Prova "evidente" secondo la procura di Lecce, tanto evidente da consentire di andare subito a processo senza passare per l'udienza preliminare. Il pm Maria Consolata Moschettini ha invocato il giudizio immediato per le quattro persone accusate di aver ucciso il 75enne Donato Montinaro, il pensionato di Castrì pestato a sangue a casa, nella notte tra il 10 e l'11 giugno scorso.
Gli imputati
Secondo la procura vi sono elementi "schiaccianti", tenuto conto anche delle confessioni, per Angela Martella (avvocato Silvio Verri), Patrizia Piccinni (avvocato David Alemanno), Antonio Esposito (difeso da Luca Puce) ed Emanuele Forte (difeso da Maco Maria Costantino).
Il movente: impossessarsi di 100mila euro
La spedizione violenta, agghiacciante, ebbe luogo in una abitazione al piano terra di via Roma, a Castrì. E a parere dei carabinieri del Reparto operativo il movente era chiaro: l’ex falegname che viveva solo con una figlia disabile, cercava compagnia. E raccontava spesso, in paese e dintorni, di avere disponibilità di denaro cash. Nascosto in casa, perché «delle banche non si fidava». Avrebbe aperto la porta ai suoi aguzzini, ad ora di cena. Mentre era al telefono con una delle donne arrestate che, sempre secondo l’accusa, era solita effettuare prestazioni sessuali anche telefoniche con «vecchietti benestanti» da cui ricavare denaro. Il resto è una narrazione scioccante. Già parzialmente venuta a galla nei giorni successivi al delitto.
L'azione violenta
Stando alle ricostruzioni, che erano state riassunte nel provvedimento a firma del gip Laura Liguori, il gruppo sarebbe giunto a Castrì alle 20.48 del 10 giugno. Non avrebbero avuto alcuna difficoltà a entrare nell’abitazione, sarebbe stata la stessa vittima ad aprire, probabilmente incoraggiata dalla possibilità di un incontro intimo. Avrebbero legato e imbavagliato Montinaro con un lenzuolo e una maglietta, e poi con l’applicazione di 5 o 6 strati di nastro adesivo telato, di colore grigio, formando una sorta di cappio al collo. Lo avrebbero pestato a mani nude, infierendo sul capo e sul busto. Per poi legarlo ancora, attorno a un tavolino. Secondo il medico legale, Roberto Vaglio, che il giorno dopo ha eseguito la prima ispezione cadaverica e poi l’autopsia, l’anziano sarebbe morto per asfissia. Era incappucciato e ricoperto di panni, traverse, un tappeto. Seminudo dalla cintola in giù. Sarebbero poi fuggiti con una somma in denaro, non quantificata.