Bradanico-Salentina: quei 90 chilometri fra paesi e pericoli. Il video racconto

Bradanico-Salentina: quei 90 chilometri fra paesi e pericoli. Il video racconto
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 6 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 11:47

«Nel 2000 le auto voleranno». Chissà cosa penserebbe oggi chi negli anni '50 ci credeva per davvero. Gennaio 2024, ma quali auto volanti? In Puglia per andare da Lecce a Taranto – e viceversa – servono quasi due ore per 88,5 chilometri. Altro che Futurama, previsioni di autostrade in cielo o Shinkansen, i treni a 330 chilometri all'ora in Giappone: la Bradanico-Salentina, la strada che collega i due capoluoghi di provincia, è la stessa, o quasi, di cinquant'anni fa. Due centri nevralgici della Puglia del Sud collegati a fatica. L'alternativa è passare per Brindisi, allungando in maniera notevole (circa 25 km) il percorso e quindi il dispendio di carburante, ma risparmiando sul tempo. Quella soluzione, però, non serve i paesi che sono sul tracciato attuale. O inventare un'altra soluzione di fortuna, che viene persino consigliata da Google Maps: passare per San Pancrazio e Mesagne, ad esempio, con una sorta di zig zag che in altri casi sarebbe ritenuto una follia. 

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Il collegamento


Il tema di fondo, che il 29 gennaio verrà affrontato nella Conferenza dei Servizi dell'Anas a Bari, è la mancanza di una strada a scorrimento veloce che collega Lecce a Taranto. Eppure i pendolari sono tanti: universitari e lavoratori che quotidianamente fanno la spola. E con quanta fatica. Il viaggio, oggi, è un'odissea. La strada più corta, quella che abbiamo percorso in una mattina di questa settimana, con il notevole traffico di auto, pullman e furgoncini, attraversa nove paesi, tre province, una decina di supermercati, altrettanti semafori, rallentamenti e peripezie varie. La media è di quaranta chilometri all'ora. E quando arriva quell'unico tratto del progetto definitivo della Bradanico-Salentina già realizzato, la strada a quattro corsie tra Manduria e San Pancrazio, somiglia tanto all'eldorado.

Il viaggio

Partenza da Lecce, ore 12. Via Taranto è affollata dai ragazzi, nonostante l'Unisalento sia chiusa per le festività natalizie. Via Taranto è quasi uno status mentale nel capoluogo salentino. Ma è anche un'indicazione stradale chiara: da qui si arriva a Taranto. Dopo due ore, ma va bene lo stesso o almeno così ci si augura. Dall'altra parte, del resto, a San Giorgio Ionico spunta via Lecce. Opposti di un percorso che finisce così come inizia: tra traffico, semafori, ostacoli vari. Il primo tratto dal Salento verso la città dei due mari è piuttosto lento. Arrivati a Campi Salentina colpisce la pista ciclabile già dalla zona industriale. Paradosso della mobilità sostenibile 2.0: dalla periferia al centro di un paese si può arrivare in bici, come se questa fosse l'Olanda. E invece è il Sud del Sud, dove non solo non arriva l'Autostrada ma non è neppure presente una statale a scorrimento veloce. All'ingresso di Campi un'altra consuetudine di una strada ai cui bordi brulica la vita dei paesini che attraversa: un grosso supermercato, con ampio parcheggio e offerte in vista dalla Statale. I comuni che sono attraversati dall'attuale percorso della Lecce-Taranto hanno visto nascere ai lati della strada attività commerciali, negozi, persino – come a Campi – venditori ambulanti che sono diventati habituè. È una vecchia legge della natura: ci si adatta a quello che non si riesce a cambiare. Tanto che oggi con una delle varianti al vaglio dell'Anas i comuni perderebbero quel flusso di auto e persone che quotidianamente fa circolare anche l'economia. Un'altra regola vecchia come il mondo. 

Il progetto

Ma l'infrastruttura che qui è attesa da cinquant'anni, da quando cioè per la prima volta si parlò di un progetto che collegasse Matera (da cui il nome Bradanico, dal fiume Bradano), Taranto e Lecce, sarebbe una svolta per tutti i pendolari, anche per chi si muove in bus. Dei treni, del resto, è meglio non parlarne. La storia della SS7Ter è un susseguirsi di finanziamenti, ritardi, finanziamenti e ritardi. Fino ad oggi, gennaio 2024. E la situazione è la stessa, desolante. Con l’aggiunta che sembra svanito persino il sogno del collegamento diretto, se nel Tarantino è stato finanziato il solo tratto San Marzano-Manduria (con ammodernamento dell’esistente) e stralciato quello che avrebbe congiunto Grottaglie al centro arbereshe.
Desolante come la prima coda che si affronta a Campi, su un vialone alberato con i semafori. E poi un cantiere nei pressi di una rotonda. Prossima tappa: Guagnano.

Ed è lo stesso paesaggio. Non in senso bucolico, perché gli ulivi colpiti da Xylella che ormai tristemente sono nel dna di questi luoghi arrivano più in là. Il paesaggio è segnato da traffico, una coda di auto all'ingresso del paese, ancora traffico, una parte di strada senza parcheggio e con qualche furbetto che fermandosi al volo congestiona il via vai. Anche qui, supermercati piuttosto comodi. Da Taranto a Lecce servono un paio d'ore, ma in due ore e venti minuti porti a casa anche la spesa. E i prezzi sono buoni. Consolazione per viaggiatori sconsolati.

Il percorso


A San Pancrazio un posto di blocco dei carabinieri dà il benvenuto. Nella piazza centrale del paese c'è un funerale: la circolazione va in tilt per circa 800 metri. In coda si può osservare un'altra attività commerciale nata sulla statale: paninazzi con la carne a 5 euro. Ecco, non ci si annoia almeno. Superata anche la piccola quota del Brindisino, si arriva a Taranto. E il primo tratto è una meravigliosa illusione, l'oasi nel deserto: una superstrada vera, l'unico tratto della Bradanico-Salentina già pronto. Si procede a novanta chilometri all'ora, il traffico non c'è perché è diluito. Attorno la terra rossa, gli ulivi, poco altro. La strada, però, si ferma a Manduria. E ricomincia l'odissea: la circonvallazione funziona ma è lunga, si cade nella coda. Attorno un parco archeologico, le cantine che producono il famoso primitivo. Queste salutano anche l'ingresso a Sava, pochi chilometri di distanza. Nel mezzo anche ristoranti di lusso, per matrimoni e cerimonie varie. A Sava ricomincia il giro: supermercati di livello, semafori, parchetti. Sulla strada anche un ex macello, riconvertito in contenitore culturale. E poi Fragagnano, che con due rotonde e i soliti bar e ristorantini si supera in volata. Qui il traffico diminuisce ma è solo il senso di un paesino di provincia che alle 13.30 vive la “controra” tipica della periferia del Sud. A Monteparano l'ingresso è salutato, invece, da un autovelox: limite 50 chilometri all'ora. Monteparano è il secondo Comune in Puglia per rendita pro-capite dalle sanzioni della polizia locale. “Qui giacono migliaia di punti della patente di svariati pendolari”. Il cartello, ovviamente, non c'è. Superato il paesino nel Tarantino, con vista sul castello, anche all'uscita c'è un autovelox, ma potrebbe essere spento. E da qui si arriva, passando nel mezzo della Carosino-Roccaforzata, a San Giorgio Ionico. Via Lecce, pizzerie, bar, un ottico. Anche nel Tarantino è evidente che ai bordi della strada brulica la vita. Ai più nostalgici verrà in mente la storiella degli antichi egizi e del Nilo. 
Da San Giorgio, finalmente, Taranto. Quasi due ore dopo. L'ingresso in città dall'ex Auchan vede un altro autovelox, ben segnalato e visibile. Ed è la fine di un viaggio che pendolari e studenti universitari, soprattutto tarantini, fanno ogni giorno. Un'odissea. L'alternativa, oggi, è passare per Brindisi, fare un tragitto interamente in Superstrada, che però non tocca quei paesi citati. 
Il 29 gennaio la conferenza dei servizi vedrà posizioni diverse tra sindaci e amministratori. Il territorio, intanto, chiede un'opera che è ferma da cinquant'anni. Per l’ultimo tratto sono tre le varianti proposte per il tratto che va da San Pancrazio Salentino fino a Lecce. E una parte, nel Tarantino, stracciata (con un’altra che già vede l’aggiudicazione dei lavori). Oggi, però, la strada resta una grande incompiuta. Alla fine di quell’unico segmento di Superstrada funzionante, in direzione Lecce, c’è un cartello in giallo: uscita obbligata. E si vede il cantiere, fermo lì da anni. Il viaggio non è solo lungo e faticoso, oltre che pericoloso per via dei continui rallentamenti. È una ferita in un territorio che non riesce a mettere in comunicazione due grandi città. L’idea del Grande Salento, qui, vede l’Eboli di Carlo Levi. Non si è fermato Cristo, ma lo sviluppo. E magari, tanto ha dovuto fare sosta, avrà fatto la spesa.

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