Omicidio di Manduria, massacrato con più di 20 coltellate: così è morto il 21enne leccese

Omicidio di Manduria, massacrato con più di 20 coltellate: così è morto il 21enne leccese
di Nazareno DINOI
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Domenica 5 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 11:54

Più di venti coltellate al torace, tra queste anche quelle terribili al collo e alla spalla. Il vero colpo di grazia, invece, sarebbe quello inferto al petto, con un micidiale e profondo fendente. 
Lasciano di ghiaccio i dettagli che filtrano sui primi risultati dell’autopsia sul corpo di Natale Naser Bahtijari , il 21enne leccese di etnia Rom brutalmente picchiato e assassinato a coltellate mercoledì scorso a Manduria. Venerdì sera l’esame autoptico affidato dal pubblico ministero della Dda Milto Stefano De Nozza al medico legale Liliana Innamorato, è andato avanti sino a tarda ora. 

L'autopsia: coltellatre con una sola arma

L’accertamento ha richiesto un approfondimento proprio per esaminare le tante ferite riscontrate sull’addome del ragazzo. Più di venti. Un numero che dà il senso di un massacro. Probabilmente i fendenti sono stati inflitti con una sola arma, quasi certamente a doppio filo, ma sul punto il verdetto definitivo arriverà solo con la relazione che il medico legale depositerà tra sessanta giorni.
Una sola lama, eventualmente, mentre sono tre gli indagati, finiti dietro le sbarre con la contestazione di omicidio aggravato dall’aver agito con metodo mafioso e crudeltà.

L'omicidio "in diretta"

Per l’omicidio del giovane leccese, infatti, all’alba di martedì la squadra Mobile di Taranto ha fermato i manduriani Vincenzo Antonio D’Amicis, di vent’anni, Simone Dinoi e Domenico Palma D’Oria, entrambi di 23 anni.

Avrebbero assalito la vittima prima in un bar del centro e poi in due zone diverse dell’agro. L’omicidio sarebbe maturato nel quadro dei rapporti intessuti tra il gruppo di manduriani e i fornitori di droga leccesi, in particolare il fratello della vittima, il 29enne Suad Bahtijari. Un legame che gli investigatori monitoravano da tempo. E proprio una delle microspie piazzate dagli investigatori per intercettare i dettagli del traffico di stupefacenti tra Manduria e Lecce si è rivelata determinante per decifrare l’omicidio. La “cimice” infilata nell’auto di uno degli indagati, infatti, ha consentito di registrare le fasi del delitto. E quelle intercettazioni, insieme alle immagini estrapolate da alcune telecamere di sicurezza di Manduria, hanno spianato la strada ai fermi della Polizia, portando in cella i tre ragazzi.

In carcere anche il fratello della vittima

Le porte del carcere, peraltro, si sono riaperte l’altra sera anche per Suad Bahtijari, 29enne leccese di origini Rom, fratello più grande del ragazzo assassinato. Suad, che era in detenzione domiciliare, è tornato in una cella del penitenziario del capoluogo salentino su disposizione del magistrato di sorveglianza. Il giudice, infatti, gli ha revocato la misura alternativa alla detenzione della quale stava beneficiando, dopo la condanna, già definitiva, a quattro anni e dieci mesi per il ruolo in un traffico internazionale di armi tra la Puglia e il Montenegro. La decisione del giudice è giunta sulla base di quanto emerso nelle indagini sul delitto di Manduria e sulle contestazioni piovute anche sul capo del 29enne.

Il delitto per un debito: il giovane doveva riscuotere i soldi della droga

Natale Naser, secondo il pm della Milto Stefano De Nozza, sarebbe stato assassinato nella cittadina messapica dove si sarebbe recato mercoledì sera per riscuotere il pagamento di una fornitura di cento grammi di cocaina. A fornire la droga ai manduriani sarebbe stato proprio il fratello Suad. E sempre lui, secondo gli investigatori dell’antimafia, avrebbe spedito Natale Naser nella cittadina jonica con il compito di riscuotere il credito. 
Una missione che, purtroppo, è sfociata in tragedia, per motivazioni ancora da decifrare. Lo sfortunato 21enne è stato aggredito, seviziato e assassinato. Poi è stato abbandonato agonizzante in una zona dell’agro di Manduria dove è stato rinvenuto cadavere. In quella terribile notte Suad dopo aver compreso che le cose stavano precipitando ha inviato un sms al manduriano D’Amicis, chiedendo di rilasciare il fratello. Un ultimo disperato tentativo di salvare la vita al ragazzo attuato quando era oramai troppo tardi. Suad, prima di finire in cella, mediante il suo difensore, l’avvocato Stefano Stefanelli, di essere ascoltato dal pm De Nozza.

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