«Il 90 per cento delle indagini non porterebbe ad un risultato se non ci fosse lo strumento delle intercettazioni, soprattutto nella lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione». Lo ha detto ieri mattina Leonardo Leone De Castris procuratore della Repubblica di Lecce intervenendo nel corso di un incontro promosso dal Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie sull’educazione alla legalità attraverso la testimonianza e i ricordi di chi ha combattuto e combatte ogni giorno sul campo contro criminalità e corruzione.
Il procuratore incontra gli studenti
Il procuratore Leone De Castris, affiancato al tavolo da Giovanni Salvi già procuratore generale della Corte di Cassazione, ha voluto così esprimere la sua posizione sul dibattito e sulla polemica in corso a livello nazionale sull’uso e la diffusione delle intercettazioni da parte dei media. Ad incalzarlo sul tema sono stati gli stessi studenti delle classi quarte e quinte del liceo magliese, particolarmente attenti e desiderosi di conoscere il pensiero dei magistrati presenti sui più svariati argomenti. Alla domanda sulla liceità o meno della pubblicazione delle conversazioni intercettate in sede di indagine, De Castris ha detto: «Non sono d’accordo sul divieto, il contenuto raccolto nel processo deve essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica, nel momento in cui quelle comunicazioni diventano pubbliche, vengono date agli avvocati e agli intercettati e fanno parte di un pubblico processo.
Di questo e di tanti altri temi, il procuratore ha discusso con il già procuratore Salvi, con la dirigente scolastico del liceo Annarita Corrado, con Roberto Rella, avvocato del Foro di Lecce, con il sindaco di Maglie Ernesto Toma e le più alte personalità istituzionali civili e militari della provincia di Lecce, a partire dall’ex procuratore della Repubblica di Lecce Cataldo Motta, a cui si è aggiunto anche il prefetto di Lecce Luca Rotondi. Il procuratore Salvi, in pensione da pochi mesi, ha ricordato i suoi 42 anni di servizio nei ruoli inquirenti. Nel prestare servizio presso la Procura di Roma, dalla metà degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, Salvi ha condotto inchieste giudiziarie su alcuni tra i più grandi misteri italiani, dalla strage di Ustica all’omicidio Pecorelli, alla morte del banchiere Roberto Calvi e a tanti altri. Salvi ha fatto importanti riflessioni sulla libertà: «Le libertà che abbiamo sono il frutto di tanti episodi del passato e non è detto che siano per sempre - ha affermato -. Nello spazio di pochi giorni, pensavamo che in Europa non potessero esserci guerre, nessuno riteneva che l’Italia sarebbe stata coinvolta nuovamente in una guerra, e invece..». Inoltre, Salvi ha posto l’accento sul dovere che ha il pubblico ministero nel «rapportarsi con l’opinione pubblica, di smentire le notizie non vere e comunicare nella maniera corretta».
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