Concessioni balneari, i giudici bocciano il Milleproroghe: «Va disapplicato». Gare nel 2024

La sentenza dell'1 marzo del Consiglio di Stato su un caso partito da Manduria. Stoccata al Tar di Lecce

Concessioni balneari, i giudici bocciano il Milleproroghe: «Va disapplicato». Gare nel 2024
di Paola ANCORA
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 21:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 10:24

Il Milleproroghe va disapplicato. Ed è illegittima qualsiasi proroga automatica sulle concessioni balneari, compresa quella fino al 31 dicembre 2024 prevista dal decreto licenziato dal Parlamento pochi giorni fa. È ancora una volta il Consiglio di Stato (CdS) a intervenire sulle concessioni balneari, che l’Europa da anni sollecita siano messe sul mercato. La sesta sezione del CdS con una sentenza del 1° marzo scorso (estensore Alessandro Maggio, presidente Sergio De Felice) si è pronunciata incidentalmente – ovvero a latere del ricorso principale – sulla recente proroga di un anno (allungabile per successivi 12 mesi fino al 2025) decisa dal centrodestra che guida il Paese e sulla quale è intervenuto anche, censurandola, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Cosa dice la sentenza

La sentenza riguarda il ricorso presentato dall’Agcm, cioè l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, contro il Comune di Manduria, in provincia di Taranto, difeso dall’avvocato Annalisa Di Giovanni. La Giunta comunale, nel novembre 2020, aveva stabilito la proroga delle concessioni balneari fino al 2033 come previsto da una legge del 2018. L’Agcm, ritenendo l’estensione al 2033 in contrasto con il diritto europeo, aveva prima diffidato diversi Comuni, poi – alla luce del mancato adeguamento ai rilievi sollevati – aveva trascinato il Comune di Manduria davanti al Tar di Lecce, che però gli ha dato torto. Da qui, con gli avvocati Marcello Cecchetti e Saverio Sticchi Damiani, l’appello dell’Autorità al Consiglio di Stato, che ha invece accolto le ragioni dell’Agcm. E nelle motivazioni dell’accoglimento, i giudici hanno citato ripetutamente la pronuncia dell’adunanza plenaria del novembre 2021 con la quale Palazzo Spada, sostenendo in pieno la posizione del Comune di Lecce, aveva dichiarato illegittima la proroga al 2033 e proibito qualsiasi ulteriore rinnovo automatico sulle concessioni balneari. 
Anche la sesta sezione del Consiglio di Stato, nel contenzioso fra Agcm e Comune di Manduria, ribadisce che «in base a ormai più che pacifici e consolidati principi in materia di rapporto tra normativa interna e normativa unionale autoesecutiva, in caso di contrasto tra le due deve darsi precedenza alla seconda, con conseguente necessità che tutte le autorità dello Stato membro, siano essi organi giurisdizionali o pubbliche amministrazioni, disapplichino la norma interna a favore di quella sovranazionale».

In particolare, sul rinvio delle gare al 2024 previsto dal Milleproroghe, il Consiglio di Stato chiarisce che «sulla base di quanto affermato dall’adunanza plenaria», «la nuova norma (…) che prevede la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime in essere, si pone in frontale contrasto» con la direttiva europea Bolkestein sulla concorrenza «e va conseguentemente disapplicata da qualunque organo dello Stato». Non solo. Il Consiglio di Stato “bacchetta” il Tar Lecce, sottolineando come «la questione controversa è stata già oggetto di interpretazione da parte della Corte di giustizia Ue e gli argomenti invocati per superare l’interpretazione già resa dal giudice europeo non appaiono idonei a indurre ragionevoli dubbi, come confermato anche dal fatto che i principi espressi dalla sentenza Promoimpresa (quella del 2016 contro la proroga al 2020, ndr) sono stati recepiti da tutta la giurisprudenza amministrativa nazionale sia di primo che di secondo grado, con l’unica isolata eccezione del Tar Lecce». 

La mappatura e il litorale “disponibile”

I giudici smentiscono poi la tesi – sostenuta dal centrodestra e dalle imprese balneari – secondo la quale, essendoci una vasta porzione di litorale ancora a disposizione, il comparto delle concessioni demaniali debba essere svincolato dalle direttive europee sulla leale concorrenza. «Nel settore delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative – continua ancora il Consiglio di Stato - le risorse naturali a disposizione di nuovi potenziali operatori economici sono scarse, in alcuni casi addirittura inesistenti, perché è stato già raggiunto – o si è molto vicini – il tetto massimo di aree suscettibile di essere date in concessione».

E nel caso specifico del litorale di Manduria, Palazzo Spada fa presente che, dal momento che «l’arenile concedibile per finalità turistico ricreative è di appena tre chilometri, di cui 500 metri già assegnati in concessione, deve ritenersi che nel detto Comune sia dimostrata la scarsità del bene di che trattasi». E dunque si debba procedere a mettere a gara le concessioni. Anche disapplicando il Milleproroghe, che per il Consiglio di Stato è, già oggi, carta straccia. 

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