La Corte d'Appello conferma la condanna per l'ex parroco di Brindisi: «Atti sessuali con un chierichetto»

La parrocchia di Bozzano
La parrocchia di Bozzano
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 11 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:24

Otto anni di reclusione con l’accusa di atti sessuali su minori. Professatosi sempre innocente, anche con una lettera inviata alla Curia, per l’ex sacerdote Francesco Caramia, 48 anni, di Mesagne, la Corte d’Appello di Lecce ha confermato la condanna di primo grado del 28 settembre 2017 dei giudici della sezione unica penale del Tribunale di Brindisi (presidente Genantonio Chiarelli).

La decisisone

La Corte presieduta da Ettore Nesti (a latere Giovanni Surdo ed Adele Ferraro) ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Giovanni Gagliotta di condividere la ricostruzione dei fatti della sentenza di primo grado riguardo gli abusi che don Caramia avrebbe commesso su un chierichetto di 8 anni fra il 2008 ed il 2009, quando era un giovane parroco della chiesa San Giustino de Jacobis del quartiere Bozzano di Brindisi. Confermate anche le provvisionali previste per i familiari e per la stessa vittima, parte civile con l’avvocatessa Carmela Roma.

Respinta la richiesta di assoluzione degli avvocati difensori Giancarlo Camassa e Rosanna Saracino.

L'inchiesta

Dunque anche il secondo grado di giudizio ha avallato l’inchiesta condotta dall’allora pubblico ministero della Procura di Brindisi, Milto De Nozza, con i carabinieri e che vide la prima discovery con il decreto di perquisizione e sequestro notificato a dicembre 2015 che ebbe come conseguenza le dimissioni di don Caramia dalle funzioni di parroco.

La testimonianza della vittima

Ed anche questo processo e questo nuovo collegio giudicante ha ritenuto attendibili i racconti della vittima di quei pomeriggi e quelle serate sempre attorno alle 18-18.15, un paio di volte alla settimana dopo il catechismo, in cui sarebbe stato costretto a sottostare ad atti sessuali “per opera di Dio”. 
Questi ed altri particolari il ragazzo li raccontò nell’incidente probatorio del 2016 disposto dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso, la consulenza affidata a Monica Legittimo sostenne l’attendibilità: «Normalmente orientato nel tempo e nello spazio, dotato di un ottimo livello intellettivo e buone funzioni cognitive». Ed ancora: «Capacità attentive e linguistiche adeguate alla sua età, buona capacità menemonica per quanto attiene alla sua storia personale recente e passata. Non si mostra suggestionabile, resistendo all’insidia delle domande guidanti ed al rischio di adesione all’autorevolezza dell’intervistatore» .
Aveva 15 anni la vittima quando si sottopose all’esame delle parti utilizzato poi nel processo. Riferì che talvolta sarebbe riuscito a sottrarsi a quegli appuntamenti indesiderati trovando una scusa, ma che altre volte sarebbe stato costretto con le minacce. Minacce che sarebbero state usate anche per fargli tenere la bocca chiusa su quegli incontri: se ne avesse fatto cenno a qualcuno l’allora parroco avrebbe esercitato il suo “grande potere”, come pure sarebbe stato in grado di fare perdere il posto di lavoro al padre e di fare separare i genitori.

La richiesta dei difensori

La difesa ha chiesto di esaminare nuovamente la vittima, facendo presente che la sentenza di primo grado avesse fatto presente che nell’incidente probatorio gli furono poste troppe domande suggestive. Anche perché, hanno fatto presente i difensori, oggi è una persona adulta. Istanza rigettata. Tre mesi il termine indicato per depositare le motivazioni della sentenza che saranno analizzate dagli avvocati difensori per proporre ricorso in Cassazione. Intanto Francesco Caramia ha dato le dimissioni dallo stato clericale, dopo la sospensione disposta con l’arresto del 15 giugno del 2016. Non è più sottoposto a misura cautelare, l’imputato. Ed anche per lui vige il principio di presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio. 

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