Brindisi, l’ex boss in semilibertà: il “professore” Vicientino potrà andare a lavorare

Brindisi, l’ex boss in semilibertà: il “professore” Vicientino potrà andare a lavorare
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 21:14 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 20:36

Il “professore” ha ottenuto la semilibertà. Il mesagnese Daniele Vicentino potrà lasciare il carcere di giorno per andare a lavorare. E per fare poi rientro in cella nelle ore serali e notturne.
Lo ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Messina, città dove si trova recluso l’uomo definito nel 2011 dal collaboratore di giustizia Ercole Penna componente del quadriunvirato composto da lui stesso, da Massimo Pasimeni e da Antonio Vitale. È stata accolta l’istanza presentata da Vicentino con l’avvocato Raffaele Missere essendo trascorsi i termini per ottenere questo beneficio di legge, grazie anche allo sconto di cinque anni sulla pena definitiva, accordatogli per la buona condotta tenuta durante il regime di detenzione.

L'arresto e la latitanza

Arrestato dai carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Brindisi il 13 marzo del 2011, latitante alla cattura dell’operazione Calipso di fine settembre dell’anno prima, Vicientino è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga e per spaccio. Il cumulo di pene aveva raggiunto i 39 anni, ridotti poi a 30 quale limite massimo. Quattordici anni intanto li aveva scontati in regime di custodia cautelare, altri cinque sono stati depennati per buona condotta ed ecco che lo stesso Vicientino ha preso carta e penna per chiedere la semilibertà.
Se osserverà pedissequamente le disposizioni di questo regime, l’uomo indicato undici anni fa come uno dei boss del clan dei Mesagnesi, beneficerà della possibilità di restare di giorno fuori dal carcere per circa un paio di anni. Sino a quando, cioè, non avrà finito di scontare del tutto la pena.
Vicientino si sta per trovare, dunque, davanti ad un bivio: si metterà alle spalle la carriera criminale che ha avuto come conseguenza 25 anni di vita da recluso? Oppure riprenderà da dove ha lasciato? Certo è che Mesagne non è quella che lasciò quando i carabinieri misero fine alla sua latitanza.

Non è quella dove Penna lo collocò nel ristretto gruppo decisionale del clan: «Quando uso l’aggettivo nostro faccio riferimento al gruppo capeggiato da me, Massimo Pasimeni, Antonio Vitale, Daniele Vicentino e dai nostri affiliati. Posso dire che noi quattro siamo sostanzialmente sullo stesso piano al vertice dell’associazione e godiamo di poteri equivalenti. Nel periodo in cui Pasimeni e Vitale era detenuti, io e Vicientino, liberi, godevamo di pieni poteri e potevamo prendere qualsiasi decisione riguardante l’associazione. In altre parole chi sta in libertà, potendosi muovere più facilmente di chi è detenuto, gode di un vero e proprio potere di supplenza e può agire a nome dei capi che sono detenuti».

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