Lecce, perché la colonna non è una "gemella" di quella brindisina

Lecce, perché la colonna non è una "gemella" di quella brindisina
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Venerdì 16 Luglio 2021, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 00:32

Tornata in auge in queste ore, una volta liberata dalle impalcature del restauro che da tempo la copriva alla vista, la colonna di Sant'Oronzo porta con sé una legittima riflessione sull'assenza della statua del Santo Patrono (che dopo il restauro è custodita a Palazzo Carafa per non essere esposta nuovamente alle intemperie). L'assenza del santo toglierebbe per molti alla città di Lecce il suo simbolo. Ma non è tutto, tra battute e storia, è anche tornata attuale l'annosa contesa con i brindisini sul "furto" che la città di Lecce avrebbe fatto alla loro storia, sottraendo una delle due colonne terminali della via Appia di Brindisi. Nonostante la medesima provenienza però le due colonne hanno cessato da secoli di essere gemelle e non solo per la loro diversa destinazione. A ripercorrerne la storia è stato Mario Cazzato, esperto di storia locale e appassionato della questione che in un lungo post su Facebook ha esposto schematicamente i passaggi storici che hanno portato i due monumenti così lontani. 

«Sulla colonna della piazza e sul suo capitello. Allora:nel 1528 cadde a Brindisi una delle due colonne terminali della via Appia.

Nel 1657, un anno dopo la peste, si pensò di portare i blocchi della colonna cascata a Lecce per realizzare un monumento di ringraziamento a Sant'Oronzo che aveva salvato Lecce e provincia dalla peste. I sindaco brindisino Stea offrì a Lecce i blocchi ma qualche sindaco successivo si oppose fin quando non si ebbe l'ordine positivo del Viceré e perciò quello del sindaco brindisino, Andrea Vavotico. I pezzi erano sette compreso il capitello. Dopo un lungo e faticoso trasporto i pezzi giunsero a Lecce e, poiché rovinati, allo Zimbalo, Giuseppe, non restò altro che  sbozzarli in modo tale che  gli stessi furono notevolmente ridotti di circonferenza. Lo Zimbalo riformò completamente il capitello romano tanto da renderlo completamente diverso da quello della colonna rimasta in piedi a Brindisi. Per rendere la colonna più slanciata, sopra il capitello lo Zimbalo scolpi' una base,una specie di pulvino o doppio capitello, che doveva servire come appoggio alla statua del santo, di materiale differente da quello della sottostante colonna. Le vicende di questa statua sono note.Nel 1939 statua e colonna furono spostate. La statua fu custodita nel santuario di s.Oronzo fuori porta Napoli, i rocchi della colonna smontata rimasero in piazza per tutta la durata della guerra fino al 1945 quando si decise, finalmente, di ricostruire il monumento. La statua fu restaurata da Antonio D'Andrea. Per la colonna ci si accorse che due dei sette rocchi erano irrecuperabili e così si decise di rifarli con pietra dura di Soleto. Il 23 agosto 1945 la nuova colonna fu inaugurata. I lavori furono diretti dall'ing. Mario Sarno, capo dell'ufficio tecnico del comune. Questo in sintetica sintesi...».

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