Mafia, tassi usurari tra il 20 e il 25% a danno di imprenditori e il figlio del boss assunto in una scuola guida. Ecco come agiva l'associazione mafiosa

Mafia, tassi usurari tra il 20 e il 25% a danno di imprenditori e il figlio del boss assunto in una scuola guida. Ecco come agiva l'associazione mafiosa
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:39

Prestavano denaro a tassi usurari dal 20 al 25% mensili ed in alcuni casi anche maggiore. L'attività investigativa dei carabinieri è riuscita a ricostruire l'attività del sodalizio criminale che ha agito sul territorio salentino ai danni anche di imprenditori. 

Le indagini

Le indagini ipotizzano l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso, finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico mafioso.

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Secondo gli inquirenti l'associazione mafiosa avrebbe agito, con l'obiettivo di affermare l'organizzazione sul territorio salentino, con metodi di assoggettamento e omertà ai danni delle persone coinvolte. In mano agli inquirenti decine di intercettazioni a cui si sono aggiunti servizi di osservazione e pedinamenti che sono serviti a documentare l'operato dell'associazione, la quale avrebbe rappresentato - sin dagli anni settanta - un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina, caratterizzata da una struttura organizzativa a carattere verticistico, connotata da vincoli gerarchici, a capo della quale figurerebbero due esponenti della Scu che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite, protratta mediante un controllo pervasivo del territorio, avvalendosi proprio della loro consolidata nomea criminale.


Particolare attività dell'associazione quella del prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio di spaccio di stupefacenti, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della condizione di assoggettamento, presente nel contesto territoriale nel quale storicamente la scu aveva esercitato una vis intimidatoria. Gli inquirenti hanno ipotizzato un tasso usurario applicato dal sodalizio ai danni di molte vittime, tra cui diversi imprenditori della zona, oscillante dal 20 al 25% mensili ed in alcuni casi anche maggiore.

Scambi elettorali 


I tentacoli malavitosi si sarebbero insinuati anche nel campo della pubblica amministrazione che ha dato vita allo scambio elettorale politico – mafioso, in base al quale la congrega delinquenziale avrebbe assicurato a un candidato alle ultime elezioni amministrative - tenutesi nel settembre 2020 in un Comune salentino - almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere.

Il riferimento è all'avvocato Antonio Mengha, ex sindaco del comune di Neviano, oggi assessore comunale alla Cultura. Secondo gli inquirenti con il "voto di scambio" - questa l'ipotesi - l'amministratore avrebbe garantito l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa.

Inoltre hanno individuato attività formalmente “lecite” verosimilmente poste in essere dal clan, tra cui quelle gestite da un’agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurative.

Il figlio del boss assunto in una scuola guida

Dalle indagini è venuto fuori anche un patto criminoso che avrebbe stretto il titolare di una scuola guida assumendo il figlio di uno dei due capi ai vertici dell’organizzazione, in forza del quale, avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato in danno di un’altra agenzia concorrente; in cambio di tale “sponsorizzazione” i relativi proventi dell’attività della scuola guida sarebbero confluiti, in parte, nelle casse dell’organizzazione criminale. 
 

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