Boss di mafia liberi, l'Sos nella relazione Dia: riflettori sui nuovi assetti Scu. La mappa della criminalità

Boss di mafia liberi, l'Sos nella relazione Dia: riflettori sui nuovi assetti Scu. La mappa della criminalità
di Roberta GRASSI
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Domenica 2 Ottobre 2022, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 21:44

I riflettori sono puntati sulle scarcerazioni. Non imminenti, forse, ma aritmeticamente plausibili considerato che le condanne che hanno riguardato i capi storici della Scu risalgono agli anni Novanta. E in quest'ottica, è riportato nel report della Dia che si riferisce al secondo semestre 2021, che si guarda con attenzione agli scenari e all'organizzazione dei clan a Lecce città e in tutto il Salento.

I nomi


«La liberazione degli storici boss Briganti, Leo e Tornese - è scritto - comporteranno una necessaria fase di riorganizzazione dei gruppi criminali che perseguono un percorso evolutivo caratterizzato da una effervescente strategia operativa tendente a permeare in modo silente anche il tessuto economico». Il prefetto, Maria Rosa Trio, rileva sì una «situazione di pace tra gruppi criminali», ma anche un efficace «inserimento nell'economia legale con particolare riferimento al settore del commercio e del turismo in cui riciclano il denaro».
Tornando alle scarcerazioni, ne parla anche il questore di Lecce, Andrea Valentino che ha evidenziato come le «associazioni mafiose salentine sembrino adottare una strategia finalizzata al reinserimento di personaggi di spicco, reduci da più o meno lunghi periodi carcerari, nell'economia e nelle società legali cercando di fornire loro una ricostruita immagine di imprenditori o lavoratori».


Il risultato? «Un silenzioso ma pervicace inquinamento dell'economia legale con disomogeneità nella distribuzione del reddito, degli aiuti statali, dell'allocazione delle risorse produttive e quindi un'alterazione delle regole della libera concorrenza di mercato. Un inquinamento che si realizza spesso con i profitti accumulati dai sodalizi con il traffico di sostanze stupefacenti». La droga, lo si ripete ogni anno, ogni semestre, resta la principale fonte di reddito delle associazioni criminali.

I proventi vengono reinvestiti, riciclati, in settori differenti. Riversati nell'economia legale che ne risulta così compromessa, così come la libera concorrenza.

La mappa


Tornando agli schemi tradizionali della Sacra corona unita, gli equilibri sono i seguenti.
Nella città di Lecce rimane inalterata l'egemonia dei gruppi criminali Pepe - Penza e Briganti con l'appoggio dai Tornese di Monteroni. Per lo smercio di cocaina, si registrano legami con la ndrangheta e in particolare con i Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria).
«Rispetto all'area urbana la provincia - è riportato - tende ad essere più geocentrica in quanto i gruppi mafiosi notevolmente ridimensionati rispetto al passato fanno generalmente capo ad interi nuclei familiari radicati nei piccoli comuni di residenza. Nello scenario provinciale il clan Amato ad esempio ha dimostrato una capacità di infiltrazione nell'economia legale».
Anche nei territori limitrofi al capoluogo salentino la principale attività illecita rimane il traffico di stupefacenti che ha «determinato la formazione di una galassia malavitosa - si legge - in cui criminalità organizzata e comune si fondono indissolubilmente».


C'è poi il business del gaming, i giochi (talvolta d'azzardo, ma non sempre), che secondo la Direzione investigativa Antimafia, rappresenta un altro dei campi prediletti dai clan della provincia come ad esempio quello dei Coluccia di Noha che, «sebbene più volte scompaginato dalle inchieste degli ultimi anni e in ultimo indebolito dalla collaborazione con la giustizia di un suo noto esponente si è mostrato particolarmente interessato a infiltrare l'economia legale».


Infine le estorsioni, e i segnali intimidatori e violenti in danno di beni mobili ed immobili di proprietà di artigiani, commercianti ed imprenditori ma anche funzionari pubblici ed esponenti delle Amministrazioni locali. E poi un cenno alla preoccupazione per il «cospicuo numero di armi sequestrate nell'ambito delle attività di contrasto».
Il Salento si distingue anche per una certa operatività nel settore degli sbarchi dei clandestini. «L'area di approdo più frequentemente utilizzata dagli scafisti è la costa del basso Adriatico, in particolare il litorale che da San Cataldo si estende fino Santa Maria di Leuca con saltuari sbarchi sulle coste joniche. Nel corso di distinte operazioni di polizia sono stati rintracciati numerosi soggetti tra cui minori prevalentemente di etnia pakistana ma anche curdi, iracheni, iraniani, siriani, palestinesi, egiziani, nonché cittadini appartenenti alle repubbliche dell'ex 
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