Balneari, il governo accelera sulle gare. I gestori chiedono tutele

Balneari, il governo accelera sulle gare. I gestori chiedono tutele
di Giuseppe MARTELLA
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Martedì 11 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:35

Gli “spifferi” sui presunti contatti tra Ue e governo Meloni soffiano anche sugli stabilimenti balneari di Puglia. Ci sarebbe infatti anche l’annosa questione delle concessioni dei litorali, comprese anche quelle pugliesi, sul tavolo delle trattative che parrebbero sempre più serrate tra l’Unione Europea e l’esecutivo di centrodestra. La posta in palio in cambio delle riforme e del rispetto della normativa dell’Europa sarebbe quella di avere maggiore flessibilità in tema di Pnrr e la possibilità di aprire un fronte nuovo sulle regole Patto di Stabilità, attorno al quale si potrebbe giocare una partita di rilevanza straordinaria. Una situazione in continuo divenire e dagli esiti per nulla scontati, mentre si avvicina sempre più la data fatidica del 20 aprile: la Corte di Giustizia Europea si pronuncerà, infatti, sulla messa a gare dei circa 15mila stabilimenti balneari attivi in Italia entro e non oltre la fine di quest’anno, così come richiesto dalla famigerata Direttiva Bolkestein che regola la concorrenza negli Stati della Ue. E le aspettative non sono di certo ottimistiche.

La proroga


La proroga voluta dal governo presieduto da Giorgia Meloni e inserita nel decreto Milleproroghe e che prevede un rinvio al 2025 della nuova gara di assegnazione degli stabilimenti dovrà vedersela con la preannunciata durezza dei giudici di Lussemburgo. A breve termine, ancora, arriverà il parere della Commissione Europea sull’argomento e anche in questo caso la linea sarebbe quello di bocciare l’esecutivo italiano su quanto deciso. Pnrr e gare per i balneari non sono situazioni strettamente legate tra loro. O forse sì. È questo il tempo, infatti, della fase più delicata delle trattative del governo Meloni sul Piano per la ripresa; quando si attende pure il verdetto sulla terza rata da 19 miliardi di euro in arrivo a fine aprile, Palazzo Chigi chiede flessibilità per rimodulare i capitoli di spesa. Uno scontro frontale con l’Unione Europea non aiuterebbe poi l’Italia nella delicata partita che si sta aprendo in Europa.

Campi difficili da attraversare e pieni di ostacoli sui quali si gioca una partita molto complessa. 


A seguire per l’Italia le varie fasi del match il ministro agli Affari esteri e al Pnrr, Raffaele Fitto per il quale, almeno a sentire i rumors più fragorosi, la fine del 2023 sarà il termine ultimo e utile per mettere a gara le concessioni balneari. Non possono dormire sonni tranquilli gli imprenditori balneari. «Non possiamo permetterci di correre dietro alle voci incontrollate di questi giorni – sottolinea Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sindacato italiano balneari – data la complessità della questione e l’importanza della posta in palio. In attesa che arrivino le prime novità sull’argomento, a partire dalla pronuncia della Corte di Giustizia Europea di martedì prossimo. Un primo momento utile a comprendere cosa potrebbe succedere nell’immediato futuro». Capacchione parte poi da un dato di fatto che pare scontato: «Giorgia Meloni già prima di ricevere l’incarico di guidare l’esecutivo ha sempre ribadito di volere fare gli interessi della categoria. Quella che ci riguarda è una vicenda annosa attorno alla quale sinora si sono rimpallate le responsabilità di sette governi che si sono susseguiti in quattro legislature. A noi tocca pagare lo scotto, ma il tempo delle decisioni è prossimo – conclude – poi starà a noi comprendere quali azioni proporre». 
Sguardo rivolto all’immediato futuro anche quello di Sandro Portaccio, proprietario di Lido Pizzo a Gallipoli, stabilimento balneare tra i più conosciuti di tutta la Puglia. «Aspettiamo quella che sarà la pronuncia della Corte di Giustizia Europea, anche se la convinzione è quella di trovarci di una fronte a una situazione surreale. Esiste una norma voluta dal governo Draghi che parla di nuova gara di assegnazione delle spiagge al primo gennaio 2024, mancano al momento i decreti attuativi. Si naviga a vista, non si comprende cosa e come potrà succedere, l’incertezza di noi imprenditori è massima, non sappiamo in che modo programmare la nostra attività».

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