Variante Sud, binari tra alberi e reperti archeologici. Ambientalisti pronti a dare battaglia. Una questione di primaria importanza in quello che è ormai un conclamato braccio di ferro fra residenti, associazioni ambientaliste da un lato e Rfi, Regione Puglia e Governo dall'altro è quella della valenza ecologica, archeologica, storica di Lama San Giorgio, perché è da qui che dovrebbe passare il nodo ferroviario Bari centrale Torre a Mare. Per Lama San Giorgio non si tratta di un solo antico corso d'acqua ma di complessive 3 lame (letti di antichi corsi d' acqua, fiumi o torrenti), infatti a nord-ovest dell'asta principale della lama c'è un affluente lama Giannavella e a nord-est c'è lama Vrazzullo, altro affluente. Già in uno studio archeologico risalente a una ricognizione del 2009 si evidenziava l'esistenza di aree della Lama San Giorgio ad «alto rischio archeologico per la presenza di frammenti fittili di epoca pre-protostorica e romana, altri di epoca romana, di materiale sporadico di epoca romana, medievale e rinascimentale».
La relazione
Questa relazione venne allegata al progetto preliminare, approvato il 15 febbraio 2013 dal Cipe, che accolse le prescrizioni del ministero della Cultura che imponeva a Italferr di prevedere fra l'altro adeguate somme «per la realizzazione di eventuali scavi archeologici che si rendessero necessari nel caso in cui fossero rivenuti siti o contesti di interesse archeologico allo stato attuale non conosciuti» e imponeva l'assistenza archeologica per qualsiasi opera di scavo «potendo compromettere la stratigrafia archeologica esistente».
Intanto il 25 marzo 2020 Rfi affida progettazione esecutiva e esecuzione dei lavori per la linea ferroviaria Bari centrale Torre a Mare alla ditta D'Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali. A giugno del 2021 i legali dei proprietari di immobili e terreni segnalano la compromissione dello stato e del valore identitario dei luoghi, sia per i carotaggi avvenuti sul costone sinistro del letto idraulico, sia a seguito del passaggio di ruspe per la realizzazione della recinzione del cantiere sul costone destro con danneggiamento di muretti a secco e vegetazione arbustiva della macchia. Inoltre segnalavano la presenza di alberi monumentali tutelati a «concreto e imminente rischio di abbattimento».
Tutt'altra la versione dell'appaltatore. I luoghi non sarebbero stati affatto compromessi per i carotaggi, non sarebbero state realizzate piste di cantiere ma strade già esistenti, tutte le operazioni di posa sarebbero state effettuate a mano, nessun muretto a secco demolito. Quanto agli alberi l'appaltatore ha chiesto di ricollocare i 4 ulivi e i 2 carrubi monumentali, mentre per 4.155 ulivi e 473 alberi di varia natura ne ha proposto l'abbattimento. Il Dipartimento agricoltura della Regione Puglia ha in pratica invitato a cercare aree vicine per consentire il reimpianto degli ulivi e Rfi ha emesso avvisi per manifestazioni di interesse ad accogliere le piante non monumentali. Al momento non c'è stata alcuna attività di spostamento o abbattimento o espianto di alberi monumentali e non. L'8 giugno scorso c'è stato un ulteriore sopralluogo dell'appaltatore e, come da verbale, non risulta nessuna attività propedeutica ai lavori. Le uniche attività sarebbero quelle dei carotaggi, perimetrazioni con recinzioni e approfondimento archeologico.
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