Dopo le dichiarazioni del pentito, i riscontri: indagini dei Ros su società e parentele

Dopo le dichiarazioni del pentito, i riscontri: indagini dei Ros su società e parentele
Dopo le dichiarazioni del pentito, i riscontri: indagini dei Ros su società e parentele
di Roberta GRASSI
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Sabato 13 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 14:17

I riscontri sono partiti immediatamente: dopo le ultime dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, il brindisino Cesare Sorio, i carabinieri del Ros di Lecce, su delega della pm della Dda, Carmen Ruggiero hanno avviato gli accertamenti. 
In particolare sono stati raccolti elementi sul titolare del ristorante citato dal pentito, che è anche al vertice di una azienda che si occupa di prodotti ittici: è emerso che l’uomo è parente di Saulle Politi, ritenuto il capo del clan Tornese - Politi della Scu, attivo nella zona di Monteroni. 
Sul suo conto, si parla sempre del titolare del ristorante, «sono emerse - si legge nei verbali che il pm ha depositato mercoledì scorso durante una udienza preliminare - risultanze di indagine in ordine ai rapporti di contiguità con i clan Politi e Brigante. In particolare a quest’ultimo versava periodicamente somme di denaro a titolo di sostentamento economico». 

I nomi passati al vaglio 

Passati al vaglio i nomi di Pierpaolo Panarese, il titolare dell’Isola Beach di Porto Cesareo tra i cui soci, secondo quanto ha riferito Sorio, si sarebbe anche Politi (ma come componente occulto, per il tramite di un ex calciatore). Di Carlo Zecca, ritenuto il “reggente” del clan Briganti, e coinvolto nelle ricostruzioni più recenti alla voce “stupefacenti”. Quindi diverse altre persone, alcuni dei quali risultati “affiliati” al clan Briganti che si sarebbero occupate sempre di droga. Tra i molti omissis che celano elementi che non è ancora possibile svelare, la pm della Dda ha ritenuto che alcuni elementi forniti dal pentito fossero rilevanti per il procedimento sul clan Tornese - Politi, denominato Filo D’Arianna, nell’ambito del quale è stata spiccata richiesta di rinvio a giudizio per 49 persone (45 delle quali hanno scelto di essere giudicate con rito abbreviato) e per cui è in corso l’udienza preliminare. A cominciare dal racconto sulle modalità di smercio della droga a Lecce e dintorni: «Mi fu chiesto di accompagnare L.B, presso il McDonald di Surbo, nei pressi del centro commerciale, perché doveva ricevere dei provini di erba. Ci recammo sul posto, e furono consegnati. Dopo circa una o due settimane Fabrizio Annis mi disse che dovevo accompagnarlo a prendere due chili di erba». 
«Ci recammo presso una piazzetta - prosegue - davanti a un bar dismesso». Poi la precisazione: «Lo stupefacente era di qualità del tipo Skunk» e sarebbe stato nascosto a casa della nonna di una delle persone interessate. Poi ulteriori dettagli: «Carlo Zecca gestiva il traffico di stupefacenti nel quartiere Le Vele, di Lecce, e utilizzava come base logistica una sala giochi sita nello stesso quartiere dove io effettivamente li incontravo senza necessità di contattarli preventivamente. 
Infine la narrazione sulla cena al ristorante di Lecce, con il conto parzialmente pagato al presunto boss: «In due occasioni mi invitarono - si legge nei verbali - presso il ristorante di Lecce.

Quando siamo entrati all’interno del ristorante ci ha accolto il titolare che era una persona di circa 45/50 anni, ben vestito, che indossava al polso un Rolex d’oro, il quale ci disse di averci riservato un tavolo all’attico del ristorante. Durante la cena consumammo ostriche e aragoste, il conto ammontava a 750, 800 euro, ma quando ci recammo alla cassa per pagare si presentò il titolare che disse di dargli solo 250 euro e di corrispondere la somma restante a Maurizio Briganti, a cui mandava i suoi saluti». 

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