Stupro di Palermo, l'ipotesi del filmato venduto. «Mando il video solo a chi devo, poi elimino tutto»

Il leader del branco, Angelo Lores, e quelle chat intercettate dai carabinieri. "Non è che spunta che l’avete stuprata?"

Stupro di Palermo, l'ipotesi del filmato venduto. «Mando il video solo a chi devo, poi elimino tutto»
Stupro di Palermo, l'ipotesi del filmato venduto. «Mando il video solo a chi devo, poi elimino tutto»
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Sabato 26 Agosto 2023, 09:40

Stupro di Palermo, emergono nuove intercettazioni. Decisivo il video girato durante la violenza sulla ragazza. Nelle ore successive allo stupro infatti, era preoccupato solo del video che aveva girato durante la violenza. «Li sto eliminando tutti», diceva, a un amico, Angelo Flores, il leader del branco che, la notte del 7 luglio, ha abusato della palermitana di 19 anni. Nelle chat intercettate dai carabinieri dopo la denuncia della vittima, che ha fatto subito il suo nome, Flores tranquillizza un coetaneo a cui aveva raccontato particolari della serata.

Stupro di Palermo, le chat

 

«Stai attento.

Non è che spunta che l’avete stuprata?», gli chiede l’interlocutore. «Ma infatti adesso li sto cancellando — gli risponde —, li sto mandando solo a chi li dovevo mandare e li elimino». Lo riporta il Corriere della Sera.

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LA BANDA

Una frase che ha suscitato l’attenzione degli investigatori. Chi sono le persone alle quali Angelo doveva girare il filmato che lo incastra e che ha consentito ai carabinieri di identificare tutti i suoi complici? E perché avrebbe dovuto diffondere immagini che sono divenute la prova principale della sua colpevolezza? L’intenzione dell’indagato, finito in cella con il resto della banda, era di esibire il video per vantarsi delle sue gesta o c’era dell’altro? Tra le risposte ce n’è una che, se dimostrata, renderebbe ancora più grave la vicenda. Forse, il leader del branco voleva piazzare le riprese in rete per guadagnarci su. Gli inquirenti sono certi comunque che il film degli abusi, su cui peraltro si è scatenata una caccia sui social, sia stato condiviso. L’indagine deve chiarire ora con chi. Di certo, forse per un eccesso di sicurezza — probabilmente escludeva che la vittima l’avrebbe denunciato — Angelo non l’ha cancellato. I carabinieri l’hanno trovato nel suo cellulare.

LA VITTIMA

Quindici minuti di orrore che smentiscono la tesi difensiva del branco, tutta centrata sul consenso della vittima, e consentono di ricostruire i ruoli di ciascun indagato. C’è Flores, «l’amico» che abborda Francesca nel locale e la convince a seguirlo, il capo branco che ostenta l’aria truce e i tatuaggi, ascolta la trap e cita le battute di «Ragazzi fuori», il film su un gruppo di giovani criminali che escono dal riformatorio. C’è Gabriele Di Trapani, l’aria da bambino che si atteggia a grande e la passione per il Palermo. È lui a chiedere al barman del locale di fare ubriacare la vittima: «Falla bere che poi ci pensiamo noi», avrebbe detto. Poi c’è il più piccolo del gruppo, che ha compiuto 18 anni qualche giorno dopo la violenza. Non mostra alcun segno di pentimento, sostiene il gip che, dopo la scarcerazione delle scorse settimane, l’ha fatto riarrestare perché si era messo a postare frasi provocatorie su TikTok. E ancora Samuele La Grassa, che si fotografa sempre col cappellino e gli occhiali da sole e vive a Brancaccio, quartiere dei boss Graviano.

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IL TELEFONO

Nel video resta in disparte, ma guarda gli amici e non muove un dito per aiutare Francesca. La Grassa è grande amico di Elio Arnao, del suo stesso quartiere. Vent’anni, ama le macchine veloci e la squadra del Palermo. «Non fate arrabbiare i buoni, sono peggio dei cattivi», il suo motto su Fb. Arnao e La Grassa discutono, non sapendo di essere intercettati, del film dello stupro. Saputo che Flores era finito in galera, i due parlano in modo criptico. «Ma poi me lo scrivi su WhatsApp dove l’hai messo il telefono?», chiede Samuele. «Era sotto… era in un magazzino in un punto sotto terra. Io te l’ho detto, devi avere sempre qualcosa nascosta», risponde Elio. Sul senso della frase si interrogano gli inquirenti. Del gruppo fa parte anche Christian Maronia, il più violento dei sette. Veste Prada, esibisce i muscoli sui social, ma davanti al gip scoppia a piangere. A differenza di Christian Barone, piercing, occhiali vistosi, vestiti griffati, l’unico a scegliere di non rispondere al magistrato.

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