Banda ultralarga, ok del governo al maxi-piano da oltre 12 miliardi

Banda ultralarga, ok del governo al maxi-piano da oltre 12 miliardi
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Venerdì 7 Agosto 2015, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 10:46
Il governo scioglie il nodo della banda ultra-larga. Dopo più di 4 mesi di stop and go, Palazzo Chigi ha deciso di mettersi finalmente in gioco gettando sul tavolo i primi soldi veri del piano da oltre 12 miliardi

(di cui 5 da soggetti privati) destinato a cablare, entro il 2020, l'intero territorio nazionale. Al termine della riunione convocata ieri, in serata il Cipe ha sbloccato 2,2 miliardi di euro che verranno subito utilizzati per far marciare i cantieri aperti in quasi 7 mila comuni. «Nella banda larga adesso ingraniamo la sesta marcia, realizziamo l'infrastruttura più importante dei prossimi 20 anni e saremo leader in Europa nel giro di un triennio: oggi siamo l'ultima ruota del carro», ha detto Matteo Renzi. Il quale ha chiamato l'industria del settore a fare la propria parte.



«A questo punto per gli operatori di telefonia non c'è altro da fare che mettersi in gioco», ha esortato il premier precisando che «i finanziamenti sono un primo intervento, l'obiettivo è la copertura completa del Paese, in modo che non ci sia una singola zona che resti indietro». Parole che prefigurano la strategia del governo, il quale favorirà nella prima fase la copertura nei territori italiani attualmente meno serviti dalla rete e comunque potenzialmente meno appetiti dagli operatori privati. A cominciare (con uno stanziamento di 250 milioni ) da comuni montani e rurali nei quali Internet è una chimera. «Il privato, dove l'operazione sta in piedi da sola e si tiene, non ha problemi a intervenire ma dove non rende e ha più difficoltà a investire interveniamo noi. Partiamo dalle zone nere, a fallimento di mercato» ha detto Renzi. Dei 7 miliardi di provenienza pubblica, ha poi quantificano il premier, 4,9 vengono da iniziative del governo e 2,1 dai fondi strutturali regionali. La svolta di ieri («A quelli che ci chiedono cosa stiamo facendo al sud, diamo la migliore risposta: mentre qualcuno piange, altri fanno» ha rivendicato Renzi) dissolve le nubi che si erano addensate intorno al piano che serve a superare lo scoglio del digital divide. E che, secondo il governo, potrebbe favorire la creazione di 9 mila posti di lavoro. L'esecutivo aveva infatti approvato già nel marzo scorso il piano denominato “Strategia italiana per la banda ultralarga e per la crescita digitale 2014-2020”. E dopo aver ricevuto l'ok dal ministero dell'Economia (che aveva suggerito alcune correzioni), sembrava non ci fossero più intoppi. Ma per ben tre volte (l'ultima delle quali il 26 giugno scorso) il Consiglio dei ministri aveva sospeso il decreto già pronto. Si era parlato di dubbi di Bruxelles sul fatto che il piano potesse costituire un aiuto di Stato. E si erano anche sparse voci su una contrarierà del Quirinale in merito ad un decreto privo degli indispensabili requisiti di necessità di urgenza. Incagli che appaiono superati alla luce degli ultimi sviluppi. «Già entro l'autunno si potranno aprire le prime gare Infratel», ha specificato Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, aggiungendo che «se i privati faranno la loro parte, come sembra di capire dall'esito della consultazione alla quale hanno partecipato 30 operatori, gli obiettivi della banda ultra-larga per tutti i cittadini entro il 2020 sono possibili».



Un ruolo di primo piano verrà affidato al gruppo Enel, cui spetterà il compito di portare la fibra ottica in 33 milioni di contatori. Un passaggio tecnico cruciale per permettere all'85% degli italiani, entro cinque anni, di poter navigare sulla rete sull'onda di 100 Mbps. A tutti, secondo gli auspici del governo, sarà comunque garantito di poter viaggiare alla velocità di 30 Mbps.