Omicidio di Manduria: «Nel mirino anche le due amiche della vittima»

Omicidio di Manduria: «Nel mirino anche le due amiche della vittima»
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:13

Sono rimaste lì, ignare, mentre il delitto veniva compiuto in tutta la sua brutalità. Al centro di Manduria, nella Fiat 500 da cui era stato prelevato il 21enne seviziato e ucciso. Il progetto, emerge dalle carte dell’inchiesta, era quello di eliminare anche le amiche della vittima. Le due ragazze, sorelle di Gallipoli, che avevano accompagnato Natale Naser Bahtijari a Manduria. E che sono state poi anche rapinate dell’auto. 

La rapina

Ad agire, secondo l’accusa, Vincenzo D’Amicis e il nonno Vincenzo Stranieri che avrebbe detto loro: «Scendete dalla macchina o vi sparo in testa». Avrebbe poi strattonato e preso per i capelli una delle due che stava cercando di recuperare dall’auto i propri effetti personali. 
Il fine, secondo l’accusa formulata dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, era quello di cancellare ogni possibile traccia. E, secondo gli inquirenti che ascoltavano le conversazioni nell’ambito di un’altra inchiesta, l’intenzione (per lo meno di uno dei tre) era seminare ancora morte. Secondo l’accusa gli indagati in questione «hanno progettato di uccidere le due sorelle, al fine di eliminare testimoni». Il proposito è stato poi abbandonato perché colui il quale era stato incaricato, si tratterebbe di Simone Di Noi, non se la sarebbe sentita. Non ne avrebbe avuto il coraggio: «Per uccidere lei no, se fosse lui si, quella no». 
Lo sfondo è fatto di trattative sulla vendita di cocaina.

Una partita da 100 grammi, in particolare, da pagare 42 euro al grammo. Venduta da “fornitori leccesi”, attraverso contatti - emerge dall’inchiesta - con il fratello maggiore della vittima che avrebbe incaricato l’altro di andare a riscuotere il debito. Di contatti riguardanti anche lo scambio di armi. E di un presunto attentato a colpi di pistola.

Il giro di droga

Un giro, dalle mille sfaccettature, su cui gli investigatori continuano a lavorare, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce che si sta occupando dei rapporti tra la mala tarantina e quella salentina. L’inchiesta era già in corso, tant’è che alcune fasi dell’agguato sono state ricostruite da conversazioni che hanno documentato in “diretta” gli spostamenti e le conversazioni. Uno spaccato, impossibile da ottenere a ritroso, che è stato raffrontato con le immagini dei sistemi di videosorveglianza della città di Manduria. 
Le due ragazze, vittime di rapina, sono state a lungo ascoltate. I provvedimenti sono stati emessi non soltanto perché, requisito tecnico indispensabile, è necessario che ci sia il pericolo di fuga degli indagati. Ma anche perché chi procede ha riscontrato un certo rischio di vendetta da parte dei familiari del 21enne ucciso. 
Oltre all’ipotesi che l’idea di eliminare le due testimoni potesse a breve essere tradotta in fatti «in queste ore o nei prossimi giorni, in ragione di una acquisita maggiore tranquillità degli stessi, una volta sedimentatosi il vorticoso giro di emozioni provate durante le concitate fasi dell’omicidio». 
Da qui i tre fermi per Vincenzo Antonio D’Amicis, Domenico D’Oria Palma e Simone Dinoi. Fermi che dovranno essere convalidati dal gip, dopo l’interrogatorio degli indagati e che potranno tradursi in un’ordinanza di custodia cautelare. 

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