«A Taranto si muore ancora di inquinamento: notizia di reato nello studio Oms sul danno sanitario»

«A Taranto si muore ancora di inquinamento: notizia di reato nello studio Oms sul danno sanitario»
di Nicola SAMMALI
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Domenica 23 Gennaio 2022, 05:00

Dopo l’anteprima dello studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle conseguenze delle emissioni del siderurgico di Taranto, il mondo ambientalista prepara la controffensiva per fermare l’inquinamento della fabbrica. 

Le reazioni

Legambiente chiede al ministero della Sanità di respingere le richieste di Acciaierie d’Italia di rivedere la Valutazione del danno sanitario (Vds), mentre il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto è pronto a presentare un esposto alla Procura, perché quel rapporto costituirebbe notizia di reato. I dati dell’Oms, riportano le associazioni, confermano la validità dei tre studi su cui sono fondati: la Vds condotta da Arpa Puglia, Aress Puglia e Asl Taranto (versione 2018), il progetto Sentieri del ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità e il Piano strategico di sviluppo e valorizzazione dell’area di Taranto della Regione Puglia. 
«Il rapporto dell’Oms è molto importante perché smentisce tutti coloro che ritenevano accettabile l’inquinamento dell’Ilva a Taranto dopo il 2012. Le emissioni dello stabilimento Ilva continuano ad essere incompatibili con la salute pubblica e l’Oms fornisce dati in tal senso», scrivono in una nota Massimo Castellana e Alessandro Marescotti. «Se da una parte lo studio Oms registra una riduzione del danno sanitario - grazie anche all’intervento della magistratura - dall’altra i dati evidenziano la sua prosecuzione, conteggiando il numero di morti premature fra gli over 30. E la stima non tiene in considerazione i danni sanitari relativi all’inquinamento di acqua e suolo, e quindi alla contaminazione della catena alimentare», avvertono. 
Tuttavia «è ben magra soddisfazione scoprire che l’inquinamento uccide di meno quando non si deve morire di inquinamento. Si passerebbe infatti, secondo lo studio Oms, da un eccesso di mortalità stimabile nel periodo di gestione dei Riva in un range di 27-43 morti premature annue a un eccesso di mortalità stimabile in un intervallo annuo di 5-8 morti premature se fossero invece applicate le prescrizioni previste dall’Aia 2015», riferiscono. «Se un inquinamento si protrae nel tempo e un autorevole studio internazionale stima morti premature allora la cosa non può lasciare indifferente la magistratura. Questo rapporto dell’Omsa a nostro parere costituisce notizia di reato e ci attiveremo pertanto con un esposto alla Procura affinché venga acquisito dalla magistratura per ogni migliore sua valutazione in ordine alle condotte e agli eventuali responsabili. Ma c’è anche una domanda - concludono - che poniamo ai sostenitori della decarbonizzazione fra dieci anni: sono accettabili dalle 50 alle 80 morti premature complessive da oggi a dieci anni?». 
Legambiente invece chiama in causa i ministeri della Salute e della Transizione. «Chiediamo al ministero della Sanità, anche sulla scorta dello studio dell’Oms, di respingere al mittente la richiesta di Acciaierie d’Italia di rivedere i parametri con cui è stata effettuata la Vds», ha dichiarato Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia. Ma l’attenzione è sulla richiesta di Acciaierie d’Italia di diminuire i tempi di distillazione del coke nelle tre batterie in funzione: Legambiente vorrebbe che il ministero della Transizione la respingesse. «Si tratta di impianti le cui emissioni, sia convogliate che fuggitive, sono tra le più nocive dell’acciaieria e vanno perciò limitate il più possibile», ricorda Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. «L’allungamento a 24 ore dei tempi di distillazione del coke è una delle misure previste dall’Aia, fortemente voluta a suo tempo anche da Legambiente, ed è stata imposta nell’ultimo piano ambientale, a fronte della richiesta aziendale di ridurli a 20 ore, per il conseguente aumento delle emissioni inquinanti.

Non c’è spazio per alcun annacquamento, per alcuna modifica che non sia validata da una preventiva valutazione dell’impatto sanitario del complesso degli impianti». 

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