Figlio e padre sfuggiti al blitz antimafia: irreperibili i capi Gianluca e Cosimo Lamendola

Il blitz di martedì
Il blitz di martedì
di Erasmo Marinazzo
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Giovedì 20 Luglio 2023, 20:55 - Ultimo aggiornamento: 21:02

Irreperibili. Non si sono fatti trovare, e dunque, non sono stati arrestati Gianluca Lamendola ed il padre Cosimo, 34 e 51 anni, di Brindisi, accusati di essere il primo il capo, il promotore e l’organizzatore del ricostituito clan mafioso Lamendola-Cantanna, il secondo l’organizzatore. Insomma, mancano all’appello il numero uno ed il numero due dell’inchiesta del pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Carmen Ruggiero, e dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni diretti dal capitano Vito Sacchi e dal tenente Alberto Bruno, sull’organizzazione mafiosa figlia dell’eredità lasciata dal capostipite Carlo Cantanna, nonno di Gianluca Lamendola, e affiliato - hanno detto questo le sentenza passate in giudicato - ai mesagnesi Antonio Vitale, Massimo Pasimeni e Daniele Vicentino.

Gli arresti

Entrambi sono sfuggiti al blitz di martedì mattina in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano, che ha disposto 21 arresti in carcere e uno ai domiciliari.

Nell’elenco degli indagati da sottoporre alla misura più restrittiva ci sono anche i Lamendola figlio e padre, va da se’ ora - come atto dovuto - l’apertura di un nuovo fronte di accertamenti per capire come abbiano fatto a sfuggire al blitz: se siano stati eventualmente insospettiti da qualche sopralluogo di poche ore prima del blitz o per altre ragioni.

Le ricerche

Sono ricercati in Italia ed all’estero, Gianluca e Cosimo Lamendola. Non fosse altro perché le migliaia di pagine dell’ultima inchiesta raccontano anche di una capacità di costruire rapporti e relazioni anche con altri clan malavitosi, come pure della conoscenza di come funziona, e fare funzionare, la rete del sostegno finanziario degli affiliati alla Scu. Le prossime ore ed i prossimi giorni diranno se avranno avuto un ripensamento e si costituiranno, oppure se hanno organizzato una latitanza con uno o più nascondigli e con la garanzia di avere risorse economiche sufficienti per non esporsi alle ricerche dei carabinieri.

Il ruolo del boss

Personaggio chiave in questa inchiesta, Gianluca Lamendola. Nelle 272 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare viene descritto come un boss vecchio stampo: nessun interesse a investire i profitti dei traffici e dello spaccio di droga in attività imprenditoriali, ma concentrato soprattutto sulle attività illecite attorno a cui è nata e si è ampliata la Scu: droga, con l’imposizione del “punto”, una percentuale, agli spacciatori fuori dal suo cerchio magico. Ed estorsioni: nelle intercettazioni si vanta con il padre Cosimo di ricavare dai cinque ai settemila euro alla settimana nella raccolta porta a porta dai commercianti.

Metodi violenti e pene

Altra caratteristica ereditata dal passato: metodi violenti. Per atterrire i commercianti messi sotto estorsione ed anche gli spacciatori ritenuti infedeli come pure i componenti di altre organizzazioni criminali. Fra le accuse contestate quelle di due tentati omicidi, di lezioni e di violenza privata per il taglio sulla spalla a cui sarebbero stati sottoposti due uomini per imprimere su loro il marchio della Scu. E le spedizioni punitive con pestaggi anche per fare giustizia sommaria in questioni private. In buona parte dei 64 capi di imputazione dell’inchiesta compare il nome di Gianluca Lamendola, anche in quella di associazione mafiosa e di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Con il ruolo di capo e di promotore. Accuse che se dovessero trovare conferma definitiva nei gradi di giudizio, potrebbero comportare una pena superiore ai 20 anni di reclusione.
Appena un gradino sotto il padre Cosimo. Indicato come il gestore della base operativa di Contrada Mascava. Insomma, figlio e padre non è escluso che si siano fatti due conti ed alla fine abbiamo la scelta estrema della fuga.
 

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