentale un punto di caduta. 

I GESTORI
Intanto in Puglia e nel Salento titolari e gestori dei più rinomati club - dal “Riobò” di Lido Conchiglie alla “Praja” di Baia Verde a Gallipoli al “Vega” di Punta della Suina - sono sul piede di guerra. Protesta condivisa anche dai gestori di “Guendalina” e “Arena Pirex” di Santa Cesarea e di “Isola Beach” di Porto Cesareo. «Ci sentiamo ingiustamente penalizzati, tanto più perché l’ordinanza di Speranza oggi in vigore, autorizza in zona bianca le feste private, senza nessun limite di invitati, ma solo con green pass obbligatorio – entra nel merito Paolo Pastore del “Riobò” -. Pur comprendendo che sarà questione di tempo, riteniamo che proporre un ingresso in disco con mascherina e distanziamento sia assurdo. Così facendo a nostro avviso, si continua a perpetrare un danno economico divenuto davvero eccessivo per il nostro settore, chiuso ininterrottamente da quasi un anno e vicino al collasso. Difficile con questi presupposti - conclude - poter pensare a costose programmazioni per l’estate, programmi che aumenterebbero gli impegni a fronte di una precaria situazione economica finanziaria del settore e dell’indotto». 
Laconico il giudizio di David Cicchella di “Vega discoteque” l’ultimo club nato nel Salento. «Se è vero che ci sarà il green pass a fare da selettore, non condivido ulteriori e futili costrizioni ad ostacolare quella che è già una illusione di apparente libertà, anche per respirare il caldo torrido dell’estate – sostiene -. In quanto alla programmazione è difficile in effetti definirla tale, anche perché non esiste alcun dato certo in fatto di date reali che ci permettano di stabilire alcuni punti fermi. Quel che è invece chiaro a oggi sono le prenotazioni e la meta scelta, ancora una volta, Gallipoli. Per cui Vega, se si riaprirà punterà a garantire eventi sette giorni su sette». 
Ma sulla questione torna a intervenire anche Pierpaolo Paradiso, amministratore della “Praja” di Baia Verde a Gallipoli. «L’indiscrezione trapelata sull’uso delle mascherine e del distanziamento sociale all’interno delle disco è senza dubbio inapplicabile. Per noi va benissimo il passaporto sanitario ma se restassero obbligatorie mascherine e distanziamento sarebbe una follia. Qualora passasse questa linea saremo destinati a fallire tutti - afferma Paradiso -. Le sale da ballo non riaprirebbero per questa estate con un danno enorme per la sopravvivenza dei club e di chi con essi lavora. Discorso a parte merita la programmazione – conclude- e noi come sempre su questo aspetto siamo già la lavoro. Tanti gli ospiti già opzionati e che potrebbero animare il Praja e i locali con cui collaboriamo: da Bob Sinclar a Gianluca Vacchi da CapoPlaza a Ghali, e poi Benassi, Elettra Lamborghini, Jimmy Sax, Amantea, Dardust, Rocco Hunt, Anamena, la Deejay Time e Gabry Ponte tanto per fare qualche esempio. Personaggi capaci di attirare tantissimi turisti». 
Anche sull’adriatico dalle parte di “Guendalina” e “Arena Pirex” a Santa Cesarea Terme, lo storico gestore Vincent De Robertis prende posizione. «Collaboro per la programmazione artistica con i club più importanti del Salento come la Praja, il Riobo ed il Blubay di Castro e senza mezzi termini non sono assolutamente d’accordo all’obbligo della mascherina e alla distanza di sicurezza nelle discoteche, nelle quali si dovrebbe accedere con green pass o tampone - spiega -. Non vedo mascherine in nessun posto all’aperto, non vedo nessun distanziamento in piazze, spiagge, centri storici. Vedo invece migliaia di persone aggregarsi. Non c’è quindi a mio avviso, ne logica ne motivazione scientifica alla base di questa proposta - rincara -. La nostra proposta è quella di far ballare i nostri clienti solo se sono vaccinati o con tampone negativo o se hanno già contratto il Covid». Idee chiare sulla programmazione. «Abbiamo programmato ospitate di artisti e star internazionali per far si che giungano in Salento turisti da tutta Europa. La discoteca - conclude De Robertis - è una risorsa per il turismo». 
«È assolutamente illogico immaginare una discoteca, luogo in cui si ricerca socialità e divertimento, con distanziamento e mascherine -afferma Pierpaolo Panarese, amministratore unico di “Isola Beach”a Porto Cesareo -.

Una proposta inattuabile sia da un punto di vista pratico sia organizzativo e di sicurezza. Credo che i giovani con queste condizioni, possano cercare il divertimento altrove, organizzando feste in casa o addirittura party clandestini, con ovvie conseguenze». Poi la chiosa. «Siamo il settore più toccato dalla pandemia, abbiamo ricevuto pochissimi aiuti e pochi immaginano che dietro una stagione estiva, ci sia una programmazione di mesi e mesi, per portare importanti artisti (dj e non solo) con contratti firmati con molti mesi di anticipo. Abbiamo bisogno tutti di tornare a vivere, rispettando le norme - conclude Panarese - anche chi con le discoteche ci lavora».

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