Ragazzo ucciso a Manduria, il fratello vuole parlare con gli investigatori: «Dirò tutta la verità»

Ragazzo ucciso a Manduria, il fratello vuole parlare con gli investigatori: «Dirò tutta la verità»
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Sabato 4 Marzo 2023, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 20:31

Ha chiesto di parlare con il pm, per riferire tutto quello che sa. Suad, il fratello maggiore di Natale Naser Bahtijari, il 21enne seviziato, picchiato e ucciso a Manduria, in un contesto che per la procura è senza dubbio di tipo mafioso, si trovava ai domiciliari ed è stato trasferito in carcere su decisione del magistrato di sorveglienza. È coinvolto nell'inchiesta, accusato di aver spacciato la partita di 100 grammi di cocaina di cui la vittima dell'omicidio stava riscuotendo il pagamento, e di aver gestito la vicenda nonostante fosse agli arresti. È stato lui, dopo la scomparsa del ragazzo, a chiamare sul cellulare di Vincenzo Antonio D'Amicis, uno dei presunti killer, proprio nella notte del delitto.

Non sapeva ancora cosa fosse accaduto e naturalmente non sapeva di essere intercettato: «Te lo giuro sulla libertà, sto pulito.

Lascia mio fratello» la supplica, rimasta inascoltata, naturalmente. Natale Naser, era già morto. Sarebbe stato poi trovato cadavere in un dirupo. Finito a coltellate, dopo essere stato sfregiato in volto. E pestato barbaramente. 

Le ricostruzioni degli investigatori

La versione di Suad potrebbe essere utile alle indagini dei poliziotti, coordinati dal pm della Dda, Milto Stefano De Nozza. Molto probabilmente egli conosce le ragioni di tanta furia. Il motivo scatenante della spedizione punitiva. Stando alle ricostruzioni che gli investigatori hanno potuto compiere anche grazie alle intercettazioni ambientali captate nell'ambito di un'inchiesta sui traffici di droga sull'asse Taranto - Manduria - Lecce, e aperta nel 2021, oltre che all'analisi dei video delle telecamere di sicurezza del centro della cittadina in cui si sono verificati i fatti, all'origine ci sarebbe un presunto attentato a colpi di pistola. Se ne parla nei dialoghi registrati, con riferimento alla madre di D'Amicis, che ne sarebbe stata vittima (indiretta). Al momento, però, non c'è alcuna traccia di un episodio simile. Gli uomini in divisa stanno indagando su questo punto. 


E il fratello del 21enne (assistito dagli avvocati Stefano Stefanelli e Benedetto Scippa) che avrebbe avuto un ruolo attivo nelle questioni relative alla partita di sostanza stupefacente, potrebbe conoscere retroscena importanti per delineare ancor meglio un quadro che dal punto di vista indiziario risulta già al momento molto solido, a parere del gip Rita Romano che oltre ad aver convalidato il fermo dei tre indagati per l'omicidio, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare a loro carico. 
In quel di Lecce, intanto, la madre di Natale Naser Bahtijari attende il rientro, previsto per oggi, della salma del figlio. Sul corpo è stato eseguito l'esame autoptico. Si è affidata all'avvocato Renata Minafra, in qualità di parte lesa. È stata lei a chiamare per prima la polizia, per segnalare la scomparsa del figlio. Ha appreso la drammatica notizia, dopo il ritrovamento casuale, fatto da un ciclista. Distrutta dal dolore, ora, per la crudeltà, l'efferatezza del trattamento riservato al suo ragazzo. Un giovane che, a quanto racconta chi lo conosceva bene nel capoluogo salentino, in molti cercavano di tenere al riparo da situazioni pericolose. 


Con il 21enne c'erano due ragazze. La fidanzata e la sorella, entrambe di Gallipoli. Anche loro hanno rischiato di morire, stando a quanto emerge dagli approfondimenti investigativi e dalle intercettazioni. Il proposito non si sarebbe compiuto per l'opposizione di Simone Di Noi: «No, le ragazze no». Avevano accompagnato Natale Naser a Manduria. Il fatto che il giovane le avesse portate con sé fa presumere che non avesse preso in considerazione situazioni di particolare rischio. Dopo il delitto, sono state rapinate dell'auto, una Fiat 500. Una delle due è stata presa per i capelli, secondo l'accusa, da Vincenzo Stranieri, l'elemento di spicco della Scu che ha avuto un ruolo nella vicenda, poiché nonno di D'Amicis. Sono state a lungo ascoltate dai poliziotti. Lo saranno forse ancora.

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