Omicidio Petrachi, la moglie di Camassa: «Uomo gentile e generoso. Ti aspettiamo a casa, presto»

Lecce, aula bunker: processo Giovanni Camassa per omicidio Angela Petrachi
Lecce, aula bunker: processo Giovanni Camassa per omicidio Angela Petrachi
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:02
«Ciao Giovanni mio, ti amo e ti aspettiamo a casa presto». Si conclude così la lettera scritta da Moira Falmini al marito Giovanni Camassa, l'agricoltore 51enne di Melendugno in provincia di Lecce condannato all'ergastolo in secondo grado, dopo essere stato assolto in primo grado con formula piena, per l'omicidio di Angela Petrachi, la 31enne di Melendugno violentata, seviziata e uccisa nel 2002.

Angela Petrachi, madre di due figli, uscita dalla casa dei genitori nel primo pomeriggio del 26 ottobre 2002, scomparve nel nulla. Il suo corpo venne ritrovato solo la mattina dell'8 novembre da un cercatore di funghi. L'autopsia rivelò che la donna era stata violentata, strangolata con i suoi slip e seviziata con la lama di un coltello. Secondo l'accusa, l'imputato e la vittima si sarebbero incontrati nel pomeriggio del 26 ottobre per discutere dell'acquisto di un cane. Durante l'incontro, però, la situazione sarebbe degenerata e l'uomo,
colto da un raptus forse perché invaghito della donna, avrebbe aggredito Angela Petrachi, uccidendola.

Nella lettera la moglie di Camassa si augura che il marito venga scarcerato, confidando nella decisione della Cassazione che il prossimo 8 giugno dovrà pronunciarsi sul ricorso della difesa, presentata dall'avvocato Ladislao Massari, dopo il rigetto dell'istanza di revisione del processo da parte della Corte d'appello di Potenza. L'istanza difensiva si basa su nuove presunte prove, due diversi DNA, rinvenuti sugli abiti della vittima, nessuno dei quali sarebbe riconducibile a Camassa.

La donna, che è stata condannata in primo grado per favoreggiamento nei confronti di Giovanni Camassa, all'epoca dei fatti suoi fidanzato, reato ritenuto prescritto in appello, rivendica l'innocenza del marito. Camassa viene descritto nella missiva come «l'uomo più gentile e generoso che abbia mai conosciuto in vita mia e che da 18 interminabili anni si trova ad affrontare un lungo calvario al posto di altri».
Camassa sta scontando la pena definitiva nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce.

Lunedì 8 giugno la Cassazione si pronuncerà sul ricorso dell'avvocato difensore Ladislao Massari, di revisione del processo. Istanza respinta dalla Corte d'Appello d'Assise di Potenza, non ritenendo rilevanti e significativi i due Dna, indicati dalla difesa, presenti sugli abiti della vittima. Nessuno dei quali appartenente a Giovanni Camassa
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