Una 28enne dal giudice: «Papà morì prima di riconoscermi». Ma la nonna si oppone al Dna

Una 28enne dal giudice: «Papà morì prima di riconoscermi». Ma la nonna si oppone al Dna
di Francesco DE PASCALIS
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Venerdì 17 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:10

Come in un romanzo di storie di vita, con troppi toni grigi e con un finale ancora tutto da scrivere, fatto di relazioni annodatesi in un tempo su e giù per il Salento. Storie che hanno come protagonista principale una ragazza, che sta cercando di ricongiungersi alle proprie origini, dopo essere risalita al suo padre biologico. E vorrebbe realizzare un desiderio: quello di avere il cognome del padre. «Una verità – racconta con gli occhi lucidi - che tutti conoscono ma che tristemente tutti celano, per il timore di doversi esporre. Un segreto, che di tale ha solo il nome, e che mi costringe da tempo, ad una battaglia giudiziaria che sfiancherebbe chiunque, ma che io tenacemente e con orgoglio, ho deciso di portare avanti con la consapevolezza e la forza che mi contraddistingue».

I fatti

Questa la ricostruzione dei fatti, che parte da un amore nato in una corsia di ospedale. La vicenda risale al lontano 1993, e vede protagonisti una infermiera professionale e un medico. Tra loro nasce una travolgente storia d’amore. Il medico, tuttavia, ha famiglia. Da questa storia che vede protagonisti la giovane infermiera ed il dottore nasce nel 1995 una bimba amatissima da entrambi, che però non viene riconosciuta dal padre, non avendo egli ancora definito i suoi rapporti con il coniuge. Ed è proprio per tutelare la riservatezza di madre e figlia e garantire ad entrambe un ambiente sereno e rispettoso, che il medico si trasferisce con loro in un altro comune della provincia leccese, dove mette su casa, in attesa - viene rappresentato - di poter legalizzare la seconda unione. A quanto riferito la coppia vive con gioia la nascita della piccola, una gioia troppo breve, perché appena tre mesi dopo il medico perde la vita prematuramente e all’improvviso. Negli anni successivi, si evince dai racconti di parte, l’unico obiettivo per la mamma è salvaguardare la serenità propria e della figlia.

Gli anni passano e la bimba divenuta donna, forte e determinata, decide di avviare una battaglia per ottenere il cognome del padre. 

La nonna rifiuta il test del Dna, verso la riesumazione della salma

Sceglie quindi di rivolgersi al suo legale di fiducia, l’avvocato Maria Domenica Campanelli, la quale studia le carte e con riservatezza dà impulso ad un procedimento giudiziario che aveva ed ha come obiettivo prioritario quello di dare il giusto riconoscimento di paternità alla donna, documentando il rapporto tra i genitori biologici con un dossier fotografico inequivocabile, che congela momenti di intimità che vanno dalla gravidanza della donna alla nascita della bambina, vissuta dai protagonisti di questa triste vicenda con la spensieratezza dell’età e la forza del loro amore, brutalmente stroncato tra le lamiere di un’auto. E’ infatti il Giudice del Tribunale di Lecce – la dottoressa Francesca Caputo – a disporre senza indugio la prova genetica, procedimento che dovrebbe coinvolgere gli eredi consanguinei del dottore e la “presunta figlia”. Tutto quindi sembrerebbe, finalmente aver trovato la giusta conclusione; se non fosse per l’ostinato rifiuto della ultranovantenne madre del dottore a sottoporsi all’esame genetico, il test del Dna, proprio lei elemento indispensabile per l’esito dell’esame in quanto unica consanguinea certa. 
«Una circostanza questa - spiega l’avvocato Campanelli - che come detto segue da tempo la vicenda - che ci costringerà inevitabilmente, a chiedere la riesumazione dei resti biologici del dottore, soluzione sino a questo momento scongiurata ma purtroppo, allo stato, inevitabile». 

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