Case popolari, Zappatore: «Niente più ostacoli negli sgomberi. Con il Comune rapporto cambiato da due anni»

Case popolari, Zappatore: «Niente più ostacoli negli sgomberi. Con il Comune rapporto cambiato da due anni»
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 17 Dicembre 2019, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 13:08
«La situazione è profondamente cambiata. Gli sgomberi ora si effettuano senza interferenze e ostacoli». Lo ha detto ieri il direttore di Arca Sud Salento (ex Iacp), l'avvocato Sandra Zappatore nel corso dell'udienza del processo che sta accertando se sia vero che una parte delle case popolari di Lecce e degli alloggi parcheggio siano stati assegnati in cambio dei voti alle elezioni comunali, europee e regionali del 2012, 2104 e del 2015. Ed anche se alcuni componenti dell'amministrazione comunale di quegli anni intervennero anche per bloccare gli sgomberi.

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Ne ha parlato l'avvocato Zappatore che ha gestito e gestisce gran parte di quelle pratiche, rispondendo alle domande del collegio difensivo, dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci e del presidente del collegio giudicante Pietro Baffa (a latere Silvia Saracino e Bianca Maria Todaro). Toni diversi quelli dell'udienza del 25 giugno, in cui ribadì quanto segnalato in una nota del 18 gennaio 2016: «Provvedimenti di annullamento emessi negli ultimi cinque anni: zero. Provvedimenti di decadenza: zero. Provvedimenti di accoglimento o diniego delle richieste di sanatoria: zero. Provvedimenti sindacali per contestare le occupazioni abusive: zero».

Tutto cambiato. Da due anni circa, ha fatto presente la referente dell'Arca Sud Salento. «Gli sfratti degli occupanti abusivi vanno avanti se non vi sono impedimenti. Vengono coordinati da un tavolo della prefettura presieduto dalla dottoressa Beatrice Mariano e con la partecipazione dell'ufficio casa del Comune e dei Servizi sociali. Mentre non si registrano nuove occupazioni abusive da due anni».

Dal banco dell'accusa è arrivata la richiesta di precisare cosa intenda, l'avvocato Zappatore per interferenze ed ostacoli. «Mi riferisco al passato, ai tavoli tenuti per dare risposte alle note provenienti dal Comune di Lecce, a firma degli assessori delegati o del dirigente, con la partecipazione dell'assessore regionale Angela Barbanente, di Arca Sud. Si trattava di richieste di rinvio degli sgomberi. Situazioni che non si stanno verificando più, se non ci sono impedimenti durante l'esecuzione. Solo in un caso non c'è stato il rilascio spontaneo dell'abitazione da parte degli occupanti, ma dall'amministrazione comunale non c'è stata mai alcuna opposizione. Tranne che per le segnalazioni di fragilità, per trovare una soluzione per le famiglie particolarmente disagiate. Soluzione che viene puntualmente individuata. E' tutto cambiato, forse per effetto di questo processo».

Un caso come questo, un caso di fragilità, è stato segnalato dagli avvocati Stefano De Francesco, Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi: per chiedere al Tribunale di acquisire la nota inoltrata dalla Procura di Lecce a dicembre del 2012 al Comune, allo Iacp ed alla Prefettura per fare presente la necessità di trovare una sistemazione alternativa ad una famiglia di albanesi che di lì a poco sarebbe stata sfrattata in esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo dell'appartamento occupato. Tanto per sottolineare che l'emergenza abitativa c'era anche in quegli anni. Concreta. E non solo strumentale alla ricerca di consensi elettorali. La nota è stata acquisita al processo, con il parere contrario dell'accusa. E sul punto l'avvocato Covella ha chiesto alla Zappatore quale prassi fu adottato dall'allora Iacp: «Ci fu un incontro con il procuratore Antonio De Donno, l'avvocato Maria De Salvo del Comune e la dottoressa Daniela Lupo della Prefettura. Si rappresentò la situazione di quella famiglia, una situazione di fragilità. Fu una richiesta unica, una richiesta eccezionale, fatta prima dell'esecuzione del provvedimento». Per chiarire quale normativa abbia seguito la procedura, l'avvocato Covella ha infine fatto presente che chiederà l'acquisizione al processo del fascicolo di quella vicenda.

Si torna in aula il 22 gennaio. Per un'altra udienza delicata: sarà sentito il consulente a cui il collegio giudicante ha affidato la trascrizione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Ossia, la principale fonte di prova dell'accusa.
Sarà un'udienza delicata perché i pubblici ministeri Licci e Carducci hanno chiesto che venga dato un nuovo incarico, allo stesso consulente o ad un altro, di trascrivere quelle parti rimaste con la dizione incomprensibile e difformi con le trascrizioni della Guardia di finanza. La difesa ha chiesto invece che venga prima esaminato il perito contestato dall'accusa. Per questo è stato rinviato l'esame di un testimone ritenuto chiave, il funzionario comunale Francesco Goffredo. Considerato l'omologo, per il Comune, dell'avvocatessa Zappatore.
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