Intitolare un premio ad un giornalista come Renato Moro, con un’idea dinamica del mestiere ritagliata tra i parametri di una solida professione e quelli degli albori delle contemporaneità più felici e visionarie, significa coltivare molte cose. Intanto vuol dire voler guardare ad un giornalismo che pensa, che non dimentica, che cerca il senso delle cose, che analizza, costruisce, controlla e giammai raccatta il titolo dall’ultimo strillo (o Tik Tok che dir si voglia) del web. È un giornalismo che guarda ai Social e li usa pure, ma non si fa da essi usare; che pondera la virtualità e la accoglie, ma non perde il passo con la realtà e con i territori di cui si fa narratore “operaio”. Per queste linee, e tante altre trasversali tra storia e futuro, il Premio Giornalistico “Renato Moro” che prende il via con la sua prima edizione, presentata ieri sera a Galatone, non poteva non rivolgersi ai giovani studenti di Puglia.
Le scuole
Sono coinvolte le ultime classi del triennio delle Scuole secondarie di Secondo Grado di tutta questa lunghissima regione: l’invito è ai ragazzi che guardano a questa professione, o che possono pensare di sperimentarsi, di capire che cosa vuol dire essere oggi giornalisti e anche che cosa vorrà dire esserlo domani. Saranno loro infatti nei vari elaborati, declinati nelle diverse forme in cui oggi si comunicano notizie (dalla scrittura classica al video, reels e web journalism), a cimentarsi in laboratori giornalistici ogni anno per entrare in questo virtuosistico percorso. E finiranno poi, loro stessi, per raccontare a noi il vento che muove i pensieri del futuro. Dalle loro parole emergerà l’idea di giornalismo più fresca, fluiranno le innovazioni che hanno intuito, impastate insieme ad esempi che restano, diventano parametri, argini nutrienti da seguire. Renato è stato un collega prima e un esempio poi per tanti giornalisti, non solo nell’alveo di Nuovo Quotidiano di Puglia. Questo premio oggi intitolato a lui, a quasi tre anni dalla sua prematura e improvvisa scomparsa, lo racconta molto. “Un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, la voglia di stare al passo senza trasfigurarsi ma senza smettere di correre, sempre, oggi come ieri: c’è tutto questo nella sua storia di osservatore di un territorio che con i suoi colleghi ha finito in parte per disegnare. Nel bene e nel male, perché a chi mette i piedi nella terra nuda e corre, capita pure di sbagliare strada a volte, salvo poi ritrovarla.
Il ritratto
Moro era nato nel 1960 ed era giornalista professionista dal lontano 1985. La sua attività lo ha visto diventare presto protagonista delle inchieste e della cronaca degli anni in cui la Puglia era stretta nella morsa della Sacra Corona Unita. Lui con il suo taccuino e una voglia ostinata di capire, dalla prima linea ha raccontato evoluzione, sviluppo e parabola discendente della malavita organizzata che ha spadroneggiato per una lunga stagione tra le vie del Salento. La sua professione racconta di un cronista curioso, scrupoloso, ironico a volte, ma sempre sempre e soprattutto appassionato. E intorno alla sua figura, di salentino cresciuto tra studi classici e precoce passione giornalistica fino al ruolo di caporedattore di Nuovo Quotidiano dal 2010, dopo una vita trascorsa a far crescere la “sua” redazione, è ritagliato questo premio che in un certo senso gli assomiglia. È stato ideato dal Comune di Galatone, sua città natale, e dall’associazione “A Levante”, organizzato in collaborazione con la sua testata “Nuovo Quotidiano di Puglia”, il Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università del Salento e con il patrocinio della Presidenza della Regione Puglia, della Provincia di Lecce e dell’Ordine dei giornalisti di Puglia.