Voto di scambio, il sistema delle preferenze svelato da due testimoni: «Così ci hanno contattato»

Voto di scambio, il sistema delle preferenze svelato da due testimoni: «Così ci hanno contattato»
di Luigi LUPO
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Sabato 6 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:52

Due testimoni, ascoltati durante le indagini, avrebbero svelato agli inquirenti il presunto sistema per raccogliere voti messo in atto dagli indagati nell’inchiesta della procura di Bari che giovedì scorso ha portato ad otto arresti per corruzione elettorale in due tornate amministrative nei comuni di Grumo Appula e Triggiano. Le indagini coinvolgono anche l'ex assessora regionale Anita Maurodinoia oltre al marito, Sandro Cataldo, al sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, entrambi ai domiciliari, e all’assessore alla polizia municipale di Grumo, Nicola Lella, in carcere. Un padre e sua figlia il 4 ottobre 2020 – come emerge dalle carte dell’ordinanza della gip Paola Angela De Santis - vengono ascoltati dalla polizia giudiziaria e riferiscono "dettagliatamente le modalità di esecuzione della condotta criminosa". I due testimoni consegnano alla polizia giudiziaria un numero di telefono riferendo che una donna li aveva contattati "una settimana prima delle elezioni per chiedere loro di passare dal comitato qualora fossero stati interessati a fare i rappresentanti di lista per conto di Nicola Lella", indagato. Entrambi si presentano all'appuntamento, consegnano i documenti e ricevono "le indicazioni sul voto da tributare a Lella alle comunali e alla candidata Maurodinoia alle regionali, con l'intesa che sarebbero stati richiamati dopo le elezioni per ricevere il compenso pattuito in euro 50 pro capite". Denaro che, hanno raccontato i due testimoni, sarebbe poi stato effettivamente consegnato a loro come "ad altri elettori in quello stesso frangente". "L'avvenuto pagamento - si legge - veniva quindi annotato da una ragazza seduta dietro la scrivania". Un sistema collaudato e “scellerato”, come lo definiscono i magistrati baresi. E Cataldo, al termine della vincente tornata elettorale di Triggiano, che portò all’elezione del sindaco Donatelli, si sarebbe vantato dei numeri ottenuti davanti al governatore Michele Emiliano.

Cosa è scritto nelle carte

Scrivono i pubblici ministeri: “I termini della superba vittoria di Donatelli e delle liste a lui collegate venivano portati a conoscenza da Cataldo anche al Presidente della Regione che - a suo dire - si sarebbe detto felice per l'andamento dello scrutinio.

Di tanto si apprendeva per voce dello stesso Cataldo nel corso di una conversazione intercorsa con un uomo di fiducia del governatore regionale. “Cataldo – spiega l’ordinanza - ha interesse a evidenziare ai vertici della politica regionale la forza della sua figura”. Il marito di Maurodinoia voleva presentarsi come “ il vero artefice di quel successo maturato dietro le quinte in quella che - a tutti gli effetti – è "casa sua, Triggiano”. Una dimostrazione sottesa ad aumentare il "credito, il ruolo e il peso" del movimento politico da lui creato e rappresentato a prescindere dai rumors legati alle indagini della magistratura sulla scorta di delazioni anonime a suo modo di interpretare avanzate da coloro i quali si risentono”. Insomma coloro che denunciavano il presunto voto di scambio erano considerati da Cataldo “soccombenti, incapaci di ottenere quegli straordinari risultati elettorali che solo lui - definito in gergo “potente ras” – sarebbe stato in grado di ottenere. “Sandrino” avrebbe potuto contare anche sul supporto del “figlioccio” Armando Defrancesco, ex consigliere municipale a Bari, indagato per il coinvolgimento nelle elezioni di Grumo. In una conversazione con la ragazza, captata dagli inquirenti e contenuta nell’ordinanza, spiega quali sono i vantaggi di un consigliere comunale. Sicuramente non destinati al bene comune. “Le riferisce - scrivono i pm - che il compenso derivante dall'assolvimento di tale carica era nulla rispetto ai benefici, anche e soprattutto di natura economica, che potevano viceversa derivare dal potere acquisito, quindi dalla conseguente possibilità di opporre o meno veti, di imporre la propria linea politica, di veicolare l'assegnazione di lavori pubblici attraverso bandi di gara e/o altre procedure negoziate e non ad imprese “amiche" che per "ricambiare" avrebbero trovato il modo di elargire una proporzionale ricompensa a chi li aveva favoriti”. Al giro di voti comprati avrebbe preso parte anche un finanziere, Nico Nitti, anche lui indagato. Defrancesco si lamentava di come Nitti si stesse prodigando per “la “campagna elettorale creata e denominata "Triggiano Vince”, in cui il “candidato capofila era sua moglie”. Nitti pagava molto di più, secondo Defrancesco. “Una somma di denaro pari a 80 euro a voto. Somma spropositata se paragonata a quella offerte dagli altri per le stesse finalità”.

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