Educazione sessuale a scuola, Luxuria: «Indispensabile, il rispetto per l'altro va insegnato»

Educazione sessuale a scuola, Luxuria: «Indispensabile, il rispetto per l'altro va insegnato»
di Mattia CHETTA
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Agosto 2023, 05:00

Giovani under 18 sempre più “queer”: né eterosessuali né omosessuali. Piuttosto “fluidi” e aperti nel considerare l’identità di genere come una variabile non più rigidamente binaria. Una rivoluzione che mai come in questo momento pone scuola, educatori e famiglie dinanzi a un bivio e richiama a specifiche responsabilità rispetto alla necessità di introdurre l’educazione alla sessualità nelle scuole. Un tassello mancante su cui – anche alla luce dei recenti e gravissimi casi di violenza sessuale a Palermo e Caivano – il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato di voler lavorare introducendo corsi di formazione specifica sulla parità di genere, il rispetto dell’altro sesso e contrasto a ogni residuo di “machismo e maschilismo”. Un tema caro a Vladimir Luxuria, ex parlamentare e attivista per i diritti lgbtq che oggi sarà protagonista ad Aradeo della seconda edizione di “Altare degli dei”.
 

Vladimir Luxuria, la Generazione Z si considera sessualmente fluida: una moda o una vera e propria esigenza?
«Pensare a una sfera della tua vita così importante come fosse una moda penso non sia soltanto non vero ma anche riduttivo: non si può pensare che la tua sessualità sia paragonata alla scelta di un abito o di un colore o di un modello.

Io credo che un po’ il popolo mediterraneo e la sua cultura abbiano anche un anticipato tutti questi temi legati alla fluidità perché, non dimentichiamocelo, in Grecia gli uomini avevano rapporti con altri uomini e poi magari avevano rapporti anche con donne. La cultura mediterranea è sempre stata una cultura senza steccati e fluida già all’epoca. Poi, con l’avvento del Cristianesimo ci sono state regole più stringenti. Le nuove generazioni ci dicono una cosa: non vogliamo una definizione in base alla nostra affettività o sessualità, che consideriamo dinamica. Questo però non significa negare l’omosessualità o l’eterosessualità per chi non vuole, invece, sperimentare formule diverse di sessualità».

I giovani oggi sembrano fare coming out con più facilità rispetto a qualche anno fa. Sono solo più coraggiosi o nei fatti sta cambiando la società?
«Questo è anche frutto di tante manifestazioni e di tante battaglie. Le cose non capitano per caso. Se si cerca di costruire una società in cui una persona non debba sentirsi sbagliata in quanto gay, lesbica o trans, le persone si manifestano più facilmente. Io chiedo sempre: a chi piacerebbe un mondo di falsi, un mondo di persone che fingono e che mascherano la propria omosessualità interpretando nella vita il ruolo del finto eterosessuale? Io vorrei vivere in un mondo in cui le persone sono sincere, fidandomi di quello che dicono. Se una persona millanta donne e poi di nascosto fa altro è sicuramente una persona di cui mi fido poco. E in questo periodo sembra essere tornati indietro».

Cosa intende dire?
«Vannacci che scrive “omosessuali come anormali”. Morgan che nel bel mezzo di un concerto insulta i gay. Secondo me queste disperate reazioni sono quelle di chi vede che il mondo sta andando in un’altra direzione. Gli omofobi capiscono che stanno diventando sempre di più minoranza, si “fondamentalizzano” e diventano sempre più cattivi. Quindi bisogna stare ancora attenti a queste dichiarazioni perché queste persone vogliono riportare di nuovo al silenzio, alla clandestinità, alla finzione».

Nell’esprimere liberamente la propria sessualità quanto sono stati determinanti i social?
«Molte persone hanno trovato informazioni e conforto attraverso i contatti immediati, creando vere e proprie comunità online. Certo, c’è anche l’uso distorto dei social, quando purtroppo la rete viene utilizzata per evacuare le proprie frustrazioni. Esiste un’associazione, Agedo, che raggruppa proprio genitori, parenti, amici di omosessuali che hanno trovato il modo, confrontandosi, per capire come gestire il coming out di un figlio o di una figlia. Bisogna continuare a essere figli ma bisogna continuare a essere genitori, è importante. Quindi non si può smettere di essere padre o madre perché una persona decide di fare coming out».

E il nodo dell’educazione sessuale? Dopo gli episodi di violenza di Palermo e Caivano il ministro Valditara starebbe pensando di introdurre “l’educazione alla sessualità” non solo come strumento formativo ma anche in relazione alla prevenzione. Sarà la volta buona?
«L’educazione sessuale serve. È fondamentale. La chiamerei educazione alla sessualità ma anche all’affettività, al rispetto perché se è vero che più si abbassa l’età e più facile è affrontare certi temi, è anche vero che giovanissimi continuano a stuprare mettendosi in branco. Ci vuole sicuramente un’educazione all’affettività, insegnare che le donne non sono bambole gonfiabili a disposizione o che non sono carte da gioco da passarsi di mano in mano o carne da macelleria. E questo bisogna insegnarlo a scuola, sì. Quello che bisogna fare è far capire, a chi vuol capire, che parlare di certi temi nelle scuole non significa indottrinare, non significa deviare, non significa non voler trasformare, non significa fare ideologia gender come affermano alcuni politici. Se io parlo, spiegando con i termini giusti, di omosessualità e transessualità nelle scuole, lo si fa per evitare che un adolescente possa perdere la voglia di studiare o anche di vivere».

E la pornografia in rete? Di recente lo stesso Rocco Siffredi ha proposto alla ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, di vietare ai minori la visione di contenuti pornografici. È d’accordo?
«Educare alla sessualità non ha nulla a che fare con la pornografia. Una volta, ricordo, mi segnalarono video di Siffredi veramente violenti. Ci sono purtroppo filoni di pornografia ancora troppo violenti nei confronti delle donne e quindi questo potrebbe indurre il minore a comportamenti sbagliati. Su questo sono d’accordo con Siffredi, guardando quei contenuti si rischia di abbinare il desiderio erotico al desiderio di sopraffazione».

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