La guerra, il clima e la crisi economica: tutte le paure percepite dagli abitanti del Sud. Il rapporto Censis: «Un Paese sonnambulo»

Ma l'Istituto premia Bari: pochi abitanti persi e boom occupazionale

La guerra, il clima e la crisi economica: tutte le paure percepite dagli abitanti del Sud. Il rapporto Censis: «Un Paese sonnambulo»
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 2 Dicembre 2023, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 09:18

Spaventati per l’emergenza climatica, per la guerra in Ucraina e per la situazione in Medioriente, sonnambuli perché incapaci di leggere quello che accade o nella migliore delle ipotesi non in grado di agire. Gli italiani secondo l’ultimo rapporto del Censis - che ogni anno il primo giorno di dicembre pubblica un report che fa la fotografia al Paese - sono così. E saranno sempre meno, ora che il calo demografico - ormai da qualche anno - è diventato un’emergenza anche nel Mezzogiorno. L’Istituto non sottolinea le grandi differenze territoriali che pure sono evidenti, traccia un bilancio - quantomeno preoccupante, a voler essere ottimisti - di come l’Italia stia vivendo gli anni post-covid, ma è chiaro che determinate crisi, da quella demografica a quella economica, avranno un impatto ancor più pesante sul Sud e sulla Puglia, perché anello debole di un Paese che già di per sé è in difficoltà. 
«La società italiana sembra affetta da sonnambulismo - si legge nell’introduzione del rapporto -, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti. Nel 2050 l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti (come se le due più grandi città, Roma e Milano insieme, scomparissero). La flessione demografica sarà il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni (in particolare, -3,7 milioni con meno di 35 anni) e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone con 65 anni e oltre (in particolare, +1,6 milioni con 85 anni e oltre)». «Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti, sembrano rimossi dall'agenda collettiva del paese, o comunque sottovalutati, benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema», aggiunge il Censis. Tra questi il calo demografico. Secondo le proiezioni i residenti sotto i 34 anni, che oggi rappresentano il 32% saranno quasi quattro milioni in meno nel 2050, quando "peseranno" il 28%. E soprattutto oggi uno su tre ha almeno 65 anni, tra 27 anni, gli over 65 saranno il 34% della popolazione. L'Italia invecchia mentre - anche per via delle tante paure e della crisi economica come fattore quasi storicizzato - nascono sempre meno bimbi. Sempre più anziani e sempre più soli. Le coppie con figli diminuiranno fino a rappresentare nel 2040 solo il 25,8% del totale, mentre le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37,0% del totale).

Di queste, quelle costituite da anziani diventeranno nel 2040 quasi il 60% (5,6 milioni). 

Come va al Sud?

Lo scenario nazionale è già di per sé allarmante ma il Sud? Qui va persino peggio. Intanto perché la depressione demografica è ormai un carattere sociale che ha investito tutto il Paese, con l'aggravante di una mobilità interna che non frena. I giovani del Sud vanno al Nord o all'estero, quelli del Nord vanno all'estero e basta. Il Mezzogiorno si impoverisce persino più in fretta rispetto al resto dell'Italia. E non è un caso che - come testimonia il Censis - i residenti al Sud soffrono di più un'incertezza emotiva ormai generalizzata. «Agli sforzi raziocinanti di comprensione dei fenomeni e di confronto su ipotesi alternative per favorire la ricerca condivisa di soluzioni praticabili, si sostituisce la proiezione nel prisma dell’eccesso emotivo, che sollecita reazioni paradossali. Così trovano terreno fertile fughe millenaristiche, paure amplificate, l’improbabile e il verosimile», spiega l'Istituto. Il 75% dei residenti al Sud è preoccupato dal fatto che "i rischi ambientali, demografici, connessi alla guerra provocheranno il collasso della nostra società, con povertà diffusa e violenza", mentre al Nord la stessa quota si ferma al 67%. In tre su quattro, inoltre, hanno paura di una "crisi economica e sociale molto grave" dovuta ai problemi strutturali irrisolti del Paese. E ancora nel Mezzogiorno l'eccessivo debito pubblico preoccupa il 58% delle persone, secondo cui ci sarà "un collasso finanziario". Gli effetti delle guerre e delle catastrofi naturali preoccupano anche la gran parte degli anziani: 82 over 65 su 100 è convinto che il clima sarà "impazzito, incontrollabile, ostile". I giovani, invece, non hanno fiducia nella globalizzazione.
Gli italiani, secondo il Censis, sono sempre più soli e spaventati, ma ci sono anche delle realtà che funzionano. Bari, ad esempio, in vent'anni ha mantenuto invariato il saldo demografico: ha perso lo 0,2% degli abitanti ed è la migliore grande città del Sud per questo dato. E tra i dieci comuni più popolosi d'Italia il capoluogo pugliese è quello che ha avuto il miglior balzo in avanti nella variazione percentuale degli occupati (+2,9%). Sembra un'analisi già vista a più riprese negli ultimi mesi: i giovani scappano soprattutto dalle piccole cittadine di provincia, ma nelle città metropolitane restano. In un rapporto ricco di spunti per il futuro del Paese, un modello di resilienza. 
 

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