Norman Atlantic, 32 a processo: morirono 31 passeggeri

Il rogo sulla Norman Atlantic
Il rogo sulla Norman Atlantic
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Giovedì 31 Ottobre 2019, 20:21
A cinque anni dalla tragedia che costò la vita a 31 passeggeri, arriva il rinvio a giudizio per la società, gli armatori e l'equipaggio della Norman Atlantic.
La tragedia avvenne nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, quando scoppiò un incendio a bordo del traghetto che viaggiava dalla Grecia ad Ancona e che in quel momento si trovava al largo delle coste brindisine. Le fiamme divennero indomabili fino a provocare il naufragio della nave e l'evacuazione degli oltre 500 passeggeri. In 31 morirono, 19 dei quali risultano ancora oggi dispersi, e altri 64 rimasero feriti.

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A cinque anni dai fatti, inizierà il 26 febbraio 2020 dinanzi al Tribunale di Bari il processo nei confronti dei presunti responsabili, 32 imputati rinviati oggi a giudizio per i reati, a vario titolo contestati, di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime, oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione. Saranno processati Carlo Visentini della società Visemar, proprietaria del traghetto, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines, noleggiatrice della nave, il comandante Argilio Giacomazzi, 26 membri dell'equipaggio e le due società. Nell'udienza preliminare si sono costituite 61 parti civili, tra naufraghi e familiari delle vittime, molti dei quali testimonieranno nelle prime udienze del processo, raccontando quello che accadde a bordo. Stando alle indagini coordinate dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, a originare le fiamme che poi causarono il naufragio fu un camion frigo lasciato con il motore acceso, perché non c'erano abbastanza prese di corrente. Una serie di negligenze e successivi errori (impianto antincendio inidoneo e attivato sul ponte sbagliato, allarme dato in ritardo) avrebbe poi consentito al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile. Il rinvio a giudizio «è un primo importantissimo risultato, una certificazione sulla gravità delle condotte poste in essere non solo dall'equipaggio a bordo ma soprattutto da parte degli armatori, che nella piena consapevolezza di aver elevato il rischio a carico dei passeggeri, hanno accettato quel rischio pur di continuare a far girare la nave e far girare il loro registratore di cassa», ha dichiarato l'avvocato Massimiliano Gabrielli, legale di una trentina di parti offese. L'avvocato Gaetano Castellaneta, codifensore dell'armatore Carlo Visentini e della società Visemar, si è detto «certo che quello che poteva essere valutato sin da oggi emergerà con grande chiarezza sulla non responsabilità dei nostri assistiti».
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