Il cardinale Marcello Semeraro: «I santi sono degli esempi a cui volgere lo sguardo»

L'alto prelato torna nel suo Salento: «Due significati, universale e locale»

Il cardinale Marcello Semeraro: «I santi sono degli esempi a cui volgere lo sguardo»
di Luana PRONTERA
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Lunedì 26 Giugno 2023, 07:36

«Madre Elisa Martinez aveva una particolare attenzione verso la vita e il servizio. La sua opera era indirizzata a tutti quelli che Papa Francesco chiamerebbe "gli scartati" di questo mondo. Persone sole, abbandonate, messe ai margini dalla società». Sono queste le parole con cui il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del dicastero delle cause dei Santi dal 28 novembre 2020, ha tracciato il ritratto della prima beata del Salento, fondatrice dell'Istituto delle Figlie di Santa Maria di Leuca. Papa Francesco, il 23 febbraio scorso, ha autorizzato il cardinale salentino, originario di Monteroni (Lecce), già vescovo di Oria (dal 1998 al 2004) e di Albano (dal 2004 al 2020), a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito alla religiosa aprendo, di fatto, la strada verso la sua beatificazione. Proprio Semeraro, in rappresentanza del Pontefice, ha presieduto la celebrazione eucaristica e il rito di beatificazione che si è svolto nella giornata di ieri sul piazzale antistante il Santuario De Finibus Terrae a Santa Maria di Leuca alla presenza di circa 3mila persone.
Cardinale Semeraro, qual è il valore di questo giorno e cosa significa per la Chiesa e per l'intera comunità?
«La beatificazione di Madre Elisa Martinez, come tutte le beatificazioni, deve essere vista da due prospettive, quella universale e quella locale. Per "locale" non intendiamo solo la diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca ma tutto il Salento. Questo momento, di grande condivisione e partecipazione, rappresenta una tappa intermedia nel percorso verso la canonizzazione e risponde al desiderio e ai bisogni del popolo di Dio di avere degli esempi verso cui voltare lo sguardo. Con la beatificazione, è concesso attribuire ai venerabili servi di Dio un culto pubblico, ma solo nei luoghi in cui sono vissuti o in cui hanno operato in attesa che vengano proposti a tutta la Chiesa. I beati e i santi sono figure capaci di stimolare, attrarre e coinvolgere. Indicano una direzione, un percorso, una strada verso la quale tendere. Questo è l'aspetto universale che si lega, a quello locale, legato al territorio salentino e alla figura di suor Elisa Martinez. Esaminando la sua vita la Chiesa le ha riconosciuto le virtù togali (fede, speranza e carità), quelle cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), i consigli evangelici della castità, povertà e obbedienza più quelle virtù che chiamiamo "annesse" tra le quali, un posto di primaria importanza, è occupato dall'umiltà. L'umiltà è il terreno su cui fioriscono i valori e se la terra è buona lo saranno anche i frutti».
Il messaggio trasmesso da madre Elisa Martinez, attraverso la sua vita e il suo esempio è trasversale. Cosa ci ha lasciato in "eredità"?
«Madre Elisa aveva una particolare attenzione verso la vita e il servizio. La sua opera era indirizzata a tutti quelli che Papa Francesco chiamerebbe "gli scartati" di questo mondo. Persone sole, abbandonate, messe ai margini dalla società. Credo che il messaggio più importante sia proprio questo. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una fase molto complicata, occupata dalla pandemia, dalla paura, dalle incertezze. Quel senso di potenza che avevamo prima, si è molto attenuato. Oggi, nei libri, nei saggi e nel sentire comune si sottolinea molto l'aspetto della fragilità e della vulnerabilità delle persone. Ci accorgiamo di non essere degli eroi. Abbiamo ritenuto di poter essere invincibili. Non è così. Questa fase ci ha reso consapevoli che la scienza ha fatto grandi passi avanti ma è incapace di risolvere alcune fragilità più profonde. E allora il senso è questo. Siamo uomini ed essere uomini significa anche essere fragili ed esposti alle difficoltà. Questo genera in noi molte domande ed è importante che ci siano degli esempi a cui guardare per avere delle risposte».
Il Salento può essere considerato "Terra di Santi"?
«Don Tonino Bello è stato dichiarato venerabile il 25 novembre 2021, la causa di Mirella Solidoro è ancora in corso mentre Madre Elisa è diventata Beata.

Questi tre nomi ci ricordano che la santità, sia quella riconosciuta dalla Chiesa, sia quella che siamo chiamati a vivere da battezzati, è un cammino da percorrere insieme. La nostra terra, ha una vocazione particolare, che è quella per la pace. Siamo a pochi chilometri di distanza dal cimitero in cui è sepolto don Tonino Bello. Anche lui, come Madre Elisa Martinez, è portatore di un messaggio universale che attinge dallo stesso vangelo. Il messaggio di don Tonino potremmo riassumerlo con l'ultima delle encicliche di Papa Francesco: "Fratelli tutti". In questo periodo viviamo con gli occhi puntati su ciò che accade in Ucraina e in Europa ma non dobbiamo dimenticare il resto del mondo. Vorremmo che le nostre Chiese imparassero a vivere la fede con un coraggio sempre maggiore per far entrare il Vangelo nelle pieghe più profonde delle persone. San Paolo diceva che quando l'umanità si incontra con la grazia di Dio produce "una vita stupenda"».

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