Casarano, delitto «premeditato»: il gip, dubbi sul movente

La 357 magnum sequestrata dai carabinieri
La 357 magnum sequestrata dai carabinieri
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 21:06

Omicidio premeditato, al momento non un omicidio di mafia ma con un movente ancora poco chiaro. Avvolto da un alone di incertezza, anche dopo la confessione e l’interrogatorio. 
È quanto ritiene il gip Anna Paola Capano che nella serata di ieri ha disposto la misura cautelare nei confronti di Lucio Sarcinella, il 28enne che ha ammesso le proprie responsabilità in merito all’omicidio di Antonio Amin Afendi, 33enne, ucciso sabato scorso in pieno giorno, a Casarano, in piazza Petracca davanti a un bar pieno di gente. Lo ha fatto subito, al fianco dell’avvocato Simone Viva che ha immediatamente contattato.

L'interrogatorio e la confessione 

Il fermo di indiziato di delitto emesso nell’immediatezza dei fatti dalle pm della Dda e della procura ordinaria, Giovanna Cannarile e Rosaria Petrolo, non è stato convalidato dal gip. Ma si tratta di un passaggio tecnico prevedibile, in quanto il provvedimento doveva fondarsi sul pericolo di fuga che, considerata la decisione di costituirsi e confessare, non è stato ravvisato dal giudice che ha però subito emesso un’ordinanza di custodia in carcere per Sarcinella. 
Nessun timore di rappresaglie, secondo il gip, che ha valorizzato la conversazione dell’indagato con la moglie in cui affermava di aver ucciso Afendi e aggiungeva che da quel momento in poi sia lei che i famigliari avrebbero vissuto in tranquillità. 

«Contesto ad elevata consistenza criminale»

C’è il pericolo di reiterazione della condotta, invece: «L’omicidio per il quale si procede risulta essere maturato in un contesto contraddistinto da elevata consistenza criminale - è riportato - nel quale Sarcinella appare pienamente inserito. Non appaiono credibili infatti le dichiarazioni generiche e poco circostanziate relative al movente sotteso all’azione delittuosa e agli accesi contrasti con la vittima Afendi». Nell’interrogatorio di ieri pomeriggio, sempre assistito dall’avvocato Simone Viva, Sarcinella ha confermato la propria versione dei fatti: avrebbe ucciso Afendi dopo che quest’ultimo aveva minacciato la moglie nei pressi di un supermercato, ha riferito. L’ultima, ha aggiunto, di una serie di intimidazioni che andavano avanti da tempo, da quando per una lite a un semaforo, il suocero dell’indagato era stato accoltellato dal 33enne che era poi stato arrestato e condannato per quei fatti. 
«Non ho capito più nulla», ha detto Sarcinella riferendosi a quanto accaduto dopo la telefonata della moglie.

Da qui la decisione di recarsi in campagna, prendere un revolver 357 magnum che aveva acquistato sei o sette mesi prima per 400 euro, raggiungere il centro di Casarano, richiamare l’attenzione di Afendi e sparargli tre colpi. Uno al mento, uno al torace e l’altro all’addome. Uno quando era in piedi, il secondo mentre barcollava, l’ultimo quando era già esanime, disteso per terra. 

La ricostruzione

Erano all’incirca le 11.10 quando un appuntato dei carabinieri libero dal servizio ha lanciato l’allarme. Sono state avviate le indagini, estratti i video dai sistemi di videosorveglianza, interrogati i testimoni. 
Mezz’ora, in tutto, per compiere il delitto. Ragion per cui la difesa ritiene sia un omicidio d’impeto. Non la pensa così l’accusa, che contesta la premeditazione, tesi condivisa dal giudice: «Nonostante il breve lasso temporale intercorso tra la nascita del proposito omicida - scrive il gip Capano - e il suo compimento, esso è stato comunque tale da consentire a Sarcinella di recarsi in campagna per procurarsi l’arma che avrebbe adoperato e rinnovare fino all’ultimo il suo proposito, nonostante l’invito a desistere» da parte dell’amico, Andrea Sabato, che è indagato in concorso ma che non è stato sottoposto a misura cautelare. Sarcinella ha precisato che è estraneo ai fatti. Oggi, intanto, l’autopsia sarà eseguita dal medico legale Roberto Vaglio: non ci sono dubbi sulla causa del decesso, ma dall’analisi dei proiettili si avrà conferma sull’arma utilizzata: la 357 magnum fatta ritrovare dall’arrestato, reo confesso. 

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