Mafia a Bari, Decaro in lacrime: «Rinuncio alla scorta, non ho paura». Poi l'affondo: «Il centrodestra come Gomorra»

Mafia a Bari, Decaro in lacrime: «Rinuncio alla scorta, non ho paura». Poi l'affondo: «Il centrodestra come Gomorra»
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 09:48

Ricostruisce l'accaduto, si difende e attacca: «Rinuncio alla scorta perché non posso essere sindaco antimafia e contemporamente accettare la commissione d'accesso nominata dal ministro Piantedosi». Antonio Decaro a valanga, dopo la notizia della nomina, da parte del ministro dell'Interno, della commissione d'accesso che dovrà valutare se vi siano state o meno infiltrazioni mafiose nell'amministrazione del Comune di Bari. Una nomina che il primo cittadino ha definito «un atto di guerra» del centrodestra

Le foto

«Ecco un'inquietante foto dei parlamentari di centrodestra al Viminale - ha detto Decaro - dopo il blitz "Codice interno”. Fra quei parlamentari ci sono Mauro D'Attis che oggi è vicepresidente della commissione antimafia, e il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che insieme a un altro viceministro alla Salute, (Marcello Gemmato, ndr) hanno chiesto, in qualità di membri del Governo a un altro membro del Governo, di far sciogliere il comune per mafia. Le fotografie testimoniano il flirt di queste persone con Canonico e Olivieri - ha continuato Decaro, proiettando le pagine dei giornali - testimoniano l'accordo elettorale fa Canonico e Ferri, arrestata per voto di scambio in un altro comune, a Valenzano.

E con Lorusso, moglie di Olivieri, candidata nel centrodestra. Evidentemente c'era un disegno politico chiaro».

La scorta

«Sono sotto scorta da nove anni, ma se c'è solo l'anticamera di un sospetto sul sottoscritto e su Bari allora rinuncio alla scorta. Non posso essere considerato un sindaco sotto scorta e conteporaneamente accettare che si insedi la commissione d'accesso nel Comune che amministro. Il procuratore Rossi ha detto parole chiare su questo Comune, ha detto che “ci siamo difesi da rischi di infiltrazione mafiosa”. Ma qui non parliamo di magistrati, ma di funzionari della prefettura che rispondono al ministro, che decide se sciogliere o non sciolgiere il Comune. E ci sono rappresentanti del centrodestra che perdono le elezioni da vent'anni, che hanno candidato chi è finito nell'operazione “Codice interno” e dimentcano che Olivieri sono io ad averlo cacciato dalla Multiservizi, sono io ad aver depositato 23 denunce in questi anni».

Tredici i fascicoli che Decaro ha consegnato al ministero dell'Interno: «Non li hanno letti. E a maggio 2019, come risulta dai fascicoli che ho consegnato, sono io ad aver accompagnato tre cittadini in questura a presentare denuncia e in due casi su tre votavano per me, per le mie liste. Le ho denunciate io quelle persone. Il problema di questa come di altre città è il trasformismo, perché i Parisi io li ho incontrati solo nelle aule giudiziarie, quando mi sono costituito parte civile. Lo dico al centrodestra che Tommy Parisi non ha mai cantato per il Comune, nonostante avesse fatto già i manifesti. E devono ricordare che sono loro, è il centrodestra a volere che Parisi chiudesse la loro campagna elettorale con un concerto al San Paolo».

 

Le lacrime

Poi un passaggio personale: «Io non sono un supereroe, ho paura per me e per la mia famiglia, ma non posso girarmi dall'altra parte». Racconta di una lettera ricevuta da un'impresa, che aveva ottenuto l'aiuto del sindaco contro le estorsione del clan Parisi. «Li abbiamo denunciati» dice Decaro, cedendo alla commozione. 

«Le abbiamo tolte noi le spiagge al clan Parisi, noi che ci siamo costituiti parte civile contro i clan 19 volte perché la mafia, i clan di questa città li guardiamo in faccia e li sfidiamo» ha detto ancora strappando l'applauso dei comitati antiracket e dei commercianti che hanno partecipato alla conferenza stampa. 

«Non sono preoccupato per me, ma per la mia città». Poi l'affondo, durissimo, al centrodestra. «Hanno detto che “si riprenderanno la città di Bari”, come Pietro Savastano diceva in Gomorra, ma Bari è dei baresi, non si fa prendere da nessuno, è dei cittadini che sudano, che lavorano, che si impegnano con onestà. Nel centrodestra sono invidiosi che la città sia cresciuta, che sia bella, che ci siano i turisti, i posti di lavoro, a loro dà fastidio. Non vogliono una città che cresce perché siamo noi ad amministrare. Tanto a loro che gliene frega, con gli stipendi e le pensioni da parlamentari. Ora ho il dovere di difendere la mia dignità davanti alle mie figlie, ho servito con onore questa città, senza paura, ho giurato quel giorno sulla Costituzione italiana e non mi sono mai girato dall'altro parte, non ho mai mancato di rispetto a un cittadino, a un sindaco, a un ministro. Ma hanno fatto male i conti, perché tutto questo - ha chiuso rivolgendosi al centrodestra - vi si ritorcerà contro. Non mi hanno fatto paura i boss, i clan, i Diomede, i Capriati, i Parisi, figuratevi se posso avere paura di voi. Mi rimetto la fascia tricolore perché sono un uomo delle istituzioni  e darò tutto il supporto, l'assistenza e la documentazione richieste dalla commissione. A Bari ci sono tanti clan mafiosi, è vero, ma Bari è una città che resiste, che non piega la testa e non si gira dall'altra parte. Ricordiamocelo sempre». 

Parla Decaro

«Io capisco l'amarezza del sindaco di Bari. Il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie non certo agli amministratori locali». L'intervento del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, intervistato dal Tg1 dopo le polemiche sull'accesso agli atti al Comune di Bari. 

La risposta

La risposta dei parlamentari pugliesi di Forza Italia Dario Damiani, Rita Dalla Chiesa, Andrea Caroppo, Giandiego Gatta e Vito De Palma. “Male non fare, paura non avere: se Decaro non ha nulla da temere, dovrebbe apprendere con la massima soddisfazione l’intervento del Ministro per fare chiarezza sulle infiltrazioni mafiose al Comune di Bari. Perché nessuno è “intoccabile” e dinanzi a 150 arresti, che sono un fatto oggettivamente gravissimo, la nomina di una Commissione da parte del governo non è “lesa maestà”, ma un atto dovuto. Anziché toni roboanti da comizio urlato, di cui non comprendiamo le ragioni, avrebbe dovuto unirsi a noi per fare chiarezza e restituire alla città di Bari la serenità che merita. Ovviamente, noi siamo con il Ministro Piantedosi, con l’on D’Attis e il viceministro Sisto nella ricerca della verità e a tutela della legalità in una pagina dolorosa per Bari che non meritava la mano prepotente della mafia nella gestione di una delle più importanti municipalizzate, per esempio. Non è costruendo una propaganda all’insegna del vittimismo che Decaro farà del bene alla città, ma sostenendo l’azione coraggiosa degli uomini e delle donne che vogliono una Bari libera dalla mafia”.

«Da una parte le lacrime del sindaco Decaro, che sono le stesse di tanti sindaci di centrodestra che hanno subito la stessa sorte, dall’altro un atto amministrativo (che nulla a che fare con l’inchiesta penale) sul quale è necessario fare chiarezza: la verifica dello Stato sul Comune di Bari non è contro i baresi ma è in favore della città e della legalità. C’è una legge, l’art. 143 del TUEL, che OBBLIGA il Ministero degli Interni all’indagine sul Comune, dopo quanto accaduto nell’ultimo mese. Ci sono elementi univoci, concreti e rilevanti che portano all’istituzione della Commissione d’accesso, tra cui l’amministrazione giudiziale di una partecipata totalmente dal Comune (AMTAB), senza contare l’arresto, nel corso di questi anni, di due consiglieri comunali per voto di scambio con esponenti mafiosi», aggiunge Fratelli d'Italia.

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