La Puglia in rete: l'ora di accelerare. Le strategie in campo

La Puglia in rete: l'ora di accelerare. Le strategie in campo
di Massimiliano IAIA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Marzo 2021, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 09:23

L’emergenza della pandemia ha fatto mettere in risalto quanto la digitalizzazione sia ormai indispensabile nelle case, negli uffici pubblici e nelle aziende, come sanno bene tutti i cittadini che nell’ultimo anno hanno dovuto proseguire le loro attività tra smart working e didattica a distanza, senza considerare ovviamente tutti gli servizi che possono essere forniti con un adeguato sistema digitale, gli stessi servizi che non potevano essere garantiti proprio per l’impossibilità di uscire dalle abitazioni nei mesi del lockdown.


In Puglia sono stati realizzati interventi infrastrutturali in circa 200 Comuni per costruire nuove reti o ampliare quelle esistenti, assicurando a cittadini e imprese connessioni ultrabroadband. E gli investimenti stanno per vedere i loro frutti, per mettere fine ai ritardi che finora hanno caratterizzato la digitalizzazione la Puglia, con l’eccezione dell’area metropolitana di Bari. «Circa l’attività innovativa di impresa - hanno scritto i ricercatori di I-Com in uno studio - emerge come la Puglia conti 507 imprese iscritte nella sezione delle start-up innovative, seconda regione nel Mezzogiorno e nona in Italia. Tra il 2016 e il 2020, il numero di start-up è cresciuto al ritmo medio annuo del 48%. La provincia di Bari rappresenta quindi la metà delle start-up regionali e, nel complesso, si tratti di imprese dal valore della produzione molto ridotto (inferiore a 100mila euro annui per il 70% del campione). La provincia di Lecce risulta la prima in rapporto al numero di abitanti (171 start up per milione di abitante). Più distanziate Brindisi, Foggia e Taranto, rispettivamente con 83, 72 e 62».

L'AGENDA DIGITALE

Per quanto concerne le infrastrutture digitali, gli interventi previsti dall’Agenda Digitale della Regione Puglia si focalizzano sull’implementazione della rete a banda larga e sulla costituzione di un data center regionale. Per la copertura delle aree bianche (destinatarie di finanziamenti pubblici), «in Puglia i lavori sono partiti circa due anni più tardi, però risulta essere una delle pochissime regioni d’Italia ad aver completato e consegnato tutti i progetti previsti». Anche il quadro normativo non aiuta la transizione digitale: «Nel settore delle telecomunicazioni, devono essere richiesti in media sette permessi per ciascun Comune e occorrono 210 giorni per avviare gli impianti». In Puglia «quasi la metà delle amministrazioni pubbliche non ha ancora firmato le concessioni per l’avvio dei lavori e ha altresì adottato ordinanze anti-5G».
Sul fronte relativo alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, l’analisi mostra che i comuni pugliesi nel quale il personale è stato coinvolto in attività formative Ict sono il 7,1% del totale contro una media nazionale del 16,2%. Insomma, anche secondo I-Com occorre investire tanto nelle infrastrutture quanto nella cultura del digitale.
E risorse per il digital divide arrivano anche dal nuovo Decreto Sostegni: 35 milioni di europer colmare il digitale divide nelle Regioni del Sud così da consentire un corretto svolgimento della Dad. Queste risorse serviranno per l’acquisto di dispositivi e strumenti digitali individuali e per assicurare una connettività di dati illimitata, da concedere in comodato d’uso alle studentesse e agli studenti meno abbienti della Puglia, ma anche di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna e Sicilia. 

LE PAROLE DEL MINISTRO

La Trasformazione digitale dell’Italia «s’ha da fare» ha detto il ministro dell’Innovazione tecnologica e Transizione digitale, Vittorio Colao, - anche perché «il digitale può e deve essere inclusivo» - ma per realizzarla bisogna stringere sul digital divide che ci vede «uno dei paesi in Europa» con la forbice più larga, con praticamente 1 italiano su 5, «il 17% della popolazione fra i tra i 16 e i 74 anni che non ha mai usato internet, contro il 9% in Europa, quasi il doppio». Solo il 42% degli italiani, sempre fra i teenager e gli over 70, possiede competenze digitali di base, contro il 58% in Europa.
Sono le famiglie del Centro e del Nord a possedere le quote più elevate di beni tecnologici. Il personal computer, ad esempio, è diffuso in uguale misura nel Centro e nel Nord (circa il 60%) e meno nel Sud (51,8%). Inoltre, nel Centro-nord si riscontra la quota più alta di famiglie che possiede l’accesso ad Internet (oltre il 54%) e la connessione a banda larga (circa il 46%), mentre nel Sud e nelle Isole le quote scendono e si attestano rispettivamente intorno al 47% e al 37%.

© RIPRODUZIONE RISERVATA