L'appello: «Riportate Sant’Oronzo in questa piazza spoglia»

L'appello: «Riportate Sant’Oronzo in questa piazza spoglia»
di Stefania DE CESARE
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Venerdì 16 Luglio 2021, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 11:51

«Riportate la statua al suo posto. Piazza Sant’Oronzo di Lecce senza Sant’Oronzo è un paradosso». A chiederlo a gran voce sono i commercianti delle attività intorno all’Ovale, che ogni giorno raccolgono i desideri e le richieste dei tanti vacanzieri in visita nel capoluogo salentino. Da ieri, infatti, i turisti che arrivano in piazza possono ammirare la colonna liberata dalle gabbie – le operazioni termineranno ufficialmente la prossima settimana – ma della statua del santo patrono leccese neanche l’ombra. Chi vuole vederla deve attraversare via Rubichi e mettersi in fila davanti l’ingresso di Palazzo di città, in attesa del proprio turno per scattare una foto da vicino e immortalare i dettagli del monumento.

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L'idea di custodirla


L’idea di custodirla a Palazzo Carafa è stata presa dal Comune su proposta dell’arcivescovo di Lecce Michele Seccia che ha chiesto di lasciare la statua lì dove è stata restaurata, a disposizione della cittadinanza e in attesa di decidere dove collocarla: tra le ipotesi quella del Sedile (oggi occupato da un info point), soluzione benvista dalla Curia e che in passato ha avuto ok anche dalla Soprintendenza.

La location, però, scontenta chi vive o frequenta ogni giorno la piazza e vorrebbe la statua in bella mostra, sia di giorno che di sera, magari illuminata a dovere.

I commercianti


«I turisti ci chiedono spesso informazioni sulla statua, dov’è collocata e perché non si trova in cima alla colonna così come si vede nelle cartoline. E io per cercare di sdrammatizzare rispondo che non avendo sconfitto il covid, Sant’Oronzo si è rifugiato a Palazzo Carafa – afferma Marco Greco, responsabile del negozio “Città del Sole” -. Sarebbe bellissimo vederla nel Sedile. Dopo un anno e mezzo di pandemia, dove tutto è stato chiuso, sarebbe stato opportuno accelerare i tempi per avere una piazza più decorosa. E invece alla riapertura delle attività, quello che abbiamo avuto è una piazza “sgarrupata”, con pezzi mancanti e piena di cantieri. Abbiamo un centro storico così carino, che molti ci invidiamo, e vederlo tutto rattoppato dispiace». 
«Non è facile rispondere alle domande dei turisti, siamo in imbarazzo anche noi. Piazza Sant’Oronzo senza Sant’Oronzo è un paradosso – commenta Lina Natale, della storica pasticceria -. Visto che la statua non può stare sulla colonna almeno riportatela in piazza, in modo che possa essere ammirata da tutti. Sarebbe un motivo anche per richiamare i turisti visto che parliamo del simbolo di Lecce. Inoltre è stato fatto un restauro non da poco quindi è davvero un peccato tenerla nascosta».
In cima alla colonna, come noto, sarà collocata una copia del simulacro da realizzare - come annunciato dal sindaco Carlo Salvemini - attraverso una raccolta fondi, anche se non è escluso che il Comune possa intercettare dei finanziamenti pubblici. «A vederla da fuori la piazza è desolante – sottolinea Gianni Cremonesini, edicolante -. Fino a qualche giorno fa era tutto un cantiere. La colonna, l’anfiteatro, la chiesa di San Marco tutte ingabbiate. Perché i turisti dovrebbero visitare la piazza? Almeno adesso hanno liberato la colonna. Ora però bisogna fare in fretta per riportare la statua al suo posto». 
Al momento, però, i turisti dovranno accontentarsi di scattare qualche selfie avendo alle spalle la colonna fresca di restauro. Anche se c’è chi pone dubbi sul lavoro eseguito per riportarla all’antico splendore. «Nonostante i differenti materiali di cui è costituita, si ravvisa una certa uniformità d’insieme, quasi a voler rendere omogeneo il tutto. La colonna appare oggi imbalsamata, quasi fosse mummificata». A dirlo è l’architetto Luca Fioca, componente del Dipartimento Cultura Movimento Regione Salento che interviene per commentare il restyling della colonna: «Spente sia le nervature che i colori del marmo cipollino e occultata la lucentezza della pietra di Soleto, quello che si osserva è una volontà totalizzante, influenzata dalla moda del momento. Sembrerebbe più che un restauro, un abbellimento. L’asportazione delle patine è un triplice errore: altera il colore del monumento, distrugge la prima pelle, predispone questa ad una più rapida degradazione. Senza contare che, la periodica raschiatura aggrava sempre più il danno, ricostituendosi col tempo la patina stessa». Per l’architetto, quindi, il recupero della colonna non ha tenuto conto «dell’essenza del monumento e del materiale. Un problema molto sentito dell’ambiente del restauro».

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