«Ragazzina di 13 anni palpeggiata»: uomo di 54 anni condannato a sei anni e sei mesi

«Ragazzina di 13 anni palpeggiata»: uomo di 54 anni condannato a sei anni e sei mesi
«Ragazzina di 13 anni palpeggiata»: uomo di 54 anni condannato a sei anni e sei mesi
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 29 Novembre 2023, 21:40 - Ultimo aggiornamento: 22:00

Sei anni e mezzo di reclusione ad un uomo di Ceglie Messapica accusato di atti sessuali con una ragazzina di 13 anni. Approfittando dell’amicizia con i genitori, si sarebbe intrattenuto con la loro figlia quando non erano in casa. Lo stesso imputato, 54 anni, è stato invece assolto dall’accusa più grave, quella di violenza sessuale.

La decisione è arrivata nel primo pomeriggio dal collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Brindisi (presidente Tea Verderosa, a latere Ambrogio Colombo e Leonardo Convertini) ed ha parzialmente accolto sia le richieste dell’accusa che della difesa: il pubblico ministero Luca Miceli ha chiesto la condanna ad otto anni di reclusione ritenendo sussistente sia l’accusa di violenza sessuale che di atti sessuali, con l’aggravante per entrambi che la vittima fosse minore di 14 anni. 

Gli avvocati difensori Cosimo e Giuseppe De Leonardis hanno invocato l’assoluzione ritenendo che nel processo con dibattimento in aula non si fosse formata la prova delle attenzioni morbose alla ragazzina contestate all’imputato.

La sentenza di primo grado ha condiviso l’impostazione della difesa sulla ricostruzione dei fatti riguardante l’accusa più grave. 

I dettagli

Il perché dell’orientamento del collegio giudicante sarà spiegato nelle motivazioni attese nei prossimi tre mesi, intanto il dispositivo della sentenza ha previsto una provvisionale per la famiglia della vittima costituitasi con l’avvocato Antonio Ciracì e che debba essere il processo civile a quantificare il risarcimento del danno. Pene accessorie per l’imputato, fra le quali l’interdizione dagli uffici pubblici e dalle mansioni concernenti le attività dei minori.

Le parti potranno eventualmente proporre appello alla sentenza di questo processo figlio dell’inchiesta avviata dopo la denuncia querela presentata dai genitori della ragazzina. Tutto cominciò notando la persistenza di un turbamento. Giorni in cui la loro figlia non era più lei, chiusa in se stessa, qualche volta in lacrime, rabbuiata. La loro vicinanza, la comprensione, l’affetto e l’amore riuscirono a fare breccia nella vergogna e dopo le prime confessioni decisero di sottoporla ad una visita ginecologica.

L’esito stabilì che avesse avuto rapporti sessuali. Quel muro di silenzio che pian piano si stava sgretolando fece emergere la figura ambigua di un amico di famiglia. Un uomo che avrebbe potuto essere il padre di quella ragazzina avrebbe approfittato di lei e tradito la fiducia dei genitori mentre non erano in casa. Da qui la contestazione che poi non ha trovato riscontro nell’aula di giustizia Metrangolo del Tribunale di Brindisi: a giugno del 2017 l’avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale completo. In questi casi il codice di procedura penale specifica che la violenza fisica non sia necessaria per contestare l’ipotesi di violenza sessuale: basta il fatto che la vittima sia minore, se meno di 14 anni scatta l’aggravante.
La condanna ha invece riguardato quelle volte che l’imputato avrebbe baciato e palpeggiato la ragazzina. 
Sempre in casa dei genitori, senza tenere conto dell’influenza psicologica esercitata su di lei essendo un uomo adulto.
Se questa è la verità o se la verità sia un’altra lo stabilirà l’ultimo grado di giudizio.

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