Si riapre la partita per la realizzazione di un hotel di lusso nell’ex istituto delle Suore Stimmatine, in pieno centro a Lecce. Un progetto tanto voluto quanto ostruito, proposto già nel 2014 e in grado di scatenare furiose polemiche anche nei palazzi della politica. Proprietaria dell’immobile, sito in via Trinchese 21, Luxury Class srl ci sta riprovando. E non si può dire che non ci stia riuscendo, visto che ha appena ottenuto la disponibilità per la concessione di consistenti agevolazioni (Pia Turismo) da parte di PugliaSviluppo, sebbene fu la Regione Puglia - cui la società in house fa capo - a opporre, per mano dell’ex assessore all’Urbanistica Alfonso Pisicchio, il diniego che determinò la decadenza dei termini del primo finanziamento, pur in presenza di sentenza favorevole alla società salentina amministrata da Marino Congedo.
Il progetto da 15 milioni: camere extra lusso, spa e un ristorante
Il nuovo decreto che abilita Luxury Class alla presentazione del progetto definitivo è del 4 ottobre e stabilisce che a fronte di un investimento complessivo di 15,1 milioni di euro (5 in più del 2014) la Regione ne conceda 6,8 in agevolazioni a fondo perduto.
Luxury Class ci riprova dopo il primo tentativo fallito
Per ora c’è il primo via libera all’istanza istruita dal commercialista Giovanni Rapanà per conto di Luxury Class che, interpellata, spiega: «Il progetto è in attesa delle autorizzazioni di Regione e Comune. È in fase di approvazione una variante ordinaria al Piano regolatore e ci si augura che presto venga portata in Consiglio comunale. Seguirebbe il passaggio in Regione e il ri-passaggio in Consiglio. Dopodiché, dovremmo essere finalmente pronti per l’operazione», che, a regime, darebbe lavoro a 13 persone. Il cronoprogramma è quello stilato dalla società di Congedo a seguito della sentenza del Tar Lecce del luglio 2019. Dopo il mancato rilascio del permesso di costruire in deroga al Piano regolatore nel 2016, il Comune di Lecce si è costituto ad adiuvandum di Luxury, perché, a fronte del suo ok, nel 2018 fu la Regione a opporsi in Conferenza dei servizi, conducendo il responsabile dello Sportello unico per le Attività produttive dello stesso Comune a comunicare l’improcedibilità dell’iter. Spiegò l’assessore Pisicchio a Quotidiano: «La Suap è una procedura che i Comuni attivano per fare attività di deroga al Piano regolatore. Quando un Comune riceve una proposta di investimento in una determinata area che, però, presenta destinazione d’uso non compatibile e richiede di attivare un Suap, deve dichiarare che nel Prg non sono presenti altre aree compatibili o sufficienti da destinare allo stesso investimento. Il Comune di Lecce non ha fornito questa dichiarazione e quindi la procedura non può avere efficacia». Visione non corretta secondo il Tar, che così sentenziò: «La Conferenza dei servizi non può rigettare la procedura semplificata sul solo presupposto della presenza di aree nello strumento urbanistico, senza valutare se la mancata urbanizzazione incida o meno, rendendole sufficienti o insufficienti. Se così procede il provvedimento è illegittimo per la mancata valutazione di tale presupposto richiesto dalla legge». Ecco perché, al fine di evitare nuove diatribe, le parti si sono accordate per presentare una variante ordinaria. Luxury lamenta, però, ancora un ostacolo: il valore di oneri di urbanizzazione, costo di costruzione, cambio di destinazione e monetizzazione di parcheggi e aree a verde ammonta a qualche milione di euro.
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