Bellomo apre ai civici: «Non è un dogma il candidato di partito»

Bellomo apre ai civici: «Non è un dogma il candidato di partito»
di Beppe STALLONE
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Lunedì 25 Settembre 2023, 05:00


Programmi, alleanze, candidature sono al centro del dibattito politico a Bari. Davide Bellomo, alla sua prima legislatura, deputato della Lega di Salvini ha comunque una lunga militanza politica nel centrodestra, è stato assessore provinciale e consigliere regionale.


Onorevole, cosa sta avvenendo in questo periodo nel centrodestra barese, in vista delle elezioni europee e amministrative, quale è la sua fotografia?
«Il clima è buono, fra i tre partiti oltre a Noi Moderati. C’è sintonia, i segretari regionali vanno d’accordo, perché anche i rapporti umani servono per trovare soluzioni, questo il primo dato su cui partire e che fa ben sperare. Si sta ragionando e non c’è chi sostiene che il candidato deve essere di una forza piuttosto che di un’altra. Il ragionamento che si sta facendo è quello di trovare una persona idonea per vincere».


Il centrodestra non fa le primarie però c’è un partito che pesa di più. Questo significa che alla fine Fratelli d’Italia deciderà?
«No, è però chiaro che è quello che ha la primogenitura di proposta, riconosciuta anche da noi in questo senso. Certo è il primo partito in Italia e in Puglia, quindi è giusto che la prima parola spetti al partito che ha più consensi sul territorio, ma in una comunione di intenti. È evidente che una soluzione si deve trovare e la si trova in armonia. Anche se la decisione spetta a loro ci stiamo muovendo per trovare la persona capace di vincere».


Comunque avete qualche nome della Lega?
«No, nomi non ne abbiamo fatti. E lo dico non per nascondermi o per tatticismo. Le prime proposte che erano state fatte erano quella del senatore Melchiorre e del senatore Sisto. Per legittime ragioni, la cosa non è stata accettata ma non è stato un rifiuto. Melchiorre dopo un anno non se l’è sentita di lasciare il suo impegno in Senato, Sisto vuole portare a termine la riforma della giustizia. Quindi una volta tramontate queste ipotesi, ora ci stiamo sedendo al tavolo per trovare la persona più idonea per questa candidatura. Nomi non ne abbiamo fatti e farlo ora significa volergli male».


Che tempi vi siete dati per programmi e candidatura?
«Il prima possibile. Io vorrei che prima dell’autunno il candidato possa essere in grado di partire. Il candidato deve attrarre, oltre le liste civiche che già ci sono, anche qualche altro e non è indifferente chi sia. Conta anche la capacità personale di colloquio con chi deve poi entrare in coalizione».


Potrebbe anche essere un candidato della società civile o necessariamente uno dei partiti?
«Tendenzialmente la preferenza è per un uomo che sia identitario, però non è un dogma. Se poi è una persona autorevole allora come partiti facciamo tutti un passo indietro, perché il punto è vincere le elezioni».


Questa volta intravedete una vittoria facile?
«No. Chi fa questa valutazione fa un errore ciclopico. Perché le amministrative, diversamente dalle politiche hanno altre logiche. Ci sono i candidati che corrono, una serie di liste civiche a sinistra hanno poi il loro valore. Basti pensare che l’altra volta Decaro con le sue liste ha fatto il 25%, il Pd il 16%, i partiti classici della coalizione che ha vinto non hanno raggiunto neanche il 20%. Chiaro che l’aria è buona ma bisogna aggregare, altrimenti le forze si disperdono».


Fiera del Levante. Sarà uno dei punti all’ordine del giorno del futuro sindaco di Bari. Da un lato Forza Italia, propone fiere di settore, quartiere fieristico più ridotto, vendita a terzi degli spazi rimanenti per farne uffici, alberghi centri congressi. Dall’altro Altieri, presidente Invimit ha lanciato un appello a Decaro ed Emiliano prospettando la possibilità di finanziamenti per il rilancio di tutta la Fiera. La posizione della Lega quale è?
«Noi baresi dobbiamo convincerci che la Fiera, così come la abbiamo vissuta, non ha più motivo di esistere.

Perché le fiere campionarie oggi con la globalizzazione e internet non sono più necessarie. Oggi per tre quarti, ragionando in riduzione, sono padiglioni di enti pubblici poi qualche chincaglieria, quindi così come non va. Allora l’idea è mantenere una parte della Fiera, fare convegnistica ed essere attrattiva per le specializzate. Poi se al barese gli vogliamo dare quella settimana di festa d’accordo la organizziamo, ma su tutto il resto bisogna decidere che direzione dare. Se uffici o un polo eno-gastronomico con ristoranti e alberghi o altro».


Oltre alla questione Fiera quali dovrebbero essere le prime questioni che il vostro sindaco, in caso di vittoria del centrodestra, dovrebbe affrontare?
«La sicurezza, Bari non è più una città sicura, abbiamo visto le spaccate in centro, le donne in piazza Garibaldi non possono più circolare dalle 7 di sera. Poi la viabilità. Si fanno le piste ciclabili, ma realizzate in quella maniera paralizzano la città».


Il centrosinistra come sta lavorando secondo lei?
«Hanno problemi loro credo rilevanti, non voglio entrare in casa di altri. Basta che i soggetti facciano quello che dicono, perché poi si mettono insieme l’alfa e l’omega e poi quando devi governare non è semplice».

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