Cassa integrazione, i ritardi della vergogna: 123mila beneficiari, pagato solo il 7,9%. I sindacati: «Persone alla fame»​

Cassa integrazione, i ritardi della vergogna: 123mila beneficiari, pagato solo il 7,9%. I sindacati: «Persone alla fame»
di Pierpaolo SPADA
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Venerdì 8 Maggio 2020, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 12:33
Anche la seconda tranche di cassa integrazione in deroga sta per esaurirsi, in Puglia come nel resto d'Italia. Non a caso la trattativa per la terza tranche è ripartita ieri tra Regioni e ministero del Lavoro, che, intanto, si è già impegnata a costituire subito un gruppo di lavoro tecnico per accelerare i tempi di pagamento. Le rassicurazioni sulla disponibilità di risorse ci sono. Manca l'ufficialità.

Il ministro Nunzia Catalfo ieri ha incontrato in videoconferenza tutti gli assessori al Lavoro delle Regioni italiane, anche alla presenza del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. Stando all'ultimo accordo (dell'8 aprile), alla Puglia spetterebbe ancora una quota residuale - circa 50 milioni di euro - dello stanziamento complessivo iniziale (273 milioni di euro): 226 milioni di euro, infatti, sono stati già erogati all'ente con le due prime tranche di 106 e 120 milioni di euro. E potrebbe non essere l'ultima. Il flusso di domande è, infatti, ancora molto intenso e il governo ha già promesso nuova cassa nel decreto maggio. Insomma, sulla carta i soldi ci sarebbero già e dovrebbero anche bastare a soddisfare l'ampia platea di richiedenti. Il problema sempre più pressante, si diceva, sono, però, i tempi di pagamento, ancora troppo lenti a fronte di un'esigenza divenuta ormai drammatica. La questione sintetizza, da un lato, la rapidità con cui le Regioni istruiscono e autorizzano (decretano) le istanze e, dall'altra, la celerità con cui l'Inps, a sua volta, approva e procede all'erogazione.

Le proteste fin qui esplose in tutta Italia dimostrano che il risultato non è quello atteso. E le cause sono tante. Procedure in testa: lo stesso ministro ha già deciso di snellirle, attraverso la cancellazione della consultazione sindacale. I numeri inquietano. L'ultimo dato pugliese è del 2 maggio: 36.216 istanze pervenute, per 123.554 lavoratori, 18,8 milioni di ore e 154,5 milioni di euro. Il quadro che offre Inps rispetto ai pagamenti è molto più contenuto. Rivela (con espressa riserva rispetto alla possibilità variazione del dato, in continua evoluzione) che, al 5 maggio, le domande decretate dalla Regione Puglia sono 7.095, di cui 5.022 autorizzate e 2.868 pagate, in favore di 6.174 beneficiari. Se, dunque, le istanze pervenute alla Regione sono più di 36mila e quelle pagate dall'Inps sono 2.868, vuol dire che solo il 7,9% delle istanze è stato liquidato con pagamento. E considerato che la trasmissione delle domande decretate dalla Regione all'Inps è stata avviata il 6 aprile, il trend non può definirsi sostenuto.

D'altra parte, è lo stesso che si registra a livello nazionale: 277.598 domande decretate dalle Regioni di cui 163.974 autorizzate e 46.137 pagate in favore di 97.017 beneficiari (fonte Inps). Ministero e Regioni ne hanno discusso molto ieri. Il gruppo di lavoro che il ministro Catalfo intenderebbe costituire dovrebbe essere formato da rappresentanti di ministero, Regioni e Inps, con l'obiettivo di «addivenire a specifiche soluzioni che migliorino i processi, modificando laddove necessario le norme vigenti».

Per quanto riguarda la Puglia, l'assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, sul punto, era già intervenuto due settimane fa, spiegando che l'ente avrebbe irrobustito la struttura delegata allo svolgimento delle istruttorie al fine di velocizzare il trend di lavorazione pratiche al ritmo di 2mila al giorno. Non c'è, dunque, che attendere, per un verso, che il ministero dia seguito all'impegno assunto e, per l'altro, che la Regione esprima la performance annunciato nel minor tempo possibile. A Bari e Lecce la domanda s'intensifica. E il sindacato alza la voce. FailmsCisal Lecce, per voce del segretario Fernando Vergine, chiede conto al ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, delle «procedure che stanno generando la disperazione di tante persone, nonchè delle discriminazioni nell'erogazione del bonus da 600 euro. Le persone - dice - sono alla fame».
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