La prima sentenza ad arrivare è quella sui social, dove i sette giovani arrestati per lo stupro sul lungomare del Foro Italico di Palermo, da giorni, vengono ricoperti di insulti, mentre le loro foto sono state diffuse con inviti all’azione. Minacce di morte e accuse vengono rivolte anche ai loro parenti ed è partito il passaparola per rendere pubblici gli indirizzi di casa e organizzare azioni punitive. Come è successo a Roma dopo l’omicidio della sedicenne Michelle Causo, quando gli amici della ragazzina hanno devastato l’appartamento in cui il giovane che l’ha uccisa viveva insieme alla madre, anche a Palermo c’è chi sembra avere deciso di farsi giustizia da solo.
IL TREND
La parola “stupro” è stata per 24 ore al primo posto nei trend di X (l’ex Twitter), e anche su TikTok e Instagram i post più condivisi e visualizzati sono quelli che contengono i nomi e i cognomi, insieme alle fotografie, degli aggressori.
IL GRUPPO TELEGRAM
All’orrore dello stupro, avvenuto lo scorso 7 luglio, si è aggiunto un altro orrore. «In un gruppo Telegram con più di 10mila membri si chiede se sia disponibile il video dello stupro di Palermo», denuncia un utente Instagram, pubblicando gli screenshot delle richieste: «Chi ha il video di Palermo? Scambio bene», scrive un ragazzo.
Ma dai social emergono anche altri dettagli. Il minorenne indagato, per esempio, un paio di mesi fa pubblicava su TikTok: «Quando scopri che a Singapore si può ammazzare per gelosia», scriveva, e sotto c’era l’immagine di lui sorridente insieme a un amico.
L’INCHIESTA
Intanto tre dei sette giovani arrestati verranno interrogati dal gip questa mattina. A inchiodare i componenti del branco, oltre alla denuncia della ragazza, ai referti dei medici dell’ospedale e al video girato da uno di loro e inviato via chat a diversi amici, ci sono anche le immagini di alcune telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il tragitto del gruppo dalla Vucciria, nella zona della movida, fino al cantiere abbandonato del collettore fognario, dove si sarebbe consumato lo «stupro di massa». Ed è proprio questo il titolo del video girato da Angelo Flores: è stato lui a riprendere la violenza con il cellulare. Fondamentali anche le intercettazioni. Nel corso di una conversazione captata in caserma dai carabinieri, due dei ragazzi arrestati, Samuele La Grassa ed Elio Arnao, parlano della necessità di nascondere i telefoni, uno dei quali sarebbe stato «seppellito» sotto terra, forse perché conteneva altro materiale compromettente. «Poi me lo scrivi su Whatsapp dove lo hai messo», dice La Grassa. E l’altro risponde: «Cosa, il telefono? Neanche in una pianta è... era in un magazzino pure in un punto sotto terra. Lo sappiamo soltanto io e Francesco. Te l’ho detto, devi sempre avere qualcosa nascosta».
A Palermo, ancora sotto choc per la vicenda, i cittadini si sono mobilitati: sabato sera si è svolto un corteo per le stesse strade del centro storico percorse dalla vittima e dagli indagati tra l’indifferenza delle persone presenti. «Ho provato a chiedere aiuto - ha raccontato la ragazza ai carabinieri - Nessuno è venuto in soccorso». Alla manifestazione hanno partecipato in centinaia. È stata promossa tramite i social dall’associazione «Non una di meno».