Una impresa a tutti gli effetti. Azienda fantasma addetta a un business non di poco conto. Soggetta a "bilanci" di fatto e con fattori di rischio da calcolare. Come gli interventi delle forze dell'ordine, i sequestri di droga e il danno quantificato in "80mila euro" nelle conversazioni intercettate.
A dolersi delle perdite subite a causa di interventi delle forze di polizia, nel corso dei quali erano stati eseguiti arresti e sequestri di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, sarebbe stato proprio Salvatore Perrone.
Le intercettazioni
«Sai quanto ho perso? - si legge in una conversazione - 80.000 euro ho perso!».
Dalla stessa chiacchierata si evince che le cose si sarebbero quindi messe "male", considerato anche il rischio di ulteriori interventi degli investigatori.
«La conversazione - scrive la Procura - è di particolare valore indiziario in ordine alla contestazione del reato associativo poiché rivela il vincolo solidaristico tra i partecipi in forza del quale Perrone condivideva con De Marco e Pietanza l'informazione avuta da "quelli di Monteroni", indicati come Gabriele e Fernando, da idenitificarsi in Tarantino Gabriele e Fernando Nocera (altri elementi ritenuti di vertice del clan dei monteronesi, ndr) circa il fatto che gli interventi delle forze dell'ordine e le indagini nei loro riguardi erano conseguenti al " pentimento" di uno vicino a loro».
Pur escludendo ipotesi di mafia, e aggravanti connesse, i gip Sergio Mario Tosi sottolinea nel capitolo dedicato alle esigenze cautelari la caratura delle persone su cui si sono concentrate le investigazioni: «Appare evidente che trattasi di soggetti per i quali l'attività delinquenziale è assurta a vero e proprio sistema di vita e tanto rende particolarmente infausta la prognosi circa il pericolo di replica di reati analoghi».
R.Gra.