Il medico in trincea costretto alla quarantena: «Mi sento un leone in gabbia, non abbiate paura: tutto questo passerà»

Il medico in trincea costretto alla quarantena: «Mi sento un leone in gabbia, non abbiate paura: tutto questo passerà»
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Sabato 7 Marzo 2020, 17:28
Pensate di aver studiato e lavorato una vita per curare il prossimo. Per salvargli la vita, rimetterlo in piedi, restituirlo al mondo. Pensate di aver giurato di fare tutto questo, con abnegazione e spirito di sacrificio e, all'improvviso, di vedervi costretti - per il bene di quei pazienti che ogni giorno salvate - a isolarvi, a chiudervi in casa, in attesa di sapere se siete o meno stati contagiati da un virus sconosciuto, che sta seminando paura in tutto il mondo. E' accaduto a un medico di Copertino, un medico di Pronto soccorso che ha lavorato gomito a gomito con un collega, risultato poi positivo al tampone per il coronavirus, il Covid-19. «Sono stato a contatto diretto con il collega positivo al coronavirus e ora sono anche in quarantena. E mi sento in prigione: mi sento un leone in gabbia, con questa emergenza in casa nostra» si sfoga il medico di Pronto soccorso, in un audio inviato ad amici e colleghi. 

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«Ho avuto la notizia del contagio nell'ospedale mentre ero ancora in servizio: il collega - spiega in un audio il medico salentino - mi ha avvisato subito perché avevamo prestato soccorso insieme a un paziente arrivato a Copertino in codice rosso. Sono stato subito messo in quarantena e sto soffrendo per questo. In una situazione del genere, non riesco a stare con le mani in mano, fermo, chiuso in casa. L'ospedale è di fatto chiuso, non perché ci siano criticità estreme - prosegue - ma per una questione di igiene pubblica. Deve essere tutto sanificato: il collega ha lavorato sempre e, dunque, frequentato tutti i reparti. Il Pronto soccorso è chiuso per gli accessi del 118. I pazienti che necessitano di ricoveri vengono dirottati altrove e sono interrotte le attività di ambulatorio. I pazienti all'intorno sono monitorati e coloro i quali, nel frattempo, staranno bene saranno mandati a casa».

Poi la speranza di poter presto tornare in corsia, al lavoro: «Spero che il tampone sia negativo e di poter venire fuori da questo isolamento, da questa “prigione”. Non abbiate paura. Fra poco tutto tornerà come prima, bisogna avere pazienza»
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