Ricorso a Mattarella contro la cassa di colmata. Ma il fronte del sì fa quadrato

Il progetto definitivo della vasca di colmata
Il progetto definitivo della vasca di colmata
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:06

Nonostante la Valutazione d’impatto ambientale favorevole, prosegue la battaglia delle sigle ambientaliste contro il progetto della vasca di colmata tra Costa Morena Est e pontile Petrolchimico. Nelle scorse ore, infatti, Wwf, Legambiente, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, No al Carbone e Italia Nostra hanno depositato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per cercare di far valere le proprie ragioni. Le associazioni, dopo avere studiato tutta la documentazione relativa all’opera, ritengono che il progetto presenti «tali e tante criticità da rendere assolutamente insensata la scelta della sua realizzazione. Sono stati infatti riscontrati gravissimi impatti sull’ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio faunistico e naturalistico, che le misure individuate nel decreto ministeriale non riescono ad eliminare e neppure a minimizzare». A preoccupare, innanzitutto, sono «le modalità con cui sono state effettuate le caratterizzazioni e ancor più l’aver rinviato al progetto esecutivo la soluzione di criticità che andavano valutate in sede di Via». Permangono, inoltre, tutte le criticità evidenziate dall’Autorità di bacino, «sicuramente ostative al rilascio del provvedimento positivo di compatibilità ambientale». E ancora più gravi sarebbero «gli effetti negativi dell’opera sotto il profilo paesaggistico», che la Soprintendenza ha evidenziato denunciando «la violazione di numerose norme delle Nta del Piano paesaggistico territoriale regionale» e parlando di «notevolissimi impatti sotto il profilo paesaggistico». Impatti che insieme a quelli degli impianti già presenti contribuiscono «a porre una pietra tombale sulla possibilità di recupero di un tratto di costa che, a dispetto della presenza dei manufatti industriali alle spalle, conserva ancora la sua conformazione originaria ed evidenti caratteri di naturalità».
Ma gli ambientalisti di Brindisi stigmatizzano anche gli impatti sul patrimonio archeologico e la «irreversibile alterazione del “Sistema Fiume”» con la distruzione di un «habitat naturale assolutamente unico ed irripetibile e di fondamentale importanza per la tutela della fauna selvatica». Il ricorso, precisano, «non si basa sulle valutazioni di ambientalisti mossi da spinte decresciste, come qualcuno vuol far credere, ma sugli accertamenti istruttori e sulle valutazioni di organi tecnici pubblici che hanno evidenziato molteplici ed insuperabili criticità che avrebbero dovuto indurre il ministero della Transizione ecologica ad un giudizio negativo di compatibilità ambientale».

E infine, le associazioni si dicono convinte che il ricorso «provocherà le solite reazioni scomposte da parte degli “industrialisti ad ogni costo”».

La contromossa

In effetti, subito dopo l’avvio della battaglia legale, è nato il comitato “Azione per lo Sviluppo e Attività del Porto”, di cui fanno parte Camera di commercio, Confindustria, Cna, Confesercenti, Confcommercio, Confimprese, Raccomar, Ops, Fedespedi, Propeller Club e Avvisatore Marittimo. Una costituzione salutata con soddisfazione dal deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D’Attis, che va all’attacco: «A Brindisi è giunta l’ora di scoprire le carte e di contarsi ed è arrivato il momento che il sindaco Rossi dica da che parte sta: se sta dalla parte di chi, come noi, lavora per il potenziamento delle infrastrutture portuali, oppure se ha abbracciato la causa di chi vorrebbe frenarne lo sviluppo». Esiste, denuncia infatti il parlamentare azzurro, «un fronte, per fortuna minoritario, di sedicenti associazioni ambientaliste che non sanno più che strada esperire per bloccare le opere nello scalo brindisino, nel silenzio assordante del sindaco Rossi. Hanno persino fatto ricorso al Capo dello Stato per questo, rincorrendo un fantomatico “nuovo modello di sviluppo” che porterebbe Brindisi alla povertà e alla desertificazione economica». Proprio il sindaco, sostiene D’Attis, a questo punto deve chiarire «da che parte sta». Una richiesta avanzata anche dall’ex assessore all’Urbanistica Pasquale Luperti, che rivolge la domanda anche al Partito democratico.

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