Seminavano il terrore tra coetanei: 5 aggressioni. Ma non ci sarà nessun processo per la baby gang

Seminavano il terrore tra coetanei: 5 aggressioni. Ma non ci sarà nessun processo per la baby gang
di Pierangelo TEMPESTA
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Sabato 17 Giugno 2023, 20:49 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 19:10

Erano stati identificati come una “gang senza paura”. Una baby gang: un capo e i suoi sottoposti, tutti tra i 10 e i 14 anni, che, con tanto di divisa, seminavano il terrore tra i coetanei a Calimera ispirandosi a serie tv orientali dai contenuti violenti. Questo, almeno, stando alle accuse iniziali rivolte nei confronti del gruppo, composto da 15 ragazzini. Per loro, però, non ci sarà nessun giudizio: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Lecce, Paola Liaci, ha disposto per tutti l’archiviazione, così come richiesto dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni Simona Filoni.

Le divise


Stando alle accuse, il gruppo - composto da 14 ragazzi di età inferiore ai 14 anni e quindi non imputabili e da un ragazzo più grande, ma sempre minorenne - si era dato un’organizzazione con una struttura verticistica: un capo e diversi adepti, tutti con ruoli chiari e ben definiti anche dal colore delle divise indossate: viola per il capo, nere per tutti gli altri. 

Cinque le aggressioni contestate


Sei in tutto le persone offese nel procedimento, nel quale ai ragazzini sono stati contestati cinque episodi.

Un minorenne sarebbe stato aggredito con calci e pugni e avrebbe riportato la rottura del setto nasale. Altri coetanei sarebbero stati picchiati senza motivo, un altro gruppo sarebbe stato preso a botte durante una partita di pallone. Un ragazzo, infine, avrebbe subìto il furto di un pacchetto di patatine nella villa comunale. Gli episodi erano finiti all’attenzione dei carabinieri della stazione cittadina, che avevano avviato le indagini, interessando la Procura del Tribunale per i minorenni. All’esito dell’istruttoria svolta dagli investigatori, però, il magistrato titolare delle indagini ha chiesto e ottenuto l’archiviazione: «La gravità delle vicende - si legge nella richiesta - per come inizialmente ipotizzata, risulta considerevolmente ridimensionata dalle successive acquisizioni investigative». Oltre alla non imputabilità di 14 dei 15 ragazzini coinvolti, il pubblico ministero ha rilevato che «la maggior parte delle condotte oggetto di denuncia, poste in essere da soggetti già piccoli in danno di minori ancora più piccoli di età, parrebbe costituire l’estrinsecazione non già di un modus vivendi improntato alla commissione di illeciti, alla sopraffazione e alla violenza ma, piuttosto, ispirato dal desiderio malsano di traslare realtà e dinamiche fantasiose appartenenti a serie tv molto in voga, di origine orientale, il cui comune denominatore risultano essere la violenza e il dominio di alcuni esseri umani su altri, in una organizzazione criminale strutturata gerarchicamente con ruoli ben definiti ed evidenziati anche dalle divise indossate da ciascun adepto».


I ragazzi, per il magistrato, erano mossi più dal desiderio di far parte di una “gang senza paura” piuttosto che dalla consapevolezza di consumare delitti ai danni dei coetanei e di porli in essere nonostante la loro non imputabilità. Da qui la richiesta di archiviazione, che il giudice per le indagini preliminari ha accolto perché gli elementi raccolti non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio. 
I ragazzi sono stati assistiti dagli avvocati Massimo Gabrieli Tommasi, Alessandro Sarinelli e Antonio Palumbo.

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