Ubriaco e contromano, carabiniere uccide un 35enne: condanna a 4 anni

Il tribunale di Brindisi
Il tribunale di Brindisi
di Salvatore MORELLI
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Venerdì 5 Aprile 2019, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 09:02
«Per quello che ho fatto non esistono scuse». Le parole sono del carabiniere 59enne Agostino Filippo Rifici, pronunciate nell'aula del Tribunale ordinario di Roma poco prima che arrivasse il verdetto a suo carico: è stato condannato a 4 anni e 4 mesi per la morte del 35enne Giuseppe Petraroli, di San Vito di Normanni, deceduto la notte del 20 marzo 2018 a causa di un incidente stradale. L'imputato, che ha perso la gamba sinistra in seguito a quel drammatico incidente frontale, era accusato di tentato omicidio stradale: a bordo di una Ford C Max, poco dopo la mezzanotte, aveva imboccato un tratto del Raccordo anulare in contromano dopo essersi ubriacato. L'impatto fatale, contro la Ford Fiesta condotta da Giuseppe, avvenne fra le uscite 11 (di Nomentana) e 12 (Sant'Alessandro - Centrale del Latte).
Il pm Edoardo De Santis aveva chiesto la condanna del militare, non in servizio al momento dell'incidente, a sei anni e otto mesi di carcere, contestando le circostanze aggravanti. Il gup Andrea Fanelli ha invece ritenuto prevalenti le circostanze generiche, facendo diminuire di un terzo la pena chiesta dalla Procura.
Rifici, in sedia a rotelle, è stato costretto a restare in aula più di mezz'ora dopo la fine dell'udienza per permettere alle forze dell'ordine di allontanare amici e parenti della vittima (tra cui la fidanzata Giordana e gli amici laziali della Curva Nord), arrivati presso il Tribunale di Roma per assistere al processo, avvenuto con il rito abbreviato. Subito dopo la lettura del dispositivo, il gruppo ha protestato contro quel verdetto urlando contro il militare, che lo scorso anno era operativo presso il Comando generale, accusandolo di aver tradito i valori della divisa mettendosi alla guida ubriaco. Altri hanno rivolto invece la propria rabbia contro il gup, ritenendo che non abbia accolto le richieste dalla Procura per salvare il militare.
Il 59enne, sospeso dall'Arma in seguito all'incidente, ha preso la parola prima dell'inizio della discussione, dicendo: Per quello che ho fatto, per il mio comportamento non esistono scuse. Il carabiniere è stato anche condannato a pagare una provvisionale di 200mila euro ai genitori della vittima, costituitisi parte civile.
La notte del 20 marzo del 2018, Giuseppe Petraroli stava viaggiando a bordo della sua Ford Fiesta nella carreggiata interna del Grande raccordo anulare quando all'improvviso si trova davanti l'auto del militare. Il frontale è tremendo, Giuseppe muore sul colpo. Il carabiniere, in coma, viene invece ricoverato in ospedale, ma quando arriva l'esito dell'alcool test il risultato è inequivocabile: il tasso alcolemico è superiore al 1,5 g/l. Arrestato, pochi giorni dopo perde la gamba sinistra in seguito alle ferite riportate. Giuseppe, (brindisino di nascita, romano d'adozione e appassionato tifoso della Lazio) era spesso in viaggio. Prima dell'incidente era stato a New York, Bucarest e Lisbona. Seguiva la squadra biancoceleste sia all'Olimpico che in trasferta, sui campi di mezza Europa. Inoltre, trascorreva parte del suo tempo libero in palestra. La sua gioia di vivere e le sue avventure in giro per il mondo venivano spesso condivisi sul suo profilo facebook. Erano stati tanti i messaggi di cordoglio per la sua morte, fra i quali quello dell'Elitè Romana della Lazio che sulla sua pagina facebook avevano scritto: Ciao Giuseppe, Laziale vero. Riposa in pace!.
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