Angela Petrachi, il caso da riaprire: «Sulla vittima il Dna di un altro»

Angela Petrachi, il caso da riaprire: «Sulla vittima il Dna di un altro»
di Roberta GRASSI
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 21:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 12:26

«Nessuna traccia di Dna è stata ritenuta riconducibile al condannato». Ma c’è di più. Altri profili sono stati trovati sulle calze di nylon indossate dalla vittima, uno dei quali sembrerebbe appartenere ad un altra persona. È su questo presupposto che la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio il rigetto dell’istanza di revisione del processo sulla morte, di Angela Petrachi, la mamma di 31 anni di Melendugno scomparsa il 26 ottobre del 2002, seviziata e uccisa in un boschetto, dove fu ritrovata l'8 novembre successivo.
Per quei fatti sta scontando l’ergastolo, Giovanni Camassa, assistito nelle istanze di revisione dall’avvocato Ladislao Massari, agricoltore 57enne che si è sempre professato innocente. La Cassazione ha deciso lo scorso dicembre: annullato il provvedimento di diniego della Corte d’Appello di Potenza, dovrà ora esprimersi, sulla base di quanto stabilito dagli Ermellini, la Corte d’Appello di Catanzaro. 

E ora cosa succede?

Come noto, la revisione di un processo è possibile solo quando rispetto a una sentenza definitiva emergano elementi di novità che si rivelano decisivi per l’eventuale ribaltamento del verdetto. In questo caso, la Suprema Corte ha ritenuto di grande importanza le valutazioni del medico legale Adriano Tagliabracci (già consulente di Raffaele Sollecito nel processo per la morte di Meredith Kercher), effettuate sulla base di indagini genetiche possibili oggi e non all’epoca dei fatti, con tecnologie avanzate. 
«La Corte d’Appello ha trascurato di considerare - si legge nelle motivazioni - il profilo centrale dell’individuazione, mediante nuove e più raffinate metodiche, anche rispetto a quelle poste a fondamento delle precedente istanza di revisione del processo, del soggetto a cui appartenevano le tracce di Dna rinvenute sulle calze di nylon indossate dalla vittima al momento dell’evento omicidiario». Le analisi probabilistiche sono state condotte dal consulente della difesa mediante un software d’ultimissima generazione. 
«La decisione impugnata ha reso, proprio alla luce delle nuove emergenze probatorie rinvenienti dagli accertamenti espletati a partire dal 2021, una motivazione inadeguata sul perché dette emergenze non riuscirebbero a scalfire il quadro istruttorio a carico del condannato». 
Secondo la Cassazione, l’esito della perizia: «potrebbe in ipotesi condurre ad avallare una precisa ricostruzione alternativa, per l’identificazione della provenienza del Dna sulle calze di nylon». Tenuto conto che nessuna di esse è stata ritenuta riconducibile a Camassa. I famigliari della vittima sono stati assistiti dall’avvocato Silvio Verri. 
 

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