Salento, c'è un nuovo collaboratore di giustizia: tremano i clan Scu

Salento, c'è un nuovo collaboratore di giustizia: tremano i clan Scu
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 24 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:02

La decisione il 27 dicembre, tra Natale e Capodanno, a due settimane dall’operazione della polizia. Cesare Sorio (detto Alberto), 46 anni, di San Pietro Vernotico, coinvolto nel blitz che è scaturito da indagini su un gruppo, diviso in due articolazioni e con due capi, attivo a cavallo tra le province di Brindisi e Lecce, ha scelto di collaborare con la giustizia.
Lo ha fatto rivolgendosi ai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi e alla pm della Dda che coordina le indagini, Carmen Ruggiero. Lo si è appreso ieri, durante l’udienza in camera di consiglio che si è celebrata davanti al Tribunale del Riesame di Lecce (presidente Carlo Cazzella, a latere Simona Panzera e Fabrizio Malagnino) per discutere altri quattro appelli avanzati dalla Procura per contestare i “no” del gip Sergio Tosi alle misure cautelari, rigetto fondato sulla convinzione che quella attiva tra San Pietro Vernotico e Trepuzzi non fosse una associazione di tipo mafioso ma una associazione semplice, dedita al narcotraffico. 

La comunicazione in udienza

La pm, dopo aver dato comunicazione dell’avvio delle procedure di collaborazione, ha depositato i primi verbali che sono a disposizione delle difese. Si tratta a quanto si apprende di dichiarazioni ancora iniziali. Sorio era difeso dall’avvocato Ladislao Massari, che ha revocato per affidarsi all’avvocato Giancarlo Vaglio. 
L’accusa ha sostenuto sin dal principio che quella su cui si sono concentrate le indagini fosse una frangia della Sacra corona unita. Questa la ripartizione geografica: San Pietro Vernotico e gli “Annis” da un lato, Trepuzzi e Salvatore Perrone (detto Friculino) dall’altro. Con ramificazioni e interessi nel circondario: a Squinzano, territorio particolarmente caldo e teatro di un omicidio di mafia pochi mesi fa (Luigi Guadadiello, ucciso davanti alla sua abitazione e pure citato negli atti di indagine come persona che si sarebbe occupata di stupefacenti), ma anche Campi Salentina, Sannicola, Casalabate, Lecce e Brindisi città dove sarebbero confluiti ingenti quantitativi di cocaina, eroina, hascisc e marijuana.
Nelle scorse ore è stato depositato il provvedimento (non definitivo) con cui il Riesame ha condiviso le tesi della Procura antimafia, relativamente alla posizione di quattro persone: Fabrizio Annis, Salvatore Perrone, Carlo Coviello, Cristian Lazzari.

Gli appelli del pm: «È mafia»

Ieri si è discusso l’appello riguardante proprio Sorio, che durante l’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, Raffaele Pietanza, 39 anni, di San Pietro Vernotico, Massimiliano De Marco, 52 anni, di San Pietro Vernotico, Vincenzo Catalano, 44 anni, di Trepuzzi. La decisione sarà nota nei prossimi giorni.
C’è stato rigetto per Gimmi Annis (difeso da Francesco Cascione) e Stefano Elia.

Sarebbe stata comunque condivisa, stando ai primi quattro verdetti, la tesi dell’accusa secondo cui il gruppo in questione fosse organizzato e strutturato come un clan mafioso. A documentarlo, per la Dda, le intercettazioni che rivelerebbero una certa strutturazione gerarchica, con ruoli decisi anche durante incontri avuti in carcere; la determinazione a gestire in via esclusiva il mercato degli stupefacenti, sanzionando con determinazione chiunque si sottraesse al “monopolio” e destinando ai detenuti i proventi della vendita. Quanto alle narrazioni che vorrà fornire Sorio, si dovrà attendere più di qualche settimana prima della raccolta e di un’eventuale discovery. Non si esclude dunque che possano essere forniti elementi di interesse investigativo anche riguardo al delitto insoluto dello scorso anno. 

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