Federica, la psicologa degli ultimi: un team prosegue la sua opera

​La 33enne è morta tre anni fa. Un’associazione fondata dai genitori prosegue il lavoro

Federica, la psicologa degli ultimi: un team prosegue la sua opera
di ​Gino MARTINA
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Lunedì 18 Marzo 2024, 09:29

Quando Alex, ragazzo originario del Ghana, ha saputo che la risposta all'ultima delle sue lettere non gli sarebbe mai potuta arrivare, si è lasciato andare alle lacrime. La sua ancora di salvezza non c'era più. L'ira e la delusione per quella mancata replica tanto attesa si sono così trasformate in disperazione per la perdita e orgoglio per il suo riscatto, personale e sociale, dopo essere stato rinchiuso nel carcere minorile del Fornelli e aver incontrato la mano tesa di quella donna. Quel giorno del marzo 2021 Alex seppe della morte di Federica Angiuli, la psicologa e la psicoterapeuta delle persone fragili, il punto di riferimento per gli emarginati, per i più giovani in difficoltà. A 33 anni, gli ultimi sette convissuti con una malattia che l'ha portata via troppo presto, ha lasciato un'eredità preziosa (oggi è il terzo anno che Federica non c’è più), raccolta dai genitori, Antonella e Raffaele, dai fratelli Luigi e Luca, e dagli amici. Così da luglio di quell'anno è nata l'associazione che porta il suo nome e la sua missione, dove otto tra psicologi e psicoterapeuti sono a disposizione nella sede di via Carulli, a Bari, lì dove era il suo studio. E non solo. Perché, come accade in questi giorni al liceo Marconi con i ragazzi di 14 terze, l'associazione si fa pieno carico di progetti per i giovani.

Con “A parole tue” ecco il supporto psicologico che comprende tre incontri da due ore ciascuno, per un totale di sei ore per ognuna delle classi coinvolte. Potenziamento delle risorse personali, educazione ai sentimenti e sulle principali dinamiche relazionali adolescenziali, gestione delle emozioni, potenziamento capacità di cooperazione sono gli obiettivi. Nessun costo a carico della scuola e dei suoi studenti. Tutto offerto dall'associazione che porta avanti la missione della vita di Federica.


«Lei aveva una sensibilità molto elevata ma allo stesso tempo era una persona pragmatica – racconta mamma Antonella -. La sua sensibilità nei confronti del prossimo era fuori dal comune, una caratteristica che l’ha contraddistinta fin da bambina. Aiutava chi stava male e dava tutto per gli altri, con capacità di risolvere i problemi stupefacente. Oltre ai ragazzi accolti nel suo studio – racconta ancora - per sedute nelle quai chiedeva poco se non nulla, metteva a disposizione la sua empatia eccezionale, convinta che per i giovani, la società e le famiglie fossero il problema dei loro disagi.

E faceva di tutto per far venire fuori il meglio di loro».

Proprio come per Alex, salvato durante gli anni al Fornelli, rinchiuso con l'accusa infamante di immigrazione clandestina. Un'accusa che gli aveva fatto covare rabbia verso gli altri, divenuta poi fiducia grazie a Federica. Una metamorfosi dovuta alla sua generosità che fu salvifica per il ragazzo venuto dall'Africa, oggi impegnato nel sociale, pronto ad aiutare gli altri. Una generosità che il progetto del Marconi spera possa essere trasmessa a chi a distanza di tre anni avrà accesso al servizio dell'associazione, già in passato impegnata con altre scuole, Balilla e Imbriani. L'obiettivo è uno solo: aiutare i giovani. Quelli più fragili, quelli a rischio emarginazione. Lo strumento per riuscirci è anche unico: farlo attraverso le proprie competenze di psicologi e psicoterapeuti, come era Federica, laureatasi e poi specializzatasi in maniera brillante in psicoterapia cognitivo comportamentale, tanto che la direttrice della scuola di specializzazione di Bari, la professoressa Mariagrazia Foschino, ha voluto dare una mano ai nuovi percorsi con la sua supervisione.

Non solo. Entro maggio è in cantiere un altro progetto, quello del “Centro polisportivo e psicoterapia solidale”, che avrà come perno lo sport praticato dai ragazzi a rischio emarginazione e la loro educazione, grazie anche alla disponibilità del campo da calcio e basket della parrocchia di San Sabino di don Angelo Cassano, il referente regionale di Libera.
«Questo progetto – spiega la mamma di Federica – vede anche la partecipazione del Cus e dell'Università. L'idea era già nata nel carcere minorile, quella di portate lo sport dentro e fuori, creando squadre di calcetto che potessero relazionarsi con se stessi e gli altri all'esterno, imparando il gioco di squadra, le regole e il rispetto. È quanto lei avrebbe voluto, impegnata com'era anche per i ragazzi malati di Sla e nello sportello dell'Università Lum, che le dedicherà presto un'aula». Un riconoscimento che vale quasi il segno tangibile delle vite dei ragazzi salvati dal suo impegno, che in questo modo può continuare.
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