Amina detenuta in Kazakistan, Tajani: "Attenti alle sue condizioni". Indagini sugli agenti per le torture. E spunta un nuovo biglietto

Amina detenuta in Kazakistan, Tajani: "Attenti alle sue condizioni". Indagini sugli agenti per le torture. E spunta un nuovo biglietto
di Giuseppe ANDRIANI
4 Minuti di Lettura
Martedì 31 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:25

«Dal momento in cui la nostra ambasciata ad Astana è stata informata del caso di Amina Milo, ho chiesto agli uffici competenti del Ministero degli Esteri di seguire la vicenda giudiziaria della nostra connazionale con il massimo impegno». Il ministro per gli Affari Esteri Antonio Tajani apre un faro sulle condizioni della 18enne detenuta in Kazakistan, che ha lamentato abusi fisici e psicologici. «L’ambasciata ad Astana e la Direzione generale degli italiani all’Estero stanno esaminando anche il tema delle sue condizioni fisiche, per garantire innanzitutto la sua incolumità personale. Ho chiesto di seguire tutte le fasi processuali e di far luce sull’inchiesta aperta dalla Procura speciale di Astana sui possibili abusi che la ragazza denuncia di aver subito», ha detto Tajani.

La situazione

Intanto ieri Alibek Sekerov, l’avvocato di Amina Milo Kalelkyzy, 18enne di nazionalità italiana, residente in Salento e attualmente detenuta dall’11 luglio in Kazakistan con l’accusa di traffico di droga, ha partecipato a un confronto con gli agenti che avrebbero rinchiuso per oltre due settimane la ragazza in una casa privata. Qui la 18enne avrebbe anche subìto violenze, secondo quanto ha raccontato. Già qualche giorno fa la Procura speciale di Astana aveva aperto un fascicolo e tre poliziotti (due uomini e una donna) sono ora accusati per abuso di potere e violenza. Durante l’incontro di ieri l’investigatore - facendo un paragone con il nostro sistema ha un ruolo simile a un Pubblico ministero - ha ammesso gli abusi della polizia e adesso il procedimento andrà avanti. «Abbiamo dimostrato che Amina ha subito delle violenze e che la procedura di detenzione è stata irregolare», ha commentato il legale. 
In parallelo, si svolge il processo nel quale invece Amina è accusata di spaccio di droga. Entro una settimana il Tribunale sarà chiamato a decidere la sorte della giovane, per cui il legale chiede quantomeno i domiciliari se non la scarcerazione completa. L’istanza di arresti domiciliari, però, è già stata respinta tre volte (in seguito a una di queste tre, la ragazza ha tentato il suicidio in preda alla disperazione). 
Ieri mattina la mamma, Assemgul Sapenova (in Italia da tutti conosciuta come Asia) ha incontrato la giovane, in un incontro lampo di 15 minuti, così come ogni giorno dal lunedì al venerdì. Amina è sembrata rinfrancata dalle tante testimonianze di solidarietà arrivate dall’Italia dopo gli articoli e i servizi tg. Ha consegnato un nuovo biglietto alla mamma, dopo quello nel quale qualche giorno fa chiedeva aiuto alla Farnesina. “Grazie mille Italia”, si legge nel foglio recapitato ieri alla madre, nel quale citava anche un’amica di famiglia e il suo miglior amico, Marco. L’ennesimo appello di una ragazza che si è sempre detta innocente e per cui anche le analisi del sangue hanno confermato il fatto che non ha utilizzato droghe. 
Il legale Sekerov racconta come nel corso del dibattimento di ieri (una sorta di incidente probatorio, per l’acquisizione di prove in fase dibattimentale) è stata chiesta una perizia psichiatrica su Amina, così da confermare le torture che avrebbe subito nel corso dei giorni trascorsi in una casa privata con gli agenti di polizia. La ragazza fu fermata ad Astana, dove era andata per motivi di famiglia con la mamma (entrambe sono nate in Kazakistan, ma la giovane ha nazionalità italiana e vive tra Lequile e San Cesario da quando ha otto anni). Qui fu arrestata nel corso di una passeggiata con un ragazzo del posto: entrambi accusati di detenzione e spaccio di droga, lei fu portata - secondo il suo racconto - da tre poliziotti in una casa privata, dove sarebbe stata torturata e dove avrebbe anche subito un tentativo di violenza sessuale. Rilasciata dopo 18 giorni, grazie all’intervento dell’Ambasciata e della Farnesina (che continua a seguire la vicenda, è stata nuovamente arrestata l’11 luglio, quando si era recata in caserma per «firmare alcuni documenti» (che secondo la difesa non avrebbe neppure compreso). 
Gli agenti nel corso dell’incontro di ieri hanno respinto tutte le accuse ma adesso il procedimento andrà avanti. «Aspettiamo con fiducia nella giustizia», dice il legale Sekerov. Dal carcere Amina ha assicurato alla madre: quando tutto sarà finito rientrerà in Italia e conseguirà il diploma al liceo artistico. Una irrefrenabile voglia di tornare alla normalità.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA