L'assassino della figlia ubriaco alla guida, la rabbia di mamma Imma: «Chi ha ucciso non va riabilitato»

L'assassino della figlia ubriaco alla guida, la rabbia di mamma Imma: «Chi ha ucciso non va riabilitato»
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Sabato 12 Agosto 2023, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 18:41


«Gli assassini non possono essere riabilitati». A parlare, è Imma Rizzo, la madre di Noemi Durini, la ragazzina uccisa, da sempre contraria a qualsiasi beneficio per Lucio Marzo, condannato per l'omicidio della figlia. Dopo la perdita di Noemi, ha intrapreso un'azione di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Nel mese di luglio, si è tenuto il torneo di calcio "Un calcio alla violenza" dedicato alla giovane figlia e in memoria di tutte le vittime di femminicidio.

La rabbia della madre

La mamma di Noemi ribadisce con fermezza: «Lo Stato deve comprenderlo e ascoltare la voce delle madri.

Non sono nemmeno trascorsi sei anni dalla morte di mia figlia ed egli è già libero, concesso un permesso premio. Ha la possibilità di lavorare, mentre Noemi ha perso tutto per mano di colui che diceva di amarla. Che sorta di amore è questo? Inoltre, i premi vengono conferiti ai bambini come caramelle, quando si comportano bene. Non a chi ha privato una vita umana. L'amore non è sinonimo di violenza. Quando parlo alle giovani ragazze, sottolineo sempre questo concetto. Non devono assumere il ruolo di soccorritrici. Se si trovano di fronte a giovani uomini difficili, violenti, con problematiche e disagi, non possono guarirli con l'amore. Occorrono trattamenti e professionisti adeguati. Non lasciatevi affascinare dai bulli, dai manipolatori, e da coloro che alzano la voce e le mani».

La battaglia contro la violenza

Imma Rizzo, continua la sua battaglia nelle scuole e nelle piazze accanto e in difesa delle fragilità e si schiera al fianco delle donne, di tutte le età. Ma reagisce con forte disappunto, nell'apprendere che Lucio era in permesso premio. Così come aveva fatto quando per la prima volta il giovane aveva chiesto di poter lavorare. Mamma Imma, aveva scritto una lettera: «Non voglio mettere in discussione il concetto del reinserimento sociale o del recupero di un detenuto, ma qui si parla di un assassino che ha agito con crudeltà e lucidità dal primo momento fino all'ultimo, creandosi alibi, distruggendo prove, pulendo l'auto, eliminando ogni traccia e cambiando versione attraverso strategie subdole per liberarsi da ogni responsabilità. In tre anni, non ha mai mostrato nessun segno di pentimento».

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